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Roma e i Paesi Bassi

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In queste ore sta avendo tanta eco la notizia riguardante i fatti di piazza di Spagna a Roma e, in particolare, i danni provocati alla Fontana della Barcaccia da un gruppo di violenti giunti dai Paesi Bassi assieme ai tifosi del Feyenoord per assistere alla partita contro la Roma.

Non intendo qui offrire una cronaca dettagliata dei fatti, né esprimere la mia indignazione nei confronti dell’inciviltà dimostrata, ma voglio soffermarmi su alcune reazioni e prese di posizione di politici e giornalisti che sono seguite. In particolare sono rimasto sorpreso da certe affermazioni del presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi in un’intervista televisiva, ma soprattutto di Mario Ajello, nel suo intollerabile articolo di fondo comparso sulla prima pagina dell’edizione odierna del Messaggero. Quest’ultimo attacca con «Sono passati 2000 anni, ma sono ancora barbari. Soffrivano del complesso d'inferiorità prima, di fronte alla maestà di Roma, e ancora lo patiscono. E distruggono ciò che non potranno conquistare mai» e compara poi i cittadini olandesi alle orde di popolazioni barbare che contribuirono alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Non ritengo necessario commentare questa assurda e ingiustificata affermazione e non voglio nemmeno riportare l'editoriale nella sua interezza, ma credo interessante evidenziare ancora un passo dello scritto di Ajello, accostandolo a certe frasi del primo ministro italiano. Scrive ancora Ajello: «Arrivano dal Nord Europa, che si ritiene virtuoso ma non lo è, e non dovrebbe avere l'ardire di fare le prediche all'Italia perché non siamo troppo ligi (...). Possiamo continuare a prendere lezioni da chi predica il rispetto delle proprie regole e poi, per mano di orde scatenate, semina violenza in casa altrui? Se ci fossimo permessi noi [italiani] di fare cose simili nel salotto di Rotterdam o di Amsterdam (...) saremmo stati additati come il simbolo del Sud del mondo più impresentabile. Con questo scempio ancora vivo negli occhi, ogni lezione di civiltà proveniente da alte latitudini sarà più intollerabile di prima. Non sono bastati 2000 anni per civilizzarli.»

Matteo Renzi, invece, intervistato da Nicola Porro nel corso della trasmissione "Virus", afferma: «Io credo che quello che sia accaduto è segno di barbarie e di inciviltà. Noi [italiani] spesso ci buttiamo giù. Noi non andiamo all’estero a fare queste figuracce. Non andiamo all’estero a distruggere le città».

Notando la cautela che Matteo Renzi - come è d'obbligo in occasioni del genere - ha voluto e dovuto usare (e tralasciando la confusione relativa ai modi verbali), l'affinità di tono e temi tra le due posizioni è decisamente chiara. Ascoltando Renzi e leggendo Ajello ho percepito - pur con intensità diversa - una grande necessità di sfogarsi; entrambi, a mio avviso, hanno colto l'occasione per far riemergere un certo orgoglio d'essere italiani, tenendolo in superficie per mezzo dell'indignazione verso gli atti di vandalismo di piazza di Spagna. Quello che non funziona nel loro argomentare è, in primis, il fatto che si scaglino, più (Ajello) o meno (Renzi) palesemente, contro l'intera popolazione dei Paesi Bassi (o, quando va bene, solamente contro la tifoseria del Feyenoord e, quando va male, contro tutto il Nord Europa) e in secondo luogo il prendere il popolo italiano (non i cittadini italiani, sia chiaro) a esempio di nobile e bistrattata comunità, la quale invece dovrebbe essere considerata il modello per l'intera Europa.

È triste constatare come ancora oggi nell'Europa unita ci sia ancora chi "ragiona per popoli", con atteggiamento oppositivo. Il danno alla Fontana della Barcaccia non va visto come un’offesa all’Italia e al popolo italiano, ma all’intera umanità - o perlomeno a quanti abbiano una sensibilità verso l’arte e la cultura. Il fatto che questo gruppo di incivili olandesi abbia scelto piazza di Spagna per dar sfogo alla sua rabbia e alla voglia di distruzione non può e non deve provocare un’indignazione maggiore nelle istituzioni e nella stampa italiane rispetto a quella che potrebbe scaturire in seguito a un ipotetico danno provocato a un monumento berlinese per mano, ad esempio, di un gruppo irlandese: l’arte - e il rispetto e l’amore per essa - trascende i confini dei singoli stati. Rendere episodi come quello in questione un’occasione per rinvigorire inattuali quanto dannose posizioni nazionaliste è sbagliato e sintomo di una visione della contemporaneità incongruente rispetto a quella che è la realtà dei rapporti tra le istituzioni e i cittadini europei del 2015.

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Martin B. Fr., 20.02.2015 - 22:24

Guter Artikel. Ich schätze Kulturgüter sehr und (willentliche) Zerstörungen tun weh und machen wütend. Aber vergleichen wir doch: wenn (soweit mir bekannt) kein Mensch zu Schaden kam, handelt es sich doch *nur* um materiellen Schaden, wo wir fast täglich von ganz anderen menschenverachtenden Aktionen hören. Und das aufgreifen des Themas durch italienische Politiker und Medien um die im Norden als Barbaren zu bezeichnen und das eigene Ego zu hätscheln ist selten verstörend und paradox. Als ob die Fans der Serie A, B, usw. alle Heilige wären, welche mit den gegnerischen Zuschauern die Friedenspfeife rauchen und nie ihren Aggressionen freien Lauf lassen.

Fr., 20.02.2015 - 22:24 Permalink