Kultur | Diario di viaggio

Bagan

la terra dei templi
Hinweis: Dieser Artikel ist ein Beitrag der Community und spiegelt nicht notwendigerweise die Meinung der SALTO-Redaktion wider.
Alba a Bagan
Foto: Giulia Pedron © Tutti i diritti riservati

Siamo ancora in Myanmar, la terra dei sorrisi, questa volta però a Bagan.

Per chi della Birmania ne ha solo sentito parlare, Bagan richiama alla mente quell’immagine inconfondibile e meravigliosa che finisce per rappresentare l’intero paese: un tramonto infuocato dove affiorano mongolfiere che sembrano dipinte. Un patrimonio storico-culturale di inestimabile valore, paragonabile ad Angkor in Cambogia e a Sukhothai e Ayutthaya in Thailandia.

Bagan, chiamata anche Old Bagan per distinguerla dalla vicina New Bagan -un’insediamento situato 4km a sud- è un sito archeologico che interessa un’area di oltre 10 km² situato nelle pianure centrali asciutte del paese. Dal IX al XIII secolo fu la capitale del Regno di Pagan, il primo regno sotto il quale vennero unificate le regioni che più tardi avrebbero costituito il moderno stato del Myanmar. A partire del XI secolo vennero costruiti 4446 templi buddisti, pagode e monastero: tutt’oggi rimangono i resti di 3822 costruzioni.

Bagan è un posto incantevole, senza tempo, con piccolo insediamenti circondati da templi che si perdono sulla linea dell’orizzonte. Io sono arrivata a Bagan alle 5.30 di mattina, dopo 9 ore di autobus notturno. In ostello sono stati estremamente gentili e mi hanno subito dato un letto senza farmi aspettare l’orario previsto per il check-in. Sono riuscita a dormire solo tre ore, perché l’emozione non mi ha lasciata riposare più a lungo!

La prima cosa che ho fatto, dopo aver messo qualcosa sotto i denti, è stata quella di prendere una bicicletta a noleggio a Nyaung-U (villaggio dove si concentrano la maggior parte degli ostelli): la  prima stradina sterrata che ho preso mi ha condotta nel cortile di una scuola per monaci proprio durante la ricreazione, un’immagine che ancora oggi è nitida tra i miei ricordi: tantissimi bambini e ragazzi che giocavano e si rinfrescavano tra le loro tuniche rosse stese in ogni angolo.

Dopo aver cercato di comunicare con loro, che erano tanto incuriositi dalla mia presenza quanto io dalla loro, ho ripreso la bicicletta e ho proseguito per quelle stradine che sembrano portarmi indietro nel tempo: rovine di templi e pagode facevano da cornice a scene di una vita quotidiana che si svolgeva lontana dal resto del mondo. Tra stradine sabbiose, templi e pagode piene di fedeli sono arrivata alla Bagan vecchia dove ho pranzato all’ombra di un pergolato e mi sono "ricaricata". Una volta visitato l’ultimo monastero, tornando verso l’ostello, mi sono volutamente persa tra quelle stradine nascoste che la sera ho percorso per vedere un tramonto spettacolare.

Questo è stato il primo giorno a Bagan, uno dei posti più affascinanti che io abbia mai visto. Una terra senza tempo dominata dalla pace e protetta dai templi che sovrastano il paesaggio. La gente è semplice e calorosa, pronta a sorridere ogni volta che incrocia lo sguardo di un forestiero. Nei villaggi la routine quotidiana si ripete da centinaia di anni non curante del tempo che passa, con il sole che scandisce il lento passaggio dal giorno alla notte regalando paesaggi magici che diventano unici se contemplati dalla cima di qualche tempio antico.