Gesellschaft | L'Anniversario

A trent'anni da Capaci

Oggi alle 17.30 la Cerimonia in ricordo della strage in cui furono uccisi Falcone, la moglie Francesca Morvillo e la scorta. L'ANPI: "Servono ancora gesti forti".
Targa Falcone e Borsellino a Bolzano
Foto: Comune di Bolzano

Il 24 maggio 1992 fu uno dei giorni più bui della storia della Repubblica italiana. In quella data, nella strage mafiosa di Capaci persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone, insieme alla moglie Francesca Morvillo e ai tre uomini della scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo. In occasione del 30° anniversario, ANPI parteciperà alle iniziative promosse dal Comune di Bolzano (oggi 23 maggio alle ore 17.30 in Largo Falcone e Borsellino, dietro al Tribunale di Bolzano). "Ma la nsotra associazione - si legge in una nota - ritiene che sia un anniversario che pesa ancora, e non poco, sulla coscienza dell’Italia intera e che, quindi, non servano parole retoriche di circostanza, ma scelte e gesti pesanti da parte delle istituzioni e della società civile".  Come ha detto il Presidente di Libera Don Ciotti, infatti, "a trent’anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio dobbiamo dare peso, forma ed efficacia politica alla necessità di potenziare il contrasto al crimine nelle sue varie forme: dalla violenza alla corruzione, dai mercati di morte delle armi e della droga all’estorsione e all’usura, dalla tratta agli ecoreati, dal caporalato, all’abusivismo, ai reati finanziari. Meno parole e più fatti! Meno celebrazioni sterili del passato e più attenzione all’oggi."

"Anche nella nostra autonomia, insomma, è necessario non rimanere indifferenti, o, peggio, considerare normale e fisiologica una presenza mafiosa sempre meglio mimetizzata e in grado di contagiare ormai vasti settori della vita privata e pubblica e di mettere a rischio la libertà di tutte e tutti. Non si tratta di sparatorie o di cruente rese dei conti, ma di attività quali: il riciclaggio di denaro sporco, il caporalato, il lavoro nero, il traffico di esseri umani, la corruzione, la droga, di infiltrazioni nel sistema legale delle imprese.  Ricordare Falcone e Borsellino, ma anche Carlo Alberto dalla Chiesa e Pio La Torre, Peppino Impastato,le donne e gli uomini che hanno dato la vita per la legalità deve renderci coscienti che in questi trent’anni abbiamo fatto tanto, ma non abbastanza. Per questo è importante che oltre alle istituzioni e alla magistratura, prendano la parola i giovani protagonisti dei "campi della legalità". E' necessaria, dunque, una nuova stagione di impegno fondata su legislazioni e controlli rigorosi che vedano una piena partecipazione attiva delle cittadine e dei cittadini e sulla promozione diffusa della cultura della legalità", sostiene l'ANPI. Per citarre lo stesso Falcone: “La mafia è un fenomeno umano e sociale e in quanto tale è destinato a finire".