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El buen patrón

Una godibilissima satira spagnola sul capitalismo e la coscienza di classe. Javier Bardem torna nei panni del villain ed è meravigliosamente ripugnante.
El buen patrón
Foto: Screenshot

Ciao e benvenuti nell’estate, stagione di granite e uscite striminzite al cinema. E allora via con i corsi di recupero: su Sky è disponibile da qualche giorno El buen patrón (Il capo perfetto), diretto dal regista spagnolo Fernando León de Aranoa, con protagonista uno sfavillante Javier Bardem.

Cos’è

El buen patrón è il film che detiene il record di candidature nella storia dei Premi Goya (gli Oscar spagnoli) con 20 nomination, 6 sono le statuette conquistate nelle categorie: miglior film, regia, attore protagonista, sceneggiatura, colonna sonora e montaggio.

Bardem, maestro nell’interpretare personaggi patologicamente sinistri (vedi lo psycho-caschetto-Anton Chigurh di No Country for Old Men), è Blanco, capo di una fabbrica a conduzione familiare, la Básculas Blanco ereditata dal padre, uno dei principali produttori spagnoli di bilance professionali, ed è noto per essere un dirigente paterno e premuroso, tutto sorrisi e strette di mano. Predica un’etica del lavoro morale ai suoi dipendenti ma è disposto a calpestare chiunque per il proprio tornaconto.

Quando viene a sapere che nella sua ditta è prevista la visita di una commissione d’ispezione, al fine di scegliere quale fra le imprese del settore si aggiudicherà un premio di eccellenza regionale, il patrón inizia a controllare che tutto nella fabbrica sia in ordine, ed è a quel punto che le cose precipitano: un operaio licenziato che gli dà del filo da torcere, il suo direttore di produzione e amico d’infanzia Miralles (Manolo Solo) distratto da una crisi coniugale, e il matrimonio stesso di Blanco che potrebbe essere compromesso dopo l’arrivo di una nuova stagista, Liliana (Almudena Amor).

El Buen Patrón | Trailer

 

Com’è

È una storia sui cattivi comportamenti che cercano di farsi passare per buoni, una satira dark sulla coscienza di classe, uno sguardo critico sul capitalismo patriarcale e sul modo in cui uomini come Blanco sono disposti a tutto pur di mantenere il loro posto nella gerarchia. “A veces hay que trucar la balanza para conseguir la medida exacta” (“A volte bisogna truccare la bilancia per trovare l’equilibrio”), dice a un certo punto lo spregiudicato imprenditore.

Il produttore di bilance industriali - dettaglio su cui León de Aranoa insiste per lo spudorato valore metaforico che ha, dato lo squilibrio sociale di cui è intriso il racconto - ha una doppia faccia: è un uomo d’affari che si vanta di essere sempre disposto ad ascoltare i problemi dei suoi dipendenti, ma che non batte ciglio quando si tratta di firmare un piano di licenziamento e che non esita a usare il suo potere per sedurre le stagiste che ogni anno entrano in azienda. Ad ogni svolta della trama della tragicommedia anti-capitalista del filmmaker spagnolo, diventa sempre più chiaro che Blanco è la placida incarnazione del male: un uomo manipolatorio e totalmente privo di scrupoli, che perpetua un modello di leadership aziendale inteso come una naturale evoluzione del vassallaggio feudale.

Vivace e ricco di sottotrame (non tutte riuscite), anche se non inventa l’acqua calda (i capi sono stronzi, l’avreste mai detto?), El buen patrón è appagante per gli amanti dell’umorismo nero. O di quell’adorabile canaglia di Javier Bardem.

Voto: ***