Kultur | Stadtkultur

BRIXEN -BRESSANONE

tra le certezze della città compiuta e il desiderio di indeterminatezza
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Foto: Studio Mut | Turris Babel

In Zusammenarbeit mit der Architekturstiftung Südtirol / in collaborazione con la Fondazione Architettura Alto Adige.

L'editoriale del No. 126 del Turris Babel:

Brixen -Bressanone

Testo: Alberto Winterle

 

Osservando l’attuale struttura fsica di Bressanone, come anche quella economica e sociale, si ha la sensazione di trovarsi di fronte ad una città compiuta o in fase di compimento. Rispetto ad altre realtà urbane anche più grandi, dove non è ben defnita un’idea di città né una chiara prospettiva futura, Bressanone pare infatti aver afrontato e risolto buona parte delle tematiche urbanistiche e strategiche, comprese le criticità che ogni centro abitato presenta. La città sembra quindi vivere oggi con assoluta tranquillità il suo progetto di futuro perché di fatto già scritto.

sowohl den fast 24.000 Ortsansässigen als auch den zahlreichen Touristinnen und Touristen einen hohen Lebensstandard

Efettivamente la solida posizione ed il ruolo di Bressanone oggi sono frutto di un’eredità storico culturale legata all’importante fase di organizzazione politica e spirituale che vedeva il Principato Vescovile di Bressanone esercitare un’autorità sui propri territori, in particolare tra il 1027 e il 1803, al pari di Bolzano e Trento ora capoluoghi delle due rispettive province. Per un lungo periodo la città è stata quindi il centro di riferimento di una vasta area territoriale e tale ruolo ha di fatto defnito la forma della città, che occupa una conca posta in un sistema vallivo alla confuenza dei fumi Isarco e Rienza, caratterizzata dalla presenza di importanti strutture religiose raforzate ulteriormente dalla presenza della vicina Abbazia di Novacella. Le immagini storiche descrivono efcacemente il rapporto tra il costruito, dove svettano torri e campanili, e l’immediato contesto caratterizzato dalla presenza di ampie aree verdi dolcemente afacciate sul fume Isarco.

 

Se quindi oggi Bressanone può vantare un buon bilanciamento tra le diverse attività economiche e allo stesso tempo ofrire un alto standard di visibilità ai suoi quasi 24.000 abitanti e ai molti ospiti che la visitano, è certamente anche grazie alla continuità di un rilevante ruolo avuto nel passato. La presenza di importanti imprese artigianali e industriali che hanno ormai quasi completamente saturato l’area che si allunga verso sud posta tra il fume e la ferrovia, fa di Bressanone un importante centro produttivo e lavorativo. Allo stesso tempo la vocazione turistica della città, ne fa un luogo di riferimento di un’ampia area territoriale. In particolare lo sviluppo turistico tende ad utilizzare la città per soste e visite relativamente brevi, favorendo invece la permanenza più lunga nelle aree alpine delle immediate vicinanze. L’area della Plose risulta infatti oggi la porzione di territorio che ofre maggiore richiamo, con la presenza di nuove attività ricettive capaci di fare da traino per lo sviluppo turistico. Per questo l’ambizioso progetto di collegamento della città con le sue pendici, oltre a costituire un’importante opportunità di sviluppo, può ofrire un sistema di trasporto utile per rendere più accessibili i piccoli centri abitati posti sui versanti in posizione rialzata come sant’Andrea, dove si registra una notevole crescita. Un trend di aumento abitativo che ha portato alla quasi totale saturazione delle aree disponibili nel fondovalle tanto che oggi Bressanone non è più una città nella sua conca, come nel passato, ma è di fatto la conca stessa.

 

Das ehrgeizige Projekt zur Verbindung der Stadt mit dem Umland stellt deshalb eine bedeutende Entwicklungsmöglichkeit dar.

Tornando però alle dinamiche di trasformazione in atto nel centro storico, risulta evidente l’ingente investimento nella riqualifcazione di strutture pubbliche e private. In questo senso il ruolo dell’Amministrazione cittadina si è concretizzato visibilmente con la recente realizzazione di due importanti interventi come la Biblioteca Civica e la Scuola di Musica. Strutture che per importanza, dimensione e qualità architettonica sembrano quasi eccessive per un centro di queste dimensioni. Ma forse è proprio questo il carattere della città: qui sono presenti strutture la cui forma e ruolo richiedono nuove opere di consistenza e dimensione capaci di reggere il confronto, basti pensare alla mole del Duomo con il suo chiostro, al Palazzo Vescovile, ma anche a strutture ormai storicizzate come l’Accademia Cusanus, o le più recenti attrezzature per lo sport e lo svago come l’Acquarena e la vicina palestra di roccia. Alle opere realizzate si aggiungono altri ulteriori progetti oggi in corso d’opera, in una sorta di fusso continuo di condivisione di intenti tra le amministrazioni comunali che si sono susseguite nel corso dei decenni, la cui azione è favorita da un consolidato consenso politico: la prossima realizzazione del parcheggio nell’area Priel, che oltre a risolvere e migliorare il sistema di accesso al centro, prevede di fatto un nuovo spazio pubblico e verde della città, come elemento di completamento e unione delle strutture esistenti insediate; il completamento della ridefnizione delle rive dei fumi come fondamentale intervento di messa in sicurezza del centro da possibili esondazioni, ma anche come opportunità per creare nuove aree e percorsi pubblici, seguendo l’esempio dei giardini Rapp, primo esempio storico di come restituire ai cittadini parte del letto del fume e trasformarlo in uno spazio pubblico accessibile; infne, lungo le rive dell’Isarco, l’ambizioso progetto del centro sportivo e del parco pubblico nell’area a sud, la cui futura realizzazione per singoli stralci funzionali seguirà la proposta dello studio Modus, vincitore del recente concorso di progettazione. Quest’ultimo intervento, un’infrastruttura a scala urbana e contestualmente anche un disegno di paesaggio, sembra essere l’ultimo tassello mancante alla conclusione dei possibili progetti in città, sia per l’esaurimento dei temi funzionali che per l’indisponibilità di altro spazio utilizzabile.

