Gesellschaft | Lilith Merano

Lilith: a misura di persona

A Merano un consultorio familiare creato dalle donne e aperto a tutti.
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LILITH Merano
Foto: Consultorio Lilith - Merano

Parlare di Lilith significa dare corpo alla parola solidarietà. Un corpo femminile. Ne seguo la genesi attraverso le parole di Ilona Nickl, psicologa e psicoterapeuta e socia storica del Consultorio di Merano e Kathrin Kuppelwieser, ostetrica e presidentessa di Futura onlus, cooperativa sociale che lo gestisce dal 2007.

Iniziamo con qualche cenno storico.

Ilona Nickl Nel 1979 venne varata una legge che istituiva i consultori familiari. La storia di Lilith iniziò già allora, con un gruppo di donne, l'Associazione Donne Merano, che richiese che ne venisse aperto uno nella propria città. Vedendosi negare la richiesta da parte degli enti competenti, questo piccolo ma determinato gruppo di donne decise di aprire un consultorio privato, iniziando ufficialmente la propria attività un paio di anni dopo, nel 1982, in un piccolo appartamento in galleria Ariston. Tutte le spese - affitto, arredamento, attrezzature mediche... - erano sostenute in prima persona dalle socie, che si dedicavano a Lilith, gratuitamente, nel proprio tempo libero. Insieme a loro lavorava anche un ginecologo di Bolzano. Anche lui a titolo gratuito.

Kathrin Kuppelwieser Nel 1984, finalmente, il consultorio familiare Lilith è stato riconosciuto dalla Provincia Autonoma di Bolzano e, da lì in poi, è stato finanziato dall’ente pubblico, anche se solo in parte.

Non è semplice resistere in condizioni simili.

IN. Spesso, infatti, mi è stato chiesto perché non trovassi un lavoro più sicuro, ma per me l'ambiente di Lilith era unico per l'entusiasmo che si respirava. La motivazione delle donne era, ed è tuttora, fortissima, in grado di superare ogni difficoltà.

 

Non a caso, Lilith.

IN. Sì, il nome Lilith è stato scelto come simbolo di forza ed emancipazione femminile. Secondo la mitologia ebraica, infatti, si chiamava così la prima donna che era stata posta al fianco di Adamo: una donna ribelle, combattiva, che lottava per i propri diritti e che aveva dovuto allontanarsi dal Paradiso Terrestre perché non voleva sottomettersi all'uomo.

KK. Tutto quello che interessa la condizione della donna è al centro della nostra attività e delle nostre riflessioni. Fin da subito Lilith si è proposto infatti come struttura dinamica in grado di contribuire al più generale processo di presa di coscienza da parte delle donne rispetto alla loro condizione nella società. Quattro volte all'anno, durante le riunioni con le socie previste dalla forma cooperativa, ci confrontiamo tra di noi sui fenomeni sociali emergenti che ci riguardano (ad es. violenza sulle donne, discriminazione, gender gap...), elaborando un'offerta sempre nuova e aggiornata.

 

Un'offerta vastissima che non si rivolge però solo alle donne.

IN. All’inizio venivano quasi esclusivamente donne. L’unica eccezione erano i corsi dedicati alla gravidanza in cui abbiamo cercato di coinvolgere fin da subito anche i futuri padri. Nel tempo la domanda è cresciuta moltissimo e in modo trasversale e la nostra offerta ha cercato di andare incontro alle nuove esigenze, proponendo servizi su misura per tutti, uomini compresi.

KK. Lilith accompagna famiglie di tutti i tipi: tradizionali, patchwork, arcobaleno, monogenitoriali e con background migratorio, accogliendo ogni persona con identico rispetto e apertura, indipendentemente dalla lingua, dalla nazionalità e dall'orientamento politico, religioso o sessuale.

Come sintetizzereste la vostra offerta attuale?

IN. Abbiamo un ricco percorso di accompagnamento per la donna e la famiglia prima e dopo la nascita, un filone dedicato alla salute della donna e alla contraccezione, offriamo consulenza psicologica e psicoterapia per il singolo e per la coppia e consulenza legale su temi riguardanti la famiglia. Proponiamo inoltre moltissimi altri corsi specifici per donne e uomini di ogni età, bambine/i, ragazze/i, coppie e famiglie. Inoltre collaboriamo con le scuole e altri servizi del territorio. Ad esempio, da molti anni, insieme ad altri consultori, Lilith fa parte dell’ADA-AES, l’Ambulatorio per i Disturbi del comportamento Alimentare dell’ASL Ovest. Un'altra iniziativa cui prendiamo parte da molto tempo è Mutternacht, un progetto di sensibilizzazione nei confronti degli aspetti difficili e dei momenti oscuri che possono vivere le donne durante e dopo il parto.

KK. È stato proprio grazie a Mutternacht che ho cominciato a lavorare in Lilith: facendo parte del consiglio amministrativo dell'Ordine delle ostetriche ero coinvolta infatti nel progetto ed ero venuta così a conoscenza che Lilith stava cercando un'ostetrica. In quel periodo ero appena diventata mamma e conoscevo in prima linea le difficoltà legate al crescere un bambino. Lavorare per Lilith rappresenta per me qualcosa di speciale anche perché è proprio qui che mia mamma ha fatto il corso di preparazione alla nascita e mi ha sempre parlato di Lilith con grande stima.

