Gesellschaft | Mediazione culturale

Le montagne uniscono

Avete mai visto una donna pachistana camminare su un sentiero di montagna?
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Foto: Savera

Avete mai visto una donna pachistana camminare su un sentiero di montagna? Vi è mai capitato di fare merenda in una malga e avere al tavolo accanto una famiglia indiana? Probabilmente per la maggioranza di noi la risposta è no. Al contrario se di domenica ci rechiamo in un centro commerciale incontreremo numerosi cittadini stranieri.

Beatrice Tedeschi, mediatrice culturale della cooperativa sociale Savera, mi spiega che le famiglie di immigrati che vivono nel capoluogo non conoscono i dintorni di Bolzano e quelle che vivono nei paesi più piccoli di solito non sono mai state “in montagna” per una gita. Il più delle volte queste famiglie trascorrono la domenica nei centri commerciali o nei parchi cittadini. Beatrice aggiunge che è difficile che le persone con background migratorio partecipino ad attività culturali che vadano oltre la classica formazione. Lavorando alla cooperativa Savera, che attraverso la mediazione interculturale promuove l’integrazione e l’inserimento dei cittadini stranieri e la reciproca conoscenza, ha potuto riscontrare che i corsi di formazione ai quali si iscrivono sono sempre gli stessi ossia corsi di lingua, di informatica, di apprendimento di un mestiere. Sarebbe però auspicabile che i giovani proseguissero la formazione anche dopo la scuola dell’obbligo e che gli adulti partecipassero alle attività culturali offerte dal nostro territorio che permetterebbero loro di integrarsi maggiormente.

Una giornata insieme tra persone del posto e immigrati

Per coniugare questi due aspetti è nata l’idea di organizzare delle escursioni a contatto con la natura in diverse località altoatesine: le montagne infatti caratterizzano l’Alto Adige e la sua cultura. Le gite sono aperte a tutti e sono un’ottima occasione per favorire la conoscenza reciproca: trascorrere una giornata insieme all’aria aperta tra persone del posto e immigrati consente in maniera spontanea uno scambio di esperienze connesse alle montagne, alla natura e alla cultura. Lungo l’itinerario sono previsti momenti di riflessione e di scambio di impressioni sulla propria visione della montagna e il più delle volte si fa visita a un luogo dedicato alla formazione, come l’Accademia Cusano a Bressanone o la Winterschule in Val D’Ultimo. L’iniziativa, denominata “Le montagne uniscono” è realizzata in collaborazione tra l’Ufficio per l’Educazione permanente della Provincia Autonoma di Bolzano, la cooperativa sociale Savera e l’Accademia Cusano.

 

"Per molti immigrati è la prima volta che entrano in contatto con la montagna, altri non sono mai saliti su una funivia" 

Beatrice Tedeschi ha notato che dopo un iniziale scetticismo vi è un notevole interesse da parte dei cittadini stranieri a conoscere e a confrontarsi sulle tradizioni locali e in particolare su alcuni aspetti della vita contadina rispetto ai quali essi ritrovano similitudini con i loro luoghi di origine, dato che spesso provengono da aree rurali. “Ritrovando parte della propria storia si dà la possibilità di raccontarla: parlare di artigianato, piante, attività della vita quotidiana consente di scoprire usanze simili, per esempio come si fa il burro, o di confrontarsi su alcuni metodi di lavorazione come ad esempio la tintura delle stoffe. Per molti immigrati è la prima volta che entrano in contatto con la montagna, altri non sono mai saliti su una funivia e restano colpiti dalla bellezza dei paesaggi. In molte culture il bosco fa paura: è quindi necessario rompere questo “mito”: nei nostri boschi non ci sono animali feroci”.

Anche da parte delle persone del posto Beatrice ha notato un maggiore interesse nei confronti di queste iniziative. Vedere un gruppo così eterogeneo in montagna desta curiosità: alcuni dei partecipanti si presentano con i sandali nonostante fosse stata data l’indicazione di indossare scarpe adatte, altri vestono i costumi tipici, mentre gli altoatesini si presentano con il perfetto equipaggiamento da montagna. In questo modo i gestori delle malghe o delle scuole di formazione vedono i cittadini stranieri con occhi diversi e viceversa. Inoltre per gli immigrati non ancora in regola trascorrere una giornata in natura camminando insieme rappresenta un momento di svago e consente loro di liberare la mente dalle preoccupazioni sui permessi di soggiorno e sulle regole delle strutture di accoglienza.

La soddisfazione più grande?

Alla domanda qual è la soddisfazione più grande Beatrice mi risponde “Vedere i bambini che giocano tra loro, che comunicano senza farsi problemi: il divertimento e il gioco non dipendono dalla religione o dal colore della pelle. Sono inoltre contenta che abbiano partecipato delle donne pakistane, mi piacerebbe che sempre più signore aderissero a queste iniziative. Erano presenti anche senegalesi, nigeriani, marocchini e afghani e molti di loro hanno partecipato anche a una seconda gita, segno che l’iniziativa ha avuto successo.

La sfida per le prossime escursioni: far partecipare più famiglie altoatesine

Qual è la sfida per le prossime escursioni? “Per andare avanti ci vuole impegno, volontà e costanza. Noi ci crediamo e non molleremo. Certamente sono necessarie nuove idee per trovare luoghi dove poter essere accolti e passaparola: ci piacerebbe che a queste gite partecipassero famiglie altoatesine al di fuori della nostra cerchia di mediatori culturali”.

 

Il progetto è ambizioso, ma allo stesso tempo semplice: l’artigianato, le tradizioni della vita contadina e la natura creano occasioni interessanti di scambio. Inoltre se grazie a queste iniziative più cittadini stranieri inizieranno a iscriversi a corsi di pittura, scrittura creativa, di lavorazione del feltro, di utilizzo degli olii essenziali e chi più ne ha più ne metta si creeranno nuove occasioni di integrazione e un passo alla volta si abbatteranno i pregiudizi.