Politik | La presentazione

“Sonderweg”, bilancio negativo

L'annuario Politika 2021 è l'occasione per tirare le somme sulla gestione pandemica (e le comunali) in Sudtirolo. Alber: “La via altoatesina ha deluso le aspettative”.
Politika 2021
Foto: Cottonbro/Pexels/Raetia/Landtag

In democrazia non c'è bisogno solo del pubblico dibattito, ma anche di uno sguardo dall'esterno. Soprattutto in questa fase particolare, la politica è tenuta sotto osservazione: perché è stato difficile prendere decisioni, valutare se erano giuste o sbagliate, affidandosi agli esperti che non hanno sempre una risposta univoca. Mentre ai decisori viene richiesto che le misure varate siano quelle giuste”. Con queste parole il presidente del Consiglio provinciale Josef Noggler ha introdotto ieri (20 aprile) la presentazione in Landtag del nuovo Politika 2021, l’annuario della Società di Scienza politica dell’Alto Adige pubblicato da Raetia.

Un'edizione, come ha ricordato anche il presidente della Società Günther Pallaver, che vede protagonista l'emergenza Covid – ma non solo. “Nella 13esima edizione dell'annuario ci siamo concentrati su due tematiche”, ha spiegato, “La pandemia, con le sue ripercussioni su politica e società, e le elezioni comunali del settembre scorso. Politika è un prodotto unico nel suo genere in Italia, con questo taglio, ovvero l'analisi politico-sociale di una singola regione. E anche questa edizione è in più lingue, cioè tedesco, italiano, ladino – e inglese”.

 

Covid-19, tra centralismo e management autonomista

 

Nel corso della presentazione, la co-curatrice del volume Elisabeth Alber ha illustrato i testi riguardanti il management della pandemia in Italia, Sudtirolo e Trentino. In primis un'analisi del noto professore e politologo Gianfranco Pasquino (presente in collegamento zoom) su come la pandemia abbia inciso sui diversi sistemi politici. Secondo Pasquino “non c'è stata una gestione migliore nei sistemi presidenziali rispetto a quelli parlamentari” ma tutto è dipeso dal tipo di guida politica, “basti pensare a Trump e Bolsonaro”. Il Covid ha portato a cambiamenti politici? La tesi di Pasquino è che la pandemia non abbia indebolito la democrazia, ma ne abbia però mostrato i limiti. E questo – nonostante tutto – porta alla maggiore necessità di enti sovranazionali.

Spostandosi dal globale al locale, Elisabeth Alber ha riassunto i tratti salienti di quest'anno di pandemia, almeno secondo gli autori e le autrici di Politika. A una prima fase caratterizzata dal centralismo della gestione pandemica – sia a livello orizzontale, dal legislativo verso l'esecutivo, sia verticale dalle Regioni allo Stato – ha fatto gradualmente seguito una seconda fase contraddistinta dalla forte richiesta di co-decisione delle Regioni. Una Mitsprache però decisamente “assimetrica”: nonostante il sistema a colori sia stato duramente criticato nella Conferenza Stato-Regioni, Roma ha tirato dritto generando reazioni differenziate.

“La Sonderweg? L'Autonomia politica non è stata ben utilizzata per tenere sotto controllo la situazione epidemiologica. Le aspettative sono state disattese”

Anche la cosiddetta “via altoatesina” (Südtiroler Sonderweg) non è stata lineare, bensì caratterizzata da quattro fasi: come apertura anticipata rispetto al livello nazionale (maggio 2020), come inasprimento anticipato delle misure (novembre 2020), come gestione differenziata più restrittiva per le attività e più liberale per gli spostamenti (a Natale ) e infine come “zona gialla” nonostante fosse considerata zona ad alto rischio (nel gennaio 2021). I risultati? Secondo gli autori – sintetizza Alber – inferiori alle aspettative e poco lungimiranti.

