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“Le religioni devono aprirsi al dialogo”

Parla don Paolo Zambaldi, sacerdote bolzanino e autore del nuovo libro “Conversando con Baruch”. Un invito ad una riflessione teologico-filosofica.
Paolo Zambaldi
Foto: @salto.bz

Sacerdote della parrocchia della Visitazione a Bolzano, curatore di un proprio blog e ora autore del libro ‘Conversando con Baruch – Spinoza, un filosofo oltre le religioni’ (Gabrielli Editore). I più lo conosceranno per aver preso posizione a favore di un cambio di passo all’interno della Chiesa, per le sue posizioni a favore del ddl Zan e per i conseguenti attacchi ricevuti. Don Paolo Zambaldi, senza dubbio, vive al centro di una tensione tra la figura che ricopre, quella del parroco, e le proprie opinioni personali, quindi ciò che pensa. Martedì (22 marzo) si è tenuta, proprio alla Visitazione, la presentazione del suo nuovo libro, organizzata insieme al Centro Pace e a Guido Margheri (ANPI) con cui ha dialogato. Quali siano le motivazioni di questa nuova fatica letteraria e dove lo abbiano indirizzato, lo abbiamo chiesto direttamente a lui.

 

 

Salto.bz: “Conversando con Baruch – Spinoza, un filosofo oltre le religioni”; il titolo del suo nuovo libro preannuncia già una forma di dialogo immaginario tra Lei e il filosofo olandese Baruch Spinoza. Perché ha scelto questa tipologia narrativa?

Don Paolo Zambaldi: È sicuramente una tipologia particolare. Il mio libro non voleva essere l’ennesimo saggio su Spinoza, ne esistono già di molti validi, e non ho approfondito tutta la sua filosofia, limitandomi esclusivamente alla visione teologica. Ho voluto creare un dialogo per rendere più accessibile e scorrevole la lettura, offrendo una scoperta del filosofo attraverso un taglio originale. Il ‘mio’ Baruch parla con i suoi testi, che ho raggruppato da diverse sue opere, specialmente dai suoi carteggi con numerosi personaggi europei di alto profilo con cui è rimasto a lungo in contatto. Questo mio lavoro vuole essere inoltre un invito ai lettori a prendere in mano qualche opera di Spinoza, come ad esempio il Trattato teologico-politico, un testo decisamente innovativo.

Quando le istituzioni hanno paura, ripropongono modelli del passato

Proprio nella conclusione della Prefazione al Trattato teologico-politico, Spinoza invita il ‘volgo’ e, indirettamente, i teologi a non leggere la sua pubblicazione, anzi “a trascurarla del tutto”. Da dove è giunta invece l’ispirazione a intraprenderne la lettura?

Sono complici i miei viaggi fatti in Olanda. Il contatto con la città di Amsterdam ha fatto nascere in me il desiderio di avvicinarmi al pensiero del filosofo. Poi, la visione del ‘post-teismo’ che si porta con sé una nuova immagine di Dio: purificata, priva di manipolazioni effettuate durante storia dalle religioni. Altresì l’invito a mettere in secondo piano la dimensione del rito, facendo prevalere la ricerca della verità.

E di quale nuova immagine di Dio si tratta? Percepisce un’urgenza di affrontare questa tematica?

L’immagine di Dio sta cambiando, e non è una questione di ‘moda’. Spinoza mostra un Dio che permette l’inclusione e la convivenza tra diversi popoli e diverse religioni; una attenzione, la sua, frutto anche della violenza che ha dovuto subire in prima persona, venendo espulso dalla comunità ebraica. Oggigiorno non è più concepibile un Dio che viene chiamato in causa laddove noi umani non siamo in grado di intervenire o di comprendere qualcosa; Dio non ha le sembianze di un Supereroe.

 

 

Essendo lei parte di un’istituzione, la Chiesa, che con Dio ha a che fare tutti i giorni, si aspetta passi avanti – o indietro – dal punto di vista teologico?

Bisogna avere una propensione ad una ricerca libera di Dio, che non si sottoponga a nessun potere. Credo ci sia molta paura, in tutte le religioni, non solo nella Chiesa cattolica. E la conseguenza a questo è la riproposta, da parte delle istituzioni, di modelli del passato. Le religioni, in generale, stanno affrontato un momento di crisi e, per questo, si rischia di ‘fare quadrato’, richiudendosi in alcune dati che si danno per certi, per sicuri.

Negli ultimi periodi lei stesso ha espresso opinioni spesso in contrasto con la dottrina della Chiesa, o almeno con quella più conservatrice, che hanno generato non poche polemiche. Personalmente quale pensa sia la sua ‘missione’ oggi? Il tempo del cambiamento è ancora troppo lontano?

Noi, come preti, abbiamo una grande missione: portare avanti una ricerca di Dio, di senso. Su questo, come tra l’altro lo stesso Spinoza afferma, la Sacra Scrittura è fondamentale. Ma c’è modo e modo di leggerla, e questo è passaggio estremamente importante. Io vedo, nella mia opera quotidiana, tantissime persone che si sono allontanate dalla religione, persone che vivono ai margini o non sono più frequentanti, ma che comunque sono alla ricerca di Dio. Sono convinto serva aprire un dialogo soprattutto con le persone più giovani, per mostrare loro la percorribilità di nuove vie da intraprendere.