Gesellschaft | L'EVOLUZIONE

Figli, no grazie

In 30 anni raddoppiate le coppie senza prole in Alto Adige. Lo studio dell'Astat sulle famiglie: in aumento madri e padri soli. Deeg: "Serve una politica coraggiosa".
Deeg, Waltraud
Foto: Provincia

Famiglie con figli quasi invariate (un leggero aumento), più che raddoppiate invece quelle senza prole. Le prime – 81.997 nel 1981 – sono diventate 92.171 nel 2011 (e 96.046 nel 2016), le seconde sono salite da 48.583 alle 112.245 di sette anni fa. Nello specifico le coppie senza figli in 30 anni sono aumentate da 17.688 a 35.629. La fotografia – basata su dati non recentissimi – proviene dall’Indagine sulla famiglia 2016 presentata dall’assessora provinciale Waltraug Deeg.

Con eredi meno di metà dei nuclei altoatesini

“Nel 2016 il numero di famiglie con figli raggiunge quota 96.046, vale a dire nemmeno la metà (43,7%) di tutte le famiglie altoatesine” si legge nel “primo studio” sull’argomento elaborato dall’Istituto provinciale di statistica, in collaborazione con l’Agenzia per la famiglia e la Consulta per la famiglia. A presentarla oltre a Deeg Carmen Plaseller, direttrice dell’Agenzia per la famiglia, Carmen Plaseller, Timon Gärtner, direttore di Astat e la sua collaboratrice, Irene Ausserbrunner.

Sempre più coppie – continua la relazione - non hanno figli (oppure non vivono più con loro). Perciò, nel corso degli ultimi 30 anni, il numero di queste famiglie è raddoppiato, raggiungendo un’incidenza del 17,4% sul totale delle famiglie”.

Aumentano le famiglie unipersonali: si tratta nella maggior parte dei casi di uomini di media età o donne anziane.

Nel corso del tempo il numero delle famiglie unipersonali registrate alle anagrafi altoatesine “è aumentato fortemente fino a raggiungere, con un valore di 69.000, il valore delle coppie con figli, rappresentando dunque un terzo di tutte le famiglie”. Si tratta, nella maggior parte dei casi, specifica il rapporto, di uomini di media età o di donne anziane. Nelle città di Bolzano e Merano circa il 40% delle famiglie è costituito da persone che vivono da sole.

Sono in aumento anche le famiglie con un solo genitore, “poiché – secondo l’indagine – da una parte aumenta il numero dei figli nati al di fuori del matrimonio, dall’altra sempre più matrimoni falliscono. Molte madri ma anche molti padri si vedono così costretti a crescere i propri figli da soli”.

Cresciute quasi del doppio i nuclei con un solo genitore. Sono soprattutto madri sole con figli, più basso il numero dei padri.

Nell’anno dell’ultimo censimento della popolazione il numero delle famiglie monogenitore ha raggiunto circa 23.000 unità, quasi il doppio rispetto al valore rilevato in occasione dell’ondata censuaria del 1981. Il 9,6% di tutte le famiglie è costituita da madri sole con i propri figli, mentre la percentuale di padri che vivono soli con i figli rimane ad un valore decisamente più basso (1,7%).

Stranieri e italiani

Confrontando la struttura familiare per cittadinanza si nota come mentre le famiglie la cui persona di riferimento è cittadina italiana sono composte prevalentemente (27,8%) da una coppia senza figli (o con figli già adulti), la forma familiare più frequente tra i cittadini non comunitari è la coppia sposata con figli minorenni (25,1%). “Ciò è da ricondurre alla diversa struttura per età dei due gruppi”. Delle 24.000 famiglie con componenti stranieri, il 60% vive in uno dei 7 comuni con più di 10.000 abitanti.

Paternità e famiglia, ambiti importanti

La tendenza, rimarca lo studio, va verso famiglie sempre più piccole a causa del progressivo invecchiamento della popolazione e di un sempre maggiore individualismo. “Ciononostante la famiglia viene tuttora indicata per importanza come il secondo ambito di vita dopo quello della salute. Il concetto di famiglia, secondo gli intervistati, è comunque legato per lo più alla presenza di figli, indipendentemente dal fatto che siano propri o di uno solo dei partner”.

Viene inoltre registrata una crescita per quanto riguarda la sensibilità verso la paternità. Così, ad esempio, il 90,6% degli intervistati ha dichiarato che i padri oltre al lavoro dovrebbero avere tempo sufficiente da trascorrere con i loro figli. Il 72,4% degli intervistati (contro il 58,3% del 2006) ha inoltre affermato che i padri dovrebbero fare maggiormente uso dei congedi parentali. La rilevazione registra inoltre una maggiore tendenza a suddividere equamente i compiti relativi ai figli tra i partner.

Doppia richiesta: sostegni economici e diritti sul lavoro

Riguardo ai desideri espressi dai nuclei familiari, “si indirizzano quindi principalmente in due direzioni: da un lato si richiede alla politica di sostenere maggiormente le famiglie con strumenti di carattere economico (46,6%), dall’altro lavoro vengono richieste anche ai datori di lavoro ulteriori misure mirate ad un ampliamento del congedo parentale e della conservazione del posto di lavoro, orari di lavoro più flessibili o telelavoro”.  Attualmente circa il 45,4% delle persone interpellate ha dichiarato di avere difficoltà a conciliare il lavoro con la famiglia.

Occorre mettere in campo una politica coraggiosa ed attiva a favore della famiglia.

“È importante – afferma Deeg – mettere in campo una politica coraggiosa ed attiva a favore della famiglia, perché sono le famiglie stesse a richiederla. Lo studio rappresenta uno strumento importante per sviluppare misure a favore delle famiglie”. Secondo Plaseller i molteplici aspetti emersi riguardanti la famiglia altoatesina “devono essere visti anche come una sorta di sfida e come un quadro complessivo entro il quale sviluppare i compiti dell’Agenzia per la famiglia”.

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Marcus A. Mi., 21.02.2018 - 11:49

Viel Zahlen, schöne Präsentation, viele Worte.....
Vielleicht sollte man mehr zuhören und tun, weniger präsentieren und reden.

Mi., 21.02.2018 - 11:49 Permalink