Die Stadtverwaltung hat mit zwei wichtigen Projekten, der Stadtbibliothek und der Musikschule, einen wesentlichen Beitrag geleistet

Due questioni rilevanti sottendono a questi numerosi interventi, una particolarmente sensibile per noi architetti, ovvero il concorso di progettazione come principale strumento di selezione per le opere da realizzare, e l’attitudine della città di Bressanone ad assimilare forme e linguaggi contemporanei che sembrano far parte «naturalmente» del paesaggio costruito. Questa capacità di dialogo tra gli elementi tipici del carattere costruttivo della città —fatta di «dispositivi», come i numerosi muri di cinta che defniscono la divisione tra spazi pubblici e privati creando un’alternanza di passaggi compressi e dilatati, o ancora come le diverse declinazioni di Erker o altri elementi a sporgere — e i nuovi ed ulteriori elementi, sempre improntati all’essenzialità delle forme e del signifcato, trasforma Bressanone in un racconto continuo ed anche in un’importante lezione di architettura. Lezione basata sulle solide fondamenta che Othmar Barth, con le sue opere costruite ma anche con quelle non costruite, ha saputo donare alla città. È proprio la presenza di Barth a Bressanone che, forzando in alcuni casi la mano (ovviamente non senza polemiche), ha però saputo introdurre segni anche molto forti nella città e nel paesaggio circostante, riuscendo a coinvolgerlo e a dialogare con esso. La sua esperienza ha di fatto educato la città, i suoi abitanti e i suoi amministratori, al moderno e all’esercizio di comprensione del dialogo tra le forme della storia e quelle della contemporaneità. Ruolo afermato, tra l’altro, anche in qualità di docente all’Università di Innsbruck, contribuendo alla formazione di numerosi architetti che successivamente hanno vissuto e operato in provincia. Rispetto all’epoca di Barth però, rimpiangiamo il ruolo che l’architetto esercitava, in un più profcuo rapporto tra professionista e amministratore, dove il primo poteva liberamente tentare di interpretare la città proponendo interventi e trasformazioni, venendo spesso ascoltato o addirittura incaricato. Oggi noi siamo quasi portati ad avere un atteggiamento opposto, costretti a muoverci all’interno di pianifcazioni e regolamenti che ci vengono proposti o imposti, senza riuscire a poterli mettere in discussione. Forse quella carica utopica è una delle lezioni che stiamo dimenticando ma che dovremmo cercare di re-imparare.

[...] die Stadtmauern, die den Raum in einen öfentlichen und einen privaten mit engen und weiten Durchgängen unterteilen [,,,]

Se però la città sembra ormai risolta, nella sua limitata e gestibile dimensione, se inoltre ofre una qualità urbana invidiabile, cosa manca oggi a Bressanone? È questa una delle tre domande che abbiamo rivolto ad alcuni esponenti della società civile e ad alcuni colleghi, con cui ci siamo confrontati. Innanzitutto, sul tema dell’abitare. Rispetto all’attenzione posta nei confronti degli edifci pubblici così come anche alla cura dei vuoti, fatti di spazi preziosi e di efcienti sistemi di collegamento, la gestione del settore immobiliare risulta completamente in mano a iniziative private che intervengono in relazione ai parametri defniti dal mercato. Vista quindi la saturazione di molti ambiti disponibili, dove in alcuni casi la densifcazione ha raggiunto livelli difcilmente sostenibili, garantire a tutti la casa rimane una priorità per Bressanone. In questo senso sarebbe opportuno attivare un sistema di possibile calmierizzazione del mercato immobiliare, attraverso iniziative e soluzioni non convenzionali, capaci di lavorare sul tessuto urbano e sociale della città. Tema che va afrontato a una scala più ampia, in continuità con il vicino comune di Varna o di Naz Sciaves, dove le dinamiche urbanistiche sono ovviamente direttamente collegate alle scelte del capoluogo.

Diese Lehre beruht auf den soliden Grundlagen, die Othmar Barth seiner Stadt mit seinen Werken (auch den nicht realisierten) geschenkt hat

Infne, risulta interessante il bisogno di spazi indeterminati. In una città dove tutto pare già compiuto, defnito, risolto, regolato, lo spazio sembra risultare quasi claustrofobico e questo costituisce un limite. Mancano quindi luoghi indefniti, realmente liberi, da poter occupare e utilizzare con maggiore creatività o su cui esercitare anche solamente l’immaginazione. Un terreno libero può diventare quello spazio dove poter giocare una partita di pallone decidendo autonomamente la dimensione del campo da gioco, un luogo da poter usare, violare, interpretare senza avere necessariamente le istruzioni d’uso.