Gesellschaft | Coronavirus

Quelli a cui tocca

Villa Melitta si attrezza per accogliere 25 pazienti Covid-19. Un OSS: “Fino a pochi giorni fa nemmeno le mascherine, la gestione dei ricoveri sia fatta con criterio”.
Coronavirus
Foto: upi

I contagi aumentano in Alto Adige, i morti anche. L’appello alla cittadinanza perché si attenga scrupolosamente alle misure draconiane imposte da istituzioni nazionali e locali si associa all’urgente necessità di trovare posti-letto per i pazienti affetti dal coronavirus. Con gli ospedali pubblici in sofferenza alcune cliniche private altoatesine metteranno a disposizione i propri edifici e il proprio personale per le attività sanitarie connesse all’inedita emergenza. Tra i privati che si sono fatti avanti c’è, a Bolzano, anche Villa Melitta che da lunedì prossimo, 23 marzo, ospiterà 25 pazienti contagiati e non intubati. Ma la struttura è in grado di gestire questi ricoveri?

 

Secondo le informazioni raccolte da salto.bz la clinica specializzata nella riabilitazione di proprietà della famiglia Waldner si sta attrezzando con i respiratori necessari per i pazienti. Ci sarà un team di infermieri e operatori socio-sanitari che si dedicherà, all’interno della casa di cura di via Col di Lana, esclusivamente alle persone affette dal Covid-19, le quali occuperanno una parte della struttura isolata dagli altri reparti e “ben protetta”, è la garanzia data al personale (e non solo), che potrà usufruire di spazi separati per potersi cambiare e per consumare i pasti.

Comprendiamo che si tratti di un’emergenza sanitaria e non ci tiriamo certo indietro, ma vogliamo essere messi nelle condizioni di lavorare in sicurezza, perché fino a una settimana fa abbiamo operato senza alcun dispositivo di protezione

Nonostante le rassicurazioni fra gli operatori penetra una certa ansia. “La struttura è vecchia, speriamo che sia in grado di fronteggiare con criterio questo impegno e speriamo anche che le tutele annunciate ci saranno - sottolinea uno di loro -. Comprendiamo che si tratti di un’emergenza sanitaria e non ci tiriamo certo indietro, ma vogliamo essere messi nelle condizioni di lavorare in sicurezza, perché fino a una settimana fa abbiamo operato senza alcun dispositivo di protezione, solo con i guanti monouso e successivamente anche con le mascherine di carta, che però servono a ben poco. Ora ci hanno assicurato che il materiale a norma ci verrà consegnato dall’ospedale di Bolzano”. C’è anche chi si dice pronto a intraprendere azioni legali qualora “le cose dovessero precipitare a causa di una presunta negligenza da parte della clinica nella gestione della situazione”. Il timore diffuso è che la casa di cura possa diventare un focolaio di coronavirus, i pazienti attualmente ospitati sono in gran parte anziani, “fragili. La paura del contagio, per loro e per noi, non lo nascondiamo, c’è”, ammette l’OSS.