Umwelt | Reazioni

“Brutta bestia l’ignoranza”

Duro sfogo dell’albergatore ladino Michil Costa contro la decisione di Trento e Bolzano di rinunciare alla chiusura dei passi dolomitici. “Sciocche idee in alternativa”.
Costa, Michil
Foto: Michil Costa

Il mite compromesso degli accessi controllati sui passi dolomitici continua a far discutere. Ricapitoliamo: per limitare il traffico in alta montagna e ovviare al problema dell’inquinamento ambientale e acustico le province di Trento e Bolzano hanno deciso che per salire in vetta al Sella sarà necessario effettuare una registrazione. Niente più chiusura, dunque, dei passi durante i mesi estivi (l’anno scorso era stato stabilito che ogni mercoledì di luglio e agosto la strada del Passo Sella sarebbe stata off limits per le auto), ma piuttosto un controllo degli accessi con la registrazione delle targhe tramite app o presso le due casette che saranno posizionate a Selva o in zona Lupo bianco a Canazei dal lunedì al venerdì, dal 23 luglio al 31 agosto; e traffico limitato dalle 9 alle 16.

Non sono bastate, tuttavia, le rassicurazioni dell’assessore Florian Mussner in merito a un previsto calo del traffico del 20%. Il Dachverband für Natur- und Umweltschutz aveva fortemente criticato la nuova strategia definendola un passo indietro rispetto al progetto di chiusura dei passi ormai accantonato.

 

“Povere Dolomiti, poveri noi”

 

Un’idea sciocca, descrive ora così la soluzione alternativa di Trento e Bolzano, Michil Costa, albergatore e fervente ambientalista (nonché blogger di salto.bz). “Penso che ci sia una grande ignoranza che porta a sottovalutare la gravità del problema, associata a un grande egoismo di fondo che impedisce soavità e visioni ampie, prospettive nuove e a lungo termine. Invece no, continuiamo a farci del male per il bene effimero di pochi”, scrive Costa in un impeto morettiano sul suo blog personale. E ancora: “Brutta bestia l’ignoranza. Non conoscere, non sapere come funziona il turismo è indice di ristrettezza culturale. Ma non capire il male che stiamo creando al nostro pianeta è un’aberrante chiusura mentale”.

 

Domande inevase

 

Un fuoco di interrogativi mira poi a inchiodare ognuno alle proprie presunte responsabilità: “Per quanto tempo ancora vogliamo continuare a sfruttare, inquinare, molestare? Si può uccidere l’ambiente solo per il profitto privato? E lasciare giacere il cadavere sotto gli occhi di tutti? In fondo che problema c’è, tanto nessuno chiama la polizia. E anche la chiamassimo ci prenderebbero per matti. Perché i matti siamo noi, che crediamo in un turismo più delicato, che crediamo in una natura più bella. E la politica? Che delusione. Eppure avevo creduto nel nostro assessore all’ambiente Theiner. Ed ero convinto che anche lui credesse in un progetto iniziato l’anno passato con la chiusura del passo Sella di mercoledì. Cos’è successo? Non lo so”.

Non conoscere, non sapere come funziona il turismo è indice di ristrettezza culturale. Ma non capire il male che stiamo creando al nostro pianeta è un’aberrante chiusura mentale

La critica di Costa non risparmia infine nemmeno l’HGV, l’associazione degli albergatori, colpevoli, secondo l’appassionato ecologista ladino, di aver sempre ragionato (“e sempre ragioneranno”) in termini di “aumenti di cubatura, pernottamenti e concorrenza sleale degli agriturismi. Con il loro presidente sono incapaci di guidare, di avere delle visioni, di portare avanti dei progetti per il bene comune”. 

 

 

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Daniel An Mi., 23.05.2018 - 20:54

Anders als Herr Kofler finde ich, dass ein guter Hotelier erst dann gut ist wenn er verstanden hat was Tourismus ist! Mit Tourismus meine ich vor allem Qualitätstourismus bzw. Touristen die unser Land genießen wollen! Genießen kann man unsere Landschaft nur dann wenn man sie in aller Ruhe genießen kann, dazu gehören Motorradfahrer und Kurzurlauber schon lange nicht mehr (es geht vor allem um Lärm).
Die Vision von Herrn Costa ist zukunftsdenkend und hätte längst schon, zumindest zu gewissen Uhrzeiten, umgesetzt werden.
Ich hoffe, dass wir das bald begreifen und diese Idee nicht stirbt bevor es zu spät wird.

