Wirtschaft | Alto Adige

Uscire dalla crisi con gli investimenti

La pandemia è una sfida per l’economia, la società e i sindacati.
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Recovery
Foto: Pixabay piggy

L'anno che sta volgendo al termine sarà probabilmente ricordato a lungo. La crisi sanitaria ha sconvolto la nostra vita sociale, professionale ed economica. Ha evidenziato senza preavviso e con forza i limiti esistenti nel nostro sistema economico.

Il sindacato ha lavorato duramente negli ultimi mesi per contenere al meglio questa crisi storica e per salvare i lavoratori di questa terra dal peggio. Siamo finora riusciti a garantire ai dipendenti un minimo di sostentamento e la garanzia di non essere licenziati.

Questo era anche nell’interesse delle aziende. Si è evitata, infatti, la mancanza di manodopera qualificata una volta che la crisi è finita. Abbiamo inoltre prorogato diverse volte gli aiuti, che erano limitati nel tempo. Tuttavia, sul rinnovo di molti contratti collettivi siamo rimasti al palo e l’attuale crisi non agevola ovviamente la loro stipula. Noi siamo pronti, ora vediamo se Confindustria rivede la sua posizione ostruzionistica.

Ma soprattutto dal punto di vista della sicurezza sul lavoro il 2020 ha imposto sfide nuove a noi finora sconosciute. Con i protocolli per la tutela contro il Covid abbiamo salvaguardato in larga misura la salute dei dipendenti e la produzione. Le regole erano valide, ma sulla loro reale applicazione rigida permane purtroppo qualche perplessità.

Siamo convinti che questo potrebbe essere un passaggio innovativo per avviare analoghi confronti sugli altri temi legati alla sicurezza sul lavoro e al contrasto agli incidenti, che nella nostra provincia sono troppi. Va rafforzato il ruolo dei nostri rappresentanti sui posti di lavoro, sia quelli per la sicurezza che le rappresentanze sindacali unitarie.

L’esperienza del Covid potrà essere utile anche in futuro. Dove abbiamo rappresentanti motivati, che fanno sentire con forza la loro voce sul tema della sicurezza, abbiamo meno incidenti sul lavoro e in questo particolare momento anche meno infezioni.

Ma non è cambiata solo la nostra vita lavorativa, è cambiato anche il nostro lavoro sindacale. Nonostante le settimane del blocco, siamo stati in grado di fornire i nostri servizi a migliaia di lavoratrici e lavoratori attraverso consulenze telefoniche od online. E’ stato un cambiamento epocale viste le nostre abitudini consolidate da tanti anni, che lascerà un segno anche in futuro.

Certo, il nostro lavoro si basa moltissimo sulle relazioni e interazioni personali e cambiare è stato un processo difficile. Ma l'emergenza ha per necessità accelerato l'uso di strumenti digitali a tutti i livelli. Particolarmente difficile è stato il tesseramento di nuovi iscritti e lo scambio d'informazioni con i colleghi sul lavoro.

Per un'organizzazione che vive di solidarietà e di reciproco aiuto sono questioni vitali, ma difficili da gestire in questa fase. Tuttavia, nonostante le critiche del passato sulla nostra lentezza nell'adattarci al mondo che cambia, abbiamo dimostrato che in caso di emergenza siamo molto reattivi.

Sicuramente torneremo ai rapporti interpersonali, alle assemblee, alle discussioni in presenza, all’accoglienza nei nostri uffici, ma utilizzeremo anche le nuove opportunità digitali che si sono rivelate fondamentali in questo periodo. Forse sarà l’unica opportunità di questa crisi.

Il 2020 rimarrà negli annali anche per la mancanza dei festeggiamenti del Primo maggio nelle piazze come da tradizione, anche esse spostati sul Web. 

Una cosa è chiara: quando la pandemia sarà finita, non torneremo allo status di prima. Ma forse non è neppure auspicabile. Le grandi questioni del nostro tempo non si sono volatilizzate e sono più urgenti che mai. Dobbiamo reinventarci se vogliamo dare certezza alle persone nell'impegnativo processo di trasformazione digitale senza perdere di vista le cose positive del passato.

Dobbiamo inoltre accelerare la strada verso un'economia neutrale dal punto di vista climatico. Entrambi i processi pongono notevoli sfide al mondo del lavoro. In questa doppia trasformazione le persone hanno bisogno di certezze. Dobbiamo batterci per garantire l’occupazione, il reinserimento di chi sarà espulso dal mondo produttivo, la formazione per garantire un lavoro qualificato e la sicurezza sociale.

Rimane fondamentale fare investimenti sostenibili e socialmente condivisibili per convincere le persone e le aziende, che questi aumentano le loro opportunità e la qualità di vita.

Ora dobbiamo controbattere con investimenti per il futuro. I campi d’azione sono le infrastrutture, i cambiamenti strutturali nelle imprese, l’istruzione e la formazione continua, le nuove tecnologie, gli alloggi a prezzi accessibili e una nuova mobilità. La mano pubblica svolge un ruolo fondamentale e deve potenziare i servizi pubblici, assumere più personale a partire dalla sanità, puntare sul trasporto pubblico locale, rafforzare il settore dell'istruzione e investire nella rete stradale, ferroviaria e digitale.

La pandemia deve essere un monito anche per la nostra economia abituata ai tassi di crescita positivi. Ma nulla dura in eterno.

La pandemia non ci permette nel medio periodo di "continuare così". Per questo spero che si apra un tavolo per elaborare una strategia di modernizzazione che combini investimenti per il futuro con la sicurezza sociale per le persone e che affronti con coraggio il cambiamento strutturale che ci attende.

Spero che anche il sistema delle imprese locali intenda affrontare il dopo Covid con questo spirito. Sarà, come auspichiamo, l’emergenza a spingere alcuni settori economici a rivolgere lo sguardo al passato. È comprensibile che ognuna delle parti coinvolte cerchi di difendere i propri interessi, ma il futuro dell'Alto Adige va costruito facendo sintesi tra le esigenze attuali e le prospettive future.

Noi chiediamo da tempo un confronto trasparente tra tutte le rappresentanze sociali e la politica, dove abbiano pari dignità tutte le proposte e idee per fare progetti condivisi e nell'interesse di tutti, ove questo è possibile. Poi le scelte spettano ovviamente a chi ha il compito di governare e alle singole rappresentanze, ognuna per le competenze che ha e per il proprio ruolo.

Alfred Ebner