Politik | Lo scontro

Giù le mani?

Toponomastica in montagna. Roberto Bizzo irrigidisce la sua posizione: “lo Statuto d'autonomia parla chiaro, le paritarie non possono toccare i nomi italiani”.
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Foto: web

Nessun margine. Le possibilità che la norma d’attuazione sulla toponomastica venga approvata nella seduta della Commissione dei 6 convocata dal presidente Francesco Palermo per domani mercoledì 22 febbraio sono praticamente nulle. Il primo ad esserne consapevole è Palermo stesso, che già ieri aveva espresso tutto il suo rammarico. “Sarà un vero peccato”, aveva detto infatti il senatore a margine della conferenza stampa in cui presentava il suo disegno di legge sulla scuola bilingue. Aggiungendo anche una previsione che trasuda un grande pessimismo: “non ne abbiamo la controprova ma credo che ce ne pentiremo moltissimo quando in montagna tra 10 anni tutti i nomi saranno in tedesco”. 

Nodo della questione è il voto contrario in Commissione dei 6 annunciato dal Presidente del Consiglio Provinciale Roberto Bizzo. Che ormai non vuole più sentire parlare nemmeno di elenchi di nomi da eliminare e da allegare alla norma, nonostante le aperture in questo senso del CAI altoatesino che ieri si è spaccato ma poi in realtà si è dichiarato possibilista in questo senso. 
Bizzo, dicevamo, preferisce a questo punto fare un passo indietro. Dicendo che non vuole più sentir parlare di cernite sui nomi delle località da salvare o meno e richiamandosi a quello che a suo avviso è il vero ruolo della Commissione dei 6. “Le Commissioni paritetiche devono fare norme per attuare quello che dice lo Statuto”, dice l’esponente del PD. 

“Molti contestano l’operato delle paritetiche dicendo che lavorano all’oscuro senza confrontarsi con i Consigli Provinciali. In parte la critica è anche fondata, ma va ricordato che le commissioni lavorano in base ad uno Statuto che ha avuto l’approvazione di Consigli Regionali, Parlamenti e Governi.”

Insomma: l’ambito di manovra delle paritetiche per Bizzo sarebbe ben definito e - nello specifico della toponomastica - regolato dall'articolo 8 (“la Provincia ha la competenza sulla toponomastica fermo restando il bilinguismo”) ma anche dall’articolo 101. Che invece dice come - osserva  Bizzo - “Nella provincia di Bolzano le amministrazioni pubbliche debbano usare, nei riguardi dei cittadini di lingua tedesca, anche la toponomastica tedesca, se la legge provinciale ne
abbia accertata l'esistenza ed approvata la dizione
”.

Per il Presidente del Consiglio Provinciale di Bolzano nonché membro della Commissione dei 6 dunque “il combinato disposto dei due articoli dello Statuto stabilisce che la Provincia di Bolzano ha competenza solo per quanto riguarda la toponomastica tedesca e ladina”. E che quindi la toponomastica italiana non si tocca. Altro che allegati A, B e C. In sostanza la posizione di Bizzo non solo non è cambiata ma si è addirittura irrigidita

Roberto Bizzo non nasconde il fatto che su più fronti nei tempi recenti sia stata avanzata la richiesta che le commissioni paritetiche possano in futuro assumere un orizzonte più ampio, divenendo in sostanza il luogo pattizio in cui rinnovare gli statuti d’autonomia. “Ma a questo punto sul tavolo andrebbero messe tutte le carte”, osserva però cinicamente. Citando uno dopo l’altro i vari tabù, ovvero “art.19, proporzionale, ecc…”.

Insomma: il cerchio si chiude, descrivendo un quadro a tinte fosche. Con la legislatura nazionale agonizzante sullo sfondo dello scontro finale nel PD di Renzi (che prelude ad un’analoga resa dei conti anche a livello locale). E Bizzo e Palermo entrambi a giocare le loro carte. Palermo portando a compimento alcuni obiettivi che si era prefisso fin dall’inizio della sua esperienza parlamentare, ma anche smarcandosi dall’abbraccio mortale della SVP sulla toponomastica. E Bizzo ad ergersi quale difensore degli italiani in una prospettiva che già anticipa quella che sarà la campagna elettorale per le prossime provinciali. 
C’è da giurare che prossime settimane saranno piuttosto calde per la politica altoatesina…

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alfred frei Di., 21.02.2017 - 10:13

Un Presidente del Consiglio Provinciale e membro della Commissione dei sei che accerta che "molti contestano l’operato delle paritetiche dicendo che lavorano all’oscuro senza confrontarsi con i Consigli Provinciali", dovrebbe per onestà intellettuale immediatamente rassegnare le dimissioni da ambidue le cariche per favorire un chiarimento in merito, se non altro per coerenza istituzionale e politica. O no ?

Di., 21.02.2017 - 10:13 Permalink