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Finalmente domenica?

Aperture dei negozi nei giorni festivi: il governo vuole ridiscutere il decreto Monti. Moser (hds): “Giusto, ma serve eccezione per i comuni a vocazione turistica”.
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Foto: Pixabay

Si può rimettere in discussione il decreto ‘Salva Italia’ emanato nel 2011, con Mario Monti premier, che ha liberalizzato il lavoro festivo nel commercio? Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio dice di sì. “Ho preso il treno in corsa, ci sono tanti problemi, di chi lavora ma anche dei datori di lavoro. Dobbiamo cercare di combattere la precarietà ed eliminare lo sfruttamento”, ha detto il capo politico dei 5 stelle. Il tema è caro al Movimento che aveva già presentato in Senato una legge che limita le aperture dei negozi nei giorni festivi.

Non tutti, però, hanno accolto questa plausibile ipotesi con favore, “con tutti i problemi che abbiamo è incredibile che si voglia togliere una norma che consente al commerciante di aprire quando vuole”, afferma l’Unione consumatori.

Stando gli ultimi dati Eurostat lavorano la domenica in Italia in genere il 15,2% degli occupati, ovvero quasi 3,5 milioni lavoratori tra tutti i settori. Nel commercio sono occupate nel complesso tre milioni di persone (ma non tutte impegnate nel lavoro festivo).

Le aperture domenicali sono discriminatorie, perché favoriscono la formazione di gruppi di concentrazione economica e determinano distorsioni concorrenziali a svantaggio degli esercizi già esistenti (Philipp Moser)

Pollici alzati invece da parte della Confcommercio e dei sindacati e, in Alto Adige, del presidente Arno Kompatscher che auspica l’approvazione della norma di attuazione che dà alla Provincia la competenza sugli orari di apertura, e dell’Unione commercio turismo servizi Alto Adige, da sempre propensa al principio della chiusura domenicale con una regolamentazione locale. “L’importante  - dichiara il presidente dell’Unione Philipp Moser - è che un’eventuale regolamentazione si applichi a tutte le aziende nello stesso modo. Le numerose imprese di piccole dimensioni e a conduzione familiare della nostra provincia, dopo avere lavorato durante la settimana, non sono in grado di tenere aperto anche alla domenica. Le aperture domenicali sono discriminatorie, perché favoriscono la formazione di gruppi di concentrazione economica e determinano distorsioni concorrenziali a svantaggio degli esercizi già esistenti, che non soltanto garantiscono l’approvvigionamento della periferia ma assicurano anche l’esistenza di località attraenti e piene di vita”.

 

Moser osserva inoltre che la liberalizzazione non ha portato nessun vantaggio economico, “il fatturato dei negozi è rimasto lo stesso di prima, solo che si è frammentato su sette giorni invece che su sei. Lo stesso vale per le assunzioni: a fronte delle migliaia di nuovi assunti nella grande distribuzione ci sono altrettanti posti di lavoro persi nelle attività commerciali piccole e a conduzione familiare”.

Ci vogliono però specifiche deroghe per le località turistiche, così da “sostenere il commercio al dettaglio tradizionalmente gestito direttamente dall’imprenditore. Si tratta di componenti fondamentali per la vitalità di città, paesi e quartieri, e senza tali forme di commercio si andrebbe a perdere proprio quell’attrattività che invece cerchiamo in ogni modo di sostenere”, conclude il presidente dell’Unione.

 

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Massimo Mollica Fr., 22.06.2018 - 09:54

Chiariamo una cosa: se si chiudono i negozi per motivi "etici" (ma i ristoranti e i bar no?) allora si chiudono per tutti! A parte che Bolzano ha una vocazione turistica non si fa distinzione tra il turista e il cittadino, ponendolo in una categoria serie B!
Quindi ho facciamo i puristi per tutti oppure per nessuno!
Io nel dubbio compro online!

Fr., 22.06.2018 - 09:54 Permalink
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magda baur Mo., 25.06.2018 - 08:15

Viele Kunden nutzen die Südtiroler Einkaufszentren an den Sonntagen. Wenn in Zukunft geschlossen wird, dann ist das ein Rückschritt. Und die Online-Käufe werden mit Sicherheit zunehmen.

Mo., 25.06.2018 - 08:15 Permalink
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Hans Obermair Mo., 25.06.2018 - 08:30

Fürchterlich: Nun auch das noch. Das wäre ein enormer Rückschritt und ein schwerer Schaden für Wirtschaft und Verbraucher. Aber die breite Masse hat sowieso keine Vertretung, sondern was zählt, sind allein die Lobbyisten. Nur damit eine Reihe von Handelsunternehmen, die im Wettbewerb nicht standhalten können, verstärkten Schutz erfahren soll, dürfen die Verbraucher bluten.
Und Südtirol will weitere autonome Zuständigkeiten, um diese Lobbyisten weiter zu unterstützen. Autonomie gegen die Interessen der Verbraucher, gegen die Interessen der breiten Masse!

Mo., 25.06.2018 - 08:30 Permalink