Chronik | Cooperativa sociale

I volti di Paideias

Paideias: uno sguardo ravvicinato su una cooperativa in continua evoluzione.
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Foto: Denisa Zaimi

Appiano, due passi dal centro. Ore dieci di un giorno sereno di questa estate così atipica.

Oltrepasso un’ampia porta a vetri e incontro Rosi, collaboratrice di Paideias: gli occhi nocciola, calmi e sorridenti, mi fanno sentire accolta. Un minuto e arriva Denisa, sguardo azzurro, limpidissimo, pieno di una vitalità a tratti incontenibile.

Denisa ha fondato la Cooperativa Sociale Paideias quasi sei anni fa, nell’aprile del 2016.

Una realtà che si è sviluppata rapidamente nel tempo e che oggi comprende tre microstrutture per la prima infanzia divise tra San Michele e San Paolo di Appiano (le Kita Villa Zebra, Villa Panda e la Kita San Paolo), un servizio di doposcuola presso la scuola elementare di Cornaiano, e un gruppo estivo.

Ma come è nato tutto questo? Partiamo dal nome.

“Paideia è un termine che chi studia pedagogia conosce molto bene. Significa educazione del fanciullo, ed è esattamente quello che ci proponiamo di fare con la nostra attività: creare un ambiente ideale per lo sviluppo del bambino, nella relazione con se stesso, con gli altri e con l’ambiente che lo circonda.”

Come sei arrivata a dare corpo a questa idea?

“Un’idea, ma soprattutto un sogno in cui ho sempre creduto e che, nel profondo del mio cuore, desideravo davvero concretizzare. Mancava giusto la scintilla che facesse partire tutto. E la scintilla è stata il mio trasferimento a San Paolo e la necessità di trovare posto in un asilo per mia figlia, la più piccola, per permettermi di andare a lavorare. Ma il posto non c’era, l’attesa era di un anno. Così, ho pensato, perché non crearlo io? Insieme ad una collega pedagogista ho cominciato a muovermi, ad informarmi. Volevamo capire se in paese si avvertiva la necessità di una realtà di questo tipo e abbiamo fatto una raccolta firme. Con i risultati (ripensandoci adesso, le firme erano davvero pochissime!) siamo andate in Comune e abbiamo dimostrato come una nuova struttura per bambini fosse un bisogno reale per le famiglie del paese.”

E tutto ha avuto inizio.

“Sì, all’inizio siamo partite con una Spielgruppe a San Paolo ed un servizio di doposcuola a Cornaiano. Il primissimo gruppo con cui ho lavorato era composto da quattro bambini, uno dei quali era mia figlia! Era la fine del 2016, inizio del 2017.”

Poi sei rimasta da sola.

“Esatto. Dopo pochi mesi la mia collega ha lasciato il progetto. Considera che all’epoca c’erano solo spese, ed eravamo molto lontane da una qualsiasi idea di stipendio. Ho capito solo in seguito che avrei dovuto comunicare con