Kultur | Sci-fi ottimista

Della plausibilità del futuro

Fanta-Scienza. Cosa succede se da 8 interviste a 8 scienziati nascono 8 racconti di fantascienza. Intervista al curatore dell'antologia Marco Passarello.
Marco Passarello
Foto: Domenico Nunziata

La fantascienza degli anni 2000 è cupa: l’idea della catastrofe imminente, della fine del mondo e delle sue generazioni è sempre dietro l’angolo di ogni frase o immagine. La perdita del futuro si riflette sull’immaginario di chi racconta storie che pretendono di venire da altrove; e la distopia è il genere che per eccellenza e definizione incarna a pieno il sentimento del tempo; infatti lo scenario è sempre quello di un futuro - prossimo o meno - in cui tutto non può che andare male. La caustica serie tv Black Mirror creata da Charlie Brooker – la prima cosa che potrebbe venirci in mente - non è l’unico oggetto culturale a rappresentare il genere: i libri della scrittrice Margaret Atwood, il revival del mondo di Mad Max creato da George Miller (Fury Road è un glorioso film degli anni ’10 di questo decennio) e in Italia i romanzi di Tullio Avoledo e Bruno Arpaia, ad esempio, sono ottimi alfieri del mondo futuribile senza alcuna ombra di redenzione comune.

Tra questi esempi forse solo Black Mirror si avvicina a un futuro molto prossimo in cui i malcostumi tecnologici e le ansie che da essi derivano, provengono da un’eco che risiede già negli schermi riflettenti dei nostri device, e quindi nel tempo presente. Progetto simile  - ma dalle intenzioni totalmente diverse e con uno sguardo ugualmente critico – è quello di Fanta-Scienza, una raccolta di racconti ‘ottimista’ curata dal giornalista, scrittore e traduttore bolzanino Marco Passarello, anche autore della storia Comunione contenuta all'interno del libro.

L’antologia è nata abbastanza per caso, quando Repubblica Sera nel 2014 mi chiese di scrivere un articolo sulla ‘fantascienza ottimista’, non sapendo bene neanche per cosa s'intendesse.

I racconti sono introdotti dalle interviste del curatore ai ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia. Le interviste sono parte integrante dell’antologia e danno spunto, infatti, a ogni racconto: dalla robotica bio-ispirata all’elettronica indossabile, gli otto scrittori che hanno dato vita alla raccolta si sono cimentati nell’immaginare un futuro non catastrofico, ma problematico, a partire da altrettante otto storie di ricerca scientifica. A rimarcare la collaborazione con l'IIT, a introdurre l’antologia è Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’istituto di ricerca.

“L’antologia è nata abbastanza per caso, quando Repubblica Sera nel 2014 mi chiese di scrivere un articolo sulla ‘fantascienza ottimista’, non sapendo bene neanche per cosa s'intendesse. Poi mi hanno spiegato che lo scrittore americano Neal Stephenson era stato l'ispiratore di quest’antologia – Hieroglyph – basata su visioni del futuro immaginate a partire dai campi di ricerca degli scienziati dell’Università dell’Arizona. Secondo lo scrittore la fantascienza dovrebbe fare da guida per i futuri possibili, in modo che la scienza le possa stare al passo”. Secondo Passarello, però, la fantascienza di oggi è molto pessimista perché è un riflesso del presente (come tutta la fantascienza) ed è pessimista perché siamo noi a non saper immaginare un futuro migliore e non è la fantascienza ad averne la colpa. “Stephenson inverte l’ordine dei fattori, dice il curatore.

 

 

Passarello, per distanziarsi dalla visione di Stephenson, fa un accenno anche alle visioni che provengono dal mondo cyberpunk creato dal grande scrittore distopico William Gibson: “Il cyberspazio di Gibson è effettivamente distopico, tuttavia ha saputo creare anche visioni che hanno aiutato lo sviluppo a livello di immaginario sulla realtà aumentata e il mondo digitale, cose di cui ci si occupa molto oggi. Quindi anche la letteratura fantascientifica ha saputo ‘portarsi dietro’ la scienza”. Se prima abbiamo parlato della fantascienza degli anni 2000, Passarello ci ha ricondotti a qualcosa che si rifà più all'immaginario degli anni ’80 (Gibson appunto), alludendo al fatto che l'antologia Hieroglyph è in polemica non solo con l’ultracontemporaneo ma anche con quel mondo fantascientifico che oggi riteniamo canonico, quello creato poco più di trent'anni fa: infatti, nell’introduzione a Fanta-Scienza Passarello scrive: “Secondo lo scrittore Neal Stephenson, ideatore dell’iniziativa, l’antologia doveva opporsi allo spirito pessimista prevalente nella fantascienza degli ultimi decenni ‘consapevolmente nostalgica del pratico tecno-ottimismo degli anni Cinquanta’".

[...] La tecnologia penso che ci trasformerà in qualcosa di diverso, anche a livello umano. Non necessariamente in qualcosa di peggiore o migliore – ma sicuramente diverso.

Dalla plastica che cresce come fosse una pianta in espansione all’innesto di chip - fino ai robot che crescono in famiglia come ne fossero dei membri - gli otto scrittori dell’antologia non hanno ricevuto direttive troppo limitanti dal curatore. “Non ho voluto fare come Stephenson, ho accettato anche racconti che problematizzassero i punti sollevati dai ricercatori dell’IIT, ma nessun racconto è totalmente negativo". La collaborazione con l’IIT è nata quando Passarello intervistò per Nòva24 il direttore Cingolani. "Ho scoperto che era un appassionato di fantascienza: chi avrebbe potuto darmi una mano meglio di lui?”. Una mano al volume l'ha sicuramente data anche Franco Brambilla, il quale ne ha disegnato la copertina. Brambilla è noto soprattutto per essere il disegnatore delle copertine per la celebre collana di fantascienza Urania, che da poco ha deciso - oltre alle edicole - di riempire anche gli scaffali delle librerie per incontrare un pubblico più giovane. Fanta-Scienza è, inoltre, dedicato allo storico curatore della collana, Giuseppe Lippi. Tuttavia, il collegamento non finisce qui: Passarello è anche giurato - insieme alla moglie traduttrice Silvia Castoldi (il suo ultimo lavoro è notevole, una riedizione di Frankenstein per BUR) - del Premio Urania, il famoso concorso letterario annuale.

Infine, sui temi più attuali del dibattito fantascientifico contemporaneo mainstream (quello che vede l’innesto sempre più profondo tra umani e tecnologia avanzata), Passarello chiude: “Già il fatto di avere lo smartphone in tasca ha cambiato la nostra vita in modo radicale, senza avere bisogno necessariamente di un chip innestato nel corpo. E questa cosa ci cambierà profondamente anche in futuro. Chiaramente ci saranno device che permetteranno un interfacciamento con la tecnologia ancora più diretto, potremo monitorare il nostro corpo in maniera più profonda. Non manca molto, in effetti, e ne parlano anche alcuni scienziati che ho intervistato per l’antologia. Penso che la tecnologia ci trasformerà in qualcosa di diverso, anche a livello umano. Non necessariamente in qualcosa di peggiore o migliore – ma sicuramente diverso”.