Chronik | La protesta

“È la prima volta, non sarà l’ultima”

Domani (22 novembre) sit-in a Roma di FNSI e ODG per manifestare contro il precariato nella categoria dei giornalisti e per una stampa libera.
Giornalisti
Foto: upi

Si daranno appuntamento domani (22 novembre) alle 11 in piazza Montecitorio a Roma gli organismi elettivi della Federazione nazionale della Stampa italiana e dell’Ordine dei giornalisti per protestare contro “una situazione non più sostenibile”.  “È la prima volta che accade. Non sarà l’ultima”, fanno sapere i giornalistiTema della giornata sarà “Libertà precaria, lavoro precario, vite precarie”, slogan che riassume la condizione dei giornalisti italiani ed evidenzia le responsabilità di governo e parlamento.

Nel mirino anche il recente decreto sulle intercettazioni del ministro della Giustizia Andrea Orlando che prevede da sei mesi a tre anni di carcere per i cronisti nel caso di pubblicazione delle intercettazioni, che considerate irrilevanti, finiscono nell’archivio a disposizione delle parti. “Una legislatura che si era aperta con l’impegno di depenalizzare il reato di diffamazione a mezzo stampa e di cancellare il carcere per i giornalisti si chiude, di fatto, con il rafforzamento delle norme che prevedono la condanna dei giornalisti alla reclusione. Si tratta di un bavaglio. Si vuole impedire ai cittadini di conoscere. Il tutto, in evidente contrasto con gli indirizzi della Corte europea dei diritti dell’Uomo”, si legge nella nota della Federazione Nazionale della Stampa Italiana diffusa anche dal sindacato dei giornalisti del Trentino-Alto Adige.

La categoria mettere in risalto il fatto che mentre aumenta il numero dei cronisti minacciati dalle organizzazioni criminali, non è stata introdotta alcuna norma per contrastare il fenomeno delle cosiddette querele bavaglio, di fatto “un’arma contro la stampa” come la definì Stefan Wallisch, segretario regionale del sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige. Tali querele sono strumenti utilizzati per intimidire i cronisti con richieste di risarcimento milionarie al solo scopo di impedire loro di occuparsi di temi giudicati scomodi.

"Così si indebolisce l’informazione di qualità, si condannano le nuove generazioni di giornalisti ad un’esistenza precaria e si mette a rischio la tenuta democratica del Paese"

“Questa situazione, che indebolisce la libertà di stampa e il diritto dei cittadini ad essere informati - scrive infine la categoria - è aggravata dalla precarietà che pervade il mercato del lavoro. Sono aumentate le diseguaglianze. Con la recente legge di riforma dell’editoria, il governo ha stanziato decine di milioni di euro in aiuti diretti e indiretti alle imprese editoriali, ma soltanto per favorire i pensionamenti anticipati e gli investimenti pubblicitari. Nulla è stato fatto per contrastare il ricorso al lavoro irregolare e per imporre o pretendere un sia pur minimo impegno da parte delle imprese per il contrasto al precariato e per l’occupazione regolare. Così si indebolisce l’informazione di qualità, si condannano le nuove generazioni di giornalisti ad un’esistenza precaria e si mette a rischio la tenuta democratica del Paese”.