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Foto: Teamautonomie
Politik | Maltrattamenti

Tutte le vibrazioni del suo io

Elena Artioli ha annunciato che sarebbe necessario tirare su un muro a Salorno. Ma non c'è da preoccuparsi. Sono solo parole in libertà.

In settimana si è rivista Elena Artioli. Si è rivista e riascoltata, e il secondo verbo andrebbe condito con l'avverbio "purtroppo". Dopo l'esito delle elezioni austriache qualcuno, una televisione, le aveva chiesto un parere sulla vittoria della ÖVP di Kurz e sull'avanzata dei Freiheitliche di Strache. Artioli ha biascicato qualcosa di ovvio, quindi ha detto: “Bisognerebbe pensare a costruire un muro a Salorno”. Occorre immaginarsi il contesto in cui è stata pronunciata una frase del genere per misurarne la portata. Artioli siede da quattro anni nel Consiglio provinciale – fu eletta grazie a Forza Italia, piccolo carro azzurro sul quale salì per poi scendere immediatamente dopo essere stata trainata nel Palazzo – e in pochi si sono accorti della sua presenza. A un certo punto la condizione le deve essere risultata così pesante che per sei mesi è addirittura scomparsa. Sono fiorite leggende metropolitane. Qualcuno dice che si sia fatta una lunga vacanza. Altri credono di aver capito che abbia frequentato un master in turismo. La verità potrebbe dirla solo lei, ma nessuno muore dalla voglia di conoscerla. Resta il fatto che l'azione politica della consigliera, un tempo paladina del “mistilinguismo”, ricorda l'attacco di una poesia di Norbert C. Kaser: “una pera raggrinzita / penzola dall'albero / volentieri cadrebbe”. Magari sul “volentieri cadrebbe” bisognerebbe essere prudenti. Artioli è una che all'albero ci tiene e piuttosto si diverte a far cadere gli altri. Del resto, in giro le pere raggrinzite non mancano. A maggio dell'anno scorso, per dare una scrollata alla noia, si candidò persino per la poltrona di sindaco. Anzi di sindaca. In città si videro poster con la sua foto a cavallo mentre, chissà perché, brandiva uno spadone. Non arrivò al 2%. La batosta, però, non le fece perdere la continenza. Scesa da cavallo affermò: “Ci tengo comunque a ringraziare tutte quelle elettrici ed elettori che hanno deciso di mettere un segno sul mio nome per ben 802 volte. 802 sono infatti le donne e gli uomini che fidandosi di me hanno deciso di affidarmi il compito di governare la città di Bolzano. La sfida era dura, difficile, lo sapevamo. Ma chi mi conosce lo sa bene: amo le sfide difficili, quasi impossibili”. Sfida difficilissima, quasi impossibile, adesso sarà farsi rieleggere in Consiglio provinciale. Intanto lei si allena sparando le prime scemenze che le passano per la testa non appena le mettono un microfono sotto la bocca. “Bisognerebbe pensare a costruire un muro a Salorno”, insomma, ed è come dire: non potendo pretendere di avvistarne il cervello, puntiamo senz'altro alla pancia della gente. Un muro a Salorno, perché no? Un paio di missili in Val Badia, dieci carrarmati a Bressanone, e una portaerei sul Talvera. Siamo nel magnifico mondo del paroliberismo futurista: “Manate di parole essenziali senza alcun ordine convenzionale. Unica preoccupazione del narratore rendere tutte le vibrazioni del suo io”.

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Sell Woll Mo., 23.10.2017 - 09:12

Wird aber immer noch als mögliche Präsidentin für alle möglichen Gremien ins Spiel gebracht. Weil man eine Marionette braucht und davon ausgeht dass eh keiner ihre blöden Sager Ernst nimmt?

Mo., 23.10.2017 - 09:12 Permalink