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Foto: upi
Gesellschaft | Il Cappuccino

Senza peli sulle lingue

Una normalissima email ci ricorda che da queste parti ci sono tre lingue principali, come è noto tutelate dell’istituzione provinciale.
In questa rubrica siamo convinti che un Suditirolo “soltanto” trilingue sia troppo poco. Anche se la Storia ci insegna ogni giorno che parlarci in tedesco, italiano e ladino non sia un esercizio semantico (anche, se si vuole) ma un obbligo e un piacere culturali diciamo basilari e necessari.
E allora, pur disponibili non solo a parole verso chi viene da noi anche da lontano (e magari costretto ad averlo fatto), siamo rimasti colpiti da questo triplo messaggio automatico sulla email di un nostro collega ed amico.
Eccone il testo: 
 
“Ich bin wieder am 22. 5. 2018 erreichbar. Bis dann. 
I will be out of office until 22. 5. 2018. All the best.
Me trovè de nof el marti, el vintidoi de sto mes. Steme bem”.
 
Certo, manca il testo italiano e al suo posto c’è quello inglese: ma questo amico parla (e scrive) un italiano fluentissimo e comunque migliore di non pochi presuntuosetti nati nel Bel Paese e allignati anche da noi. Facciamo conto, allora, che il testo della email di cui parliamo sia stata scritta in tedesco, italiano e ladino.
Eccola, la nostra Autonomia. In un periodo contrassegnato da una opportuna e sana impennata del dibattito sulle valenze della Heimat, poi sul convivere in questa terra secondo qualche (cosiddetto) esperto annoiato e – tanto per cambiare – sui 50 anni dal Sessantotto (brrrr), una normalissima email ci ricorda che da queste parti ci sono tre lingue principali, come è noto tutelate dell’istituzione provinciale.
Poi, di lingue se ne parlano tante altre e non solo nei negozietti del kebab oppure durante qualche convegno alla Lub. E questo, fuori di ogni retorica, è uno scrigno per ognuno di noi, da salvaguardare.
Ma se iniziassimo a provare spiegare partendo proprio da queste tre lingue che cosa sia il Sudtirolo ad amici, colleghi ed estranei che continuano a sommergerci di luoghi comuni e di sarcasmo?
Sui principali supplementi culturali dei grandi quotidiani italiani (il primo ad occuparsene, noblesse oblige, è stato “la Lettura” del Corriere della Sera) sono molto seguiti dibattiti e approfondimenti sulle lingue e sui loro cambiamenti.
Perché non provare a parlarne con chiunque incontriamo, a patto che sia interessato almeno un po’? Si tratta di illustrare una tessera importante del mosaico della nostra Autonomia. Salvo scoprire che stiamo parlando, alla fine, quasi dell’intero puzzle.