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Un prezzo troppo alto

Il consumo di carne si conferma uno dei maggiori responsabili del surriscaldamento globale. 36,6 miliardi i costi “nascosti” generati dall'impatto ambientale e sanitario.
salto fact, un prezzo troppo alto
Foto: Sheldon.studio

La carne continua ad un ruolo primario nell’alimentazione della popolazione italiana che si dichiara onnivora (90%), con un consumo medio di circa 130g al giorno. Come ogni prodotto, anche la carne genera impatti ambientali durante tutte le fasi che vanno dalla produzione al piatto del consumatore, ma nel suo caso ha raggiunto dei picchi del tutto insostenibili. Studi epidemiologici hanno inoltre evidenziato che il consumo giornaliero di carne rossa e lavorata aumentano esponenzialmente il rischio di contrarre patologie come ictus, diabete e carcinoma del colon-retto. 
Il potenziale costo ambientale del consumo di carne è stato stimato attraverso l’analisi del suo ciclo di vita (Life Cycle Assessment - LCA), convertendo  in costi economici per la società le diverse emissioni generate in tutte le fasi del prodotto (allevamento, macellazione, lavorazione, distribuzione e consumo) in costi economici per la società. Un esempio, è la conversione delle emissioni di gas a effetto serra nel costo aggiuntivo che la collettività dovrebbe sostenere per rispettare gli accordi di Parigi. Il costo sanitario è invece stato calcolato convertendo i potenziali anni di vita persi (Disability Adjusted Life Years - DALY) a causa del consumo di carne nel valore economico che viene mediamente attribuito a un anno di vita guadagnato. Nel concreto viene misurato quanto la collettività è disposti a pagare per vivere un anno in più in salute, aggiungendo i costi ospedalieri per curare chi si ammala.
 


Sommando i danni ambientali e sanitari, il consumo di 100 g di carne si traduce in costi per la collettività pari a 50 centesimi per la carne di pollo, 1 euro per la carne di maiale, 1,90 euro per i salumi (carne di maiale lavorata) e per la carne di bovino. In confronto, la produzione di 100 g di legumi equivale, sempre in termini di costi per la collettività, a circa 5 centesimi di euro, oltre al fatto che il loro consumo regolare contribuisce a prevenire numerose malattie, comprese quelle imputabili al consumo di carne. 
Adattando tali calcoli al consumo nazionale, il costo nascosto del consumo di carne è stimato complessivamente a 36,6 miliardi di euro annui. Spiegato in altri termini, se si pensasse di far pagare al consumatore finale queste esternalità un chilo di carne bovina verrebbe a costare mediamente 19 euro in più rispetto al prezzo attuale.