 

Spazio anche per uno sguardo al Trentino. Secondo un saggio di Marco Brunazzo presente nel volume, la gestione trentina è stata “molto impreparata, più reattiva che attiva: prima non si è voluta riconoscere l'emergenza e si è difeso a spada tratta il turismo invernale, dopodiché il presidente Fugatti ha gestito l'emergenza in maniera paternalistica, con conferenze stampa in dialetto o video sulla propria pagina facebook”. E distaccandosi fortemente da Roma.

 

Regioni di confine: da ponte a barriera

 

Proseguendo nella presentazione di Politika 2021, il professore dell'unibz Federico Boffa ha tracciato un bilancio economico, analizzando gli effetti delle politiche pandemiche da una prospettiva focalizzata sui risvolti industriali: “L'analisi mostra che le politiche nel breve periodo hanno contenuto gli effetti della pandemia, ma sarà interessante capire cosa succederà sul lungo periodo. Dipende da come evolvono le aspettative dei cittadini: vediamo già una crisi di eccesso di risparmio, perché non sanno come comportarsi. Perciò – sostiene il professore – da parte della politica diventa fondamentale gestire tali aspettative cercando di dare fiducia ai cittadini, con una comunicazione completa e senza omissioni.”

Per la co-curatrice Alice Engl la pandemia porta alla luce problemi e disparità già esistenti nell'ambito lavorativo (come il lavoro precario), nella parità di genere (con un'erosione dell'autonomia delle donne) e nei rapporti transfrontalieri: le regioni di confine non hanno più rappresentato un ponte, ma un sinonimo di chiusura e isolamento. Sono emersi anche nuovi modelli (tra cui lo smart-working) e proposte di soluzioni, il che fa affermare ai ricercatori e alle ricercatrici di Politika che il 2020 non sia stato un anno fermo, o solo eccezionale, bensì un anno di cambiamento, anche a livello di innovazione sociale.

 

Comunali senza competizione (e con poche donne)

 

Riassumendo i contenuti di Politika, il politologo Pallaver offre in conclusione un quadro complessivo delle elezioni comunali 2020: “Il Comune è il sismografo dell'umore politico in Alto Adige – spiega – e il risultato più vistoso è la mancanza di competitività. Meno candidati, più comuni con una sola lista (28) e ben 40 comuni con una sola candidatura a sindaco/a, cui si aggiunge una lieve diminuzione delle liste civiche. Pure i partiti tradizionali si sono ritirati”.

Secondo Pallaver la partecipazione politica è in una fase calante, “è diminuita in ben 80 su 113 comuni al voto, e sono aumentate le schede bianche e nulle in mancanza della possibilità di scegliere”. A livello locale, la questione etnica è molto meno presente: “Vadena e Salorno, a maggioranza italiana, hanno votato un sindaco tedesco”. Sindaci di lingua italiana restano a Bolzano, Laives e Bronzolo, e il partito italiano più forte è la Lega, presente in 13 comuni del Sudtirolo.

Altro argomento di scottante attualità è quello della parità di genere. “Avevamo 12 sindache nel 2015, nel 2020 siamo a ben 13 sindache, per essere cinici” ironizza Pallaver, sottolineandone l'aumento insufficiente: “Sono il 12% sul totale, mentre in Trentino sono il 18% dei sindaci”. Inoltre “le sindache sono maggiormente penalizzate nella rielezione: non vengono riconfermate allo stesso mandato in circa un quarto dei casi, gli uomini se la sono cavata per circa un decimo”. Le vicesindache si attestano al 25%, le consigliere comunali appena al 26%, con un piccolo aumento. Pallaver cita infine un concetto rimarcato in Politika da Hermann Atz: “Ci vorrebbe una spinta ulteriore come il voto di genere, ma ci sono ancora barriere strutturali che impediscono alle donne di essere più presenti. Le norme giuridiche relative alle quote di genere sono carenti, una 'tigre di carta', sostiene provocatoriamente Atz”. Chissà se, almeno su questo fronte, il secondo anno pandemico riserverà qualche sorpresa positiva.