 

Un accompagnamento di generazione in generazione.

IN. Sì, questa è forse una delle più grandi soddisfazioni del nostro lavoro. Il fatto che ci sia questa continuità all’interno della famiglia, da una generazione all’altra, nell’utilizzo del consultorio, ci fa capire che il nostro lavoro è importante per le persone. E loro sono importanti per noi: il rapporto con gli utenti ci arricchisce moltissimo.

KK. Un altro aspetto che ci gratifica davvero tanto è vedere come l'accompagnamento che offriamo porti ad un rafforzamento delle competenze delle mamme e dei papà, di uomini e donne che al termine del percorso proposto stanno meglio e si sentono più sicuri di sé. Anche vedere le colleghe dare sempre il meglio di sé è molto stimolante, così come il contributo che ogni socia dà, con le proprie idee, alla crescita di Lilith.

Quante siete in tutto?

IN. Il team "ristretto", per così dire, è composto da 10 professioniste: una segretaria, un'infermiera, un'ostetrica, un'assistente sociale, psicologhe e pedagogiste con formazione in psicoterapia; il team "allargato", che comprende anche qualche uomo, è costituito invece da avvocatesse, ginecologhe/gi, istruttrici/ori di acquaticità, personale di pulizia, fisioterapiste/i, ulteriori psicoterapeute/i e conduttrici/ori di vari corsi, oltre a collaboratori occasionali in occasione di corsi o seminari specifici, per un totale di oltre una trentina di professioniste/i. Le socie sono 22. Alcune di loro fanno parte del team ristretto o allargato mentre altre contribuiscono in modo volontario.

Un team quasi interamente al femminile, insomma, non solo in origine ma ancora oggi.

KK. Ognuna con le sue competenze, ma tutte “auf Augenhöhe”, sullo stesso livello. Questa è la sensazione che provo. E poi c’è tanta solidarietà, rispetto, la volontà di mantenere aperto il dialogo anche se la si pensa in maniera diversa.

Siete riusciti a garantire i vostri servizi anche in questo periodo?

KK. Per quanto riguarda i servizi essenziali in ambito ginecologico, come l'accompagnamento durante la gravidanza o dopo il parto, con i bambini molto piccoli, sì, siamo sempre riusciti a garantirli. Altri servizi sono stati offerti telefonicamente o online, come per esempio le consulenze ma anche i corsi di preparazione alla nascita o altri percorsi sulla salute della donna, e altri ancora sono stati creati apposta per rispondere alle nuove esigenze nate a partire dal primo lockdown.

Avete registrato qualche cambiamento rilevante?

IN. Sì, sono aumentati moltissimo, del 50%, i casi di depressione e la percentuale di comportamenti ansiosi. Ci sono donne che non escono più di casa se non assolutamente necessario. Donne che magari hanno avuto il loro primo figlio. Non ho mai seguito così tante donne con depressione post-partum come in questo periodo. Negli ultimi mesi c’è stato un forte incremento anche del numero di coppie in crisi che chiedono aiuto.

KK. Tempo fa ho letto una frase che ho sentito come molto vera: diceva che contiamo i cuori che si fermano per questa pandemia in terapia intensiva, ma tanti altri se ne vanno emotivamente o si chiudono. Tutta questa paura, solitudine, tutta questa tensione influisce anche nel legame tra mamma, papà e bambino: crescere un bambino nell'ansia è molto difficile. Un proverbio africano molto bello dice che per crescere un bambino ci vuole un villaggio. Durante l'anno appena trascorso, questo "villaggio" non c’è stato o, se c'è stato, è stato davvero piccolo: moltissime donne alla loro prima gravidanza hanno dovuto confrontarsi con un isolamento e una solitudine senza precedenti. Ai genitori, soprattutto quelli che lo sono diventati per la prima volta, è venuto meno il dialogo, lo scambio, il confronto, con altri genitori.

Un progetto o un aspetto del vostro lavoro cui siete particolarmente legate?

IN. Lilith mi ha permesso di arricchire la mia formazione con un percorso di cinque anni di terapia espressiva a Monaco: in questo modo al mio lavoro si è aggiunta una componente creativa che trovo molto stimolante e nella quale ho grande fiducia. Il movimento, in particolare, ha un grande potenziale terapeutico.

KK. I progetti che in questo momento ho più a cuore sono due: il primo è il pronto soccorso emozionale, il secondo è il gruppo aperto Mein Sternenkind, un servizio molto importante per il nostro territorio: in Alto Adige infatti non ci sono altre realtà, oltre alla nostra, che propongono, nel contesto di un gruppo, uno spazio di ascolto e aiuto per genitori che hanno perso il proprio bambino prima, durante o dopo il parto.

In chiusura chiedo loro di raccontarmi il loro sogno di bambine/ragazze. Ilona mi parla di un grandissimo desiderio di dare un senso profondo alla propria esistenza e di un sogno in cui creava una struttura per bambini abbandonati; Kathrin di un ambiente familiare in cui il femminile era molto presente e di un forte interesse per il corpo umano. Lilith esisteva anche allora, in quei sogni e desideri, e continuerà a esistere in chiunque li farà propri e deciderà di portarli avanti mettendo, come loro, i propri doni e le proprie competenze a servizio della comunità.

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