Umwelt | Trasporto pubblico

Bus elettrici Sasa, i dubbi rimangono

La presentazione del primo bus elettrico di Sasa non ha fugato i dubbi sulla scelta in sé, soprattutto sulla capacità di trasporto e sui costi con una flotta decrepita.
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Foto: Michele De Luca

La presentazione del primo dei cinque bus elettrici di Sasa in occasione della festa per i 70 anni di Sasa è stata sì interessante ma lascia sul tavolo alcuni dubbi aperti.

Da tempo vado scrivendo che la priorità dovrebbe essere il rinnovo della flotta e la recente delibera di finanziamento dei 42 bus di cui alla gara recentemente esperita altrettanto lascia aperte alcune domande che qui, però, non approfondirò.

La decisione di acquistare i bus elettrici è stata presa nell’ottobre 2016, allora si parlava di quattro mezzi, diventati poi cinque strada facendo, e sono pure arrivati i contributi del Ministero dei Trasporti del progetto “Connettere l’Italia” del “Fondo di sviluppo e coesione 2014-2020”.

Veniamo al bus elettrico presentato che fa parte dei cinque acquistati. Mi ha fatto sorridere, lo ammetto, che sul fronte ci fosse la scritta “ESWE Verkehr”, cioè la società di trasporto pubblico di Wiesbaden in Germania. Forse si trattava di un bus dimostrativo per la gara che è stata fatta nella città tedesca in primavera?

Torno un attimo alla delibera provinciale citata nella quale si legge che i bus a metano sono stati scartati, fra le altre cose, in quanto:

Con gli autobus a gas metano lunghi 12 metri, la capacità di trasporto passeggeri si riduce di 10 unità con lo stesso carico assiale consentito a causa del peso aggiuntivo delle bombole di gas metano. Ciò significa che solo 80 persone possono essere trasportate invece di 90.

A parte che ci sono bus a metano che ne trasportano di più, numero variabile a seconda della configurazione che, però, non è stata indicata nella delibera, né è chiaro a che modello ci si riferisca, ecco comunque la foto dell’etichetta che riporta la capacità di trasporto del bus elettrico:

Non aggiungo altro poiché parla da sola. 70 posti (il bus presentato è nella configurazione che prevede un posto per persone diversamente abili), cioè dieci in meno rispetto al bus a metano. A conferma l’ulteriore foto che dimostra come nella parte posteriore non vi siano posti a sedere, presumibilmente per la presenza dei pacchi batterie.

Ecco, piacerebbe sapere se questo “piccolo” inghippo sulla capacità dei passeggeri da trasportare sia mai stata valutata. Sembrerebbe di no, altrimenti, se il criterio accennato nella delibera provinciale fosse stato applicato anche ai bus elettrici, questi… non sarebbero stati acquistati.

Giusto per non dimenticare, i bus elettrici, per i quali c’è un’euforia piuttosto contagiosa in Europa, in realtà oggi non rappresenterebbero qualcosa su cui investire. Non lo dico io, lo dice uno dei massimi esperti del settore tpl italiano.

In conclusione, una sperimentazione che appare piuttosto costosa, con mezzi con capacità di trasporto ridotta come altrettanto ridotta è l'autonomia di questi mezzi a cui si sopperisce con un pantografo con "opportunity charger" ad alta tensione (uno è previsto presso la nuova stazione autocorriere in via Renon, certo è che se il bus dovesse arrivare in ritardo e dovesse ricaricare, è chiaro che la corsa successiva salterebbe...) e che potrebbero pure avere una rapida obsolescenza tecnologica. Nessun accenno ai costi chilometrici durante la presentazione che, alla fin fine, neanche c'è stata per il bus elettrico, sarebbe stato utile un foglietto con le caratteristiche tecniche ma nulla s'è visto. Dopo le "botte" sui costi dei bus a idrogeno (si leggano i miei precedenti post), staremo a vedere i costi chilometrici degli e-bus.