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Art & Nature a Merano

Con i sensi alla (ri)scoperta del reale.
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Fino a una decina di giorni fa ancora calavano su Merano, scendendo lungo la Val Venosta, i gelidi venti dell’inverno, carichi di neve. La città manteneva il suo filtro di grigi e ovunque sorgevano cantieri che, come le gemme in attesa su rami ancora rinsecchiti, spogli e incolore, promettevano di sbocciare quanto prima in un florilegio di nuove connessioni iperveloci, ridefinizioni urbanistiche, adattamenti di viabilità e sì, anche opere d’arte.

E il 21 marzo, in perfetta sintonia con la natura, sotto il primo sole veramente caldo della stagione, le autorità comunali, insieme alle rappresentanze dell’Azienda di Soggiorno, delle Giardinerie, di Merano Arte e dei Comuni limitrofi coinvolti, presentavano nell’angusta e non esattamente accogliente plancia dell’Arche installata sulla Passeggiata Lungo Passirio, la nuova edizione del Festival “Primavera Meranese”.
Per anni, se non decenni, l’arrivo della primavera nella città sul Passirio ha coinciso con una certa bulimia botanica (che, ahimè, quest'anno non ha risparmiato neppure la citata Arche), per cui ogni angolo della città veniva decorato da infinite varietà di fiori, dalle più sgargianti e spesso incongruenti tonalità cromatiche, con installazioni scenografiche discutibili come brocche giganti traboccanti flussi di nasturzi e colombe pasquali leggere come pranzi natalizi. E via in tripudi di immagini iconiche con rosee magnolie in fiore sullo sfondo delle cime innevate del Gruppo del Tessa...
Su iniziativa di Merano Arte, già l’anno scorso si era dato avvio ad un concetto un po’ più ampio dell’offerta turistica per l’avvio della bella stagione: Merano è sì una città che vive di turismo e che quindi molto spesso alle sue esigenze tende a prostrarsi senza troppo badare a se stessa, ma è anche una città di cultura, la capitale artistica della Provincia, e il pubblico ospite non è più (solo) quello di una volta, che si sdilinquiva davanti al virtuosismo delle Giardinerie e non poteva tornare a casa senza una foto di rito davanti alle aiuole fiorite. È un pubblico più giovane, culturalmente più maturo, che si muove a proprio agio fra le grandi capitali della cultura internazionale. L’anno scorso si era avviato quindi un percorso di integrazione di natura e arte con un progetto in collaborazione con Arte Sella e molte delle opere portate allora in città sono rimaste a far parte dell'orizzonte urbano. Anche se parzialmente dislocate in luoghi meno rappresentativi, come rotonde e isole spartitraffico.

Quest’anno, per la direzione artistica del percorso Art & Nature, il sodalizio tra Merano Arte, Comune e Azienda di Soggiorno ha chiamato le tre curatrici dell’iniziativa artistica BAU, Simone Mair, Lisa Mazza e Filipa Ramos. Una scelta che forse è costata qualche mal di pancia alle frange più conservatrici del comitato organizzativo, ma che si è verificata vincente se quello che si intende perseguire con progetti del genere non è soltanto la strizzata d’occhio al turista, ma il conferimento di valore all’arte, al suo potenziale comunicativo e alla sua collocazione in uno spazio per sua natura condiviso dalla comunità che lo abita, sia temporaneamente, che – soprattutto – permanentemente.
BAU ha scelto una serie di artisti giovani ma di comprovata esperienza, maturata fra importanti istituzioni, centri espositivi e kermesse artistiche internazionali, e ha dato una precisa linea curatoriale che si riflette nel racconto complessivo che emerge dall’insieme di installazioni pur fra loro molto diverse, per generi e modi.