Mi., 23.05.2018 - 20:54 Permalink
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gianluca rossi Fr., 25.05.2018 - 10:04

Condivido le conclusioni di Costa... temo però che alla base della scelta di riaprire al traffico non ci sia tanto l'ignoranza (cosa che aprirebbe a una qualche indulgenza verso chi ha preso la decisione)... quanto piuttosto il mero interesse economico di una parte, a scapito dell'interesse della comunità... Ritengo che sia giunta l'ora per cercare una soluzione condivisa anche con i passi dolomitici del Bellunese che soffrono esattamente gli stessi problemi... aver escluso a monte qualsiasi ragionamento condiviso con questo territorio (che giova ricordarlo ospita gran parte delle Dolomiti) è stato ed è un limite non trascurabile nella ricerca di una soluzione seria.

Fr., 25.05.2018 - 10:04 Permalink
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Chiló y dailó Fr., 25.05.2018 - 12:39

Innanzitutto tre considerazioni:
1. L'articolo palesa il solito disprezzo del Signor Costa nei confronti di tutti gli operatori turistici delle Dolomiti che non hanno un hotel extra-lusso con ristorante stellato annesso come lui ma semplici alberghi, pensioni, b&b, appartamenti, campeggi, rifugi, negozi, bar, ristoranti, ecc. e dunque una clientela completamente diversa dalla sua. Quindi quando parla del "bene effimero di pochi" ho paura che abbia confuso chi siano i "pochi".
2. Come scrive Tomas Kofler poco sopra, è assurdo e senza senso lamentarsi del traffico sui passi (che a confronto e in relazione al numero di turisti è anche relativamente poco) mentre si vanta una clientela sempre più internazionale e numerosa, che quindi arriva in aereo a Monaco, Venezia o Milano e poi attraversa in macchina le già flagellate dal traffico A22, Val Pusteria e Agordino.
3. La soluzione dell'anno scorso, un giorno alla settimana per poche ore, era in ogni caso la peggiore di tutte le possibili, con code chilometriche alle sbarre di chiusura con autisti germanici, americani, olandesi, ecc. indiavolati per la mancanza di informazione e lo spreco di una giornata di vacanza.

Infine, delle due l'una: o i passi si chiudono definitivamente e stabilmente, con tutti i vantaggi e gli svantaggi del caso, ma con la possibilità di comunicare la realtà ai turisti in modo adeguato e per tempo, o addirittura di promuovere la zona con la chiusura come punto di forza unico al mondo. Oppure si lasciano aperti normalmente senza limitazioni di alcun tipo come succede appunto nel resto del mondo. L'importante é finirla con esperimenti che non fanno altro che confondere gli ospiti e danneggiare i locali, senza peraltro portare a vantaggi tangibili di nessun tipo e per nessuno.

Fr., 25.05.2018 - 12:39 Permalink
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Antonio Frena Fr., 01.06.2018 - 08:41

Tutto quanto detto da Costa può venire tranquillamente ribaltato: pensare unicamente al proprio tornaconto turistico-economico è indice di ristrettezza culturale; c'è un grande egoismo di fondo quando si rende prioritario l'interesse di pochi a scapito di quello di molti; si possono uccidere le libertà individuali per il profitto privato ?
E' soprattutto l'arroganza nel giudicare chi non si assoggetta al Costa-pensiero che purtroppo dispiace. Perchè non traspare nessuna "soavità e visione ampia" ma solo la strenua difesa del giocattolo di pochi che per diritto divino usufruiscono delle meraviglie che appartengono a tutti. Limitare l'accesso, chiudere, allontanare chi dà fastidio, segregare, creare riserve è esattamente il contrario di quanto dovrebbe fare uno spirito libertario quale Costa immagino vorrebbe essere.
Provare a toglierci la possibilità di girare per casa nostra per l'interesse di una corporazione, camuffandone perdipiù le motivazioni con nobili eco-intenti è pensare che tutti i frequentatori delle Dolomiti, Ladini e turisti, abbiano l'anello al naso.
Non ci faremo chiudere nelle riserve come gli Indiani.
Bolzano, Col, 01-06-2018

Fr., 01.06.2018 - 08:41 Permalink