In un ideale percorso dalla stazione di Merano verso la periferia si incontreranno: l’installazione di reti tubolari sospese fra gli alberi del parco della stazione, prodotto del lavoro del trio artistico austro-croato Numen/For Use; un ipotetico campo da gioco composto di linee su cui sviluppare nuove potenziali dinamiche ludiche, realizzato in marmo di Lasa dall’artista tedesca Kristina Buch; il murale installato dall’artista danese Nanna Debois Buhl sul muro esterno di Castel Kallmünz, insieme miniatura e gigantografia della natura organica delle palme, divenute nei secoli simbolo della città sul Passirio. Salendo verso Tirolo si verrà accompagnati dalle rune dell’artista spagnolo Alvaro Urbano in un viaggio al centro della Terra; a Scena Tue Greenfort, artista danese, cala nella natura delle forme organiche di pietra, invitando all’ascolto del gorgoglio del ruscello sottostante; mentre Naturno si dota di due nuove sculture, che resteranno permanentemente nel contesto urbano del paese: un’onda “rubata” al fiume Adige e trasformata in alcova di socialità con cui gli abitanti sono chiamati a interagire,  e un talismano al neon che racchiude in un ideale esagono i simboli del contesto naturale e culturale a cui è legato il paese di Naturno, opere rispettivamente degli artisti greci Andreas Angelidakis e Angelo Plessas.

Le installazioni, che in parte sono destinate a rimanere nel paesaggio del Burgraviato, vanno quindi a creare un ideale percorso dei sensi: Walking with Senses è il sotteso del progetto, per cui la percezione e il corpo dell’osservatore divengono strumento necessario ad attivare, attuare e completare i significati e le istanze di ciascuna opera. Opere che nascono dopo un lungo processo di riflessione degli artisti, che sono venuti a Merano e dintorni in diversi sopralluoghi, cogliendo le caratteristiche naturali, ma anche sociali e culturali del luogo. La scelta delle location in cui installare i lavori è stata lasciata agli artisti e ciascuno ha quindi trovato delle rispondenze ideali fra genius loci e installazioni. Tutti hanno voluto giocare e relazionarsi con lo spazio in cui hanno deciso di intervenire, creando nuovi potenziali di esplorazione, per se stessi, ma anche e soprattutto per il pubblico.
Mentre osserviamo, sorseggiando Hugo, il murale di Nanna Debois Buhl crearsi sul muro del Kallmünz, chiedo ad Alvaro Urbano qual è stato il percorso che lo ha portato alla realizzazione della sua installazione. Mi racconta della fascinazione per il romanzo di Verne, Viaggio al Centro della Terra, e di come si presti a metafora di una ricerca della verità della natura. “Le rune nel racconto hanno la funzione di guidare i protagonisti alla scoperta del condotto che li porterà al centro del pianeta. Anche io vorrei che le rune che ho installato, che sono una riproduzione fedele di quelle del libro, potessero guidare chiunque passi loro vicino ad una scoperta, a un proprio viaggio al centro della Terra.”
Gli chiedo se la scelta della location abbia avuto un significato particolare: “La location ovviamente svolge un compito fondamentale. Volevo che fosse un percorso. E in ogni caso ho una particolare predilezione per i luoghi di ‘frammezzo’, che preferisco a luoghi più istituzionali. Certo le istituzioni avrebbero preferito qualcosa di più monumentale, qualcosa che possa più facilmente finire su Instagram. Ma io preferisco che l’opera non imponga la propria presenza. Dev’essere qualcosa che interagisca con chi passa di lì casualmente.”

Riguardo alla scelta dei materiali, Alvaro racconta che si tratta di cemento, “ma un cemento particolare, che ho creato io con l’aiuto di una ditta della Val Pusteria. È una sorta di sedimento di diversi tipi di minerale, mischiati ad elementi organici che ovviamente si corromperanno più velocemente nell’interazione con l’atmosfera. Sono trasformazioni che non si possono prevedere ma che rendono l’opera in un certo senso viva. Anche il processo di stampo delle rune è stato molto interessante ed entusiasmante. Non sapevamo se sarebbe riuscito, l’unica è stata avere fede nel processo. Poter lavorare in questo posto, in questo contesto, con questi materiali, tutti locali, è stata un’esperienza bellissima. Un genere di esperienza che non puoi fare a Berlino” (dove vive).
Ed è questo l’aspetto più intrigante di questo percorso. L’incontro fra arte e natura non è ornamento. È esperienza. È realtà che accade normalmente, parafrasando Kristina Buch e ponendo un forte accento su “realtà”. La natura non è solo quella biologica, è anche quella dei luoghi, del loro modus vivendi, del loro portato di reale e quotidiano. Che fortunatamente l’arte ci aiuta ancora a individuare e a cogliere con tutti i sensi.

Per approfondire e per tutti gli eventi legati ad Art & Nature è a disposizione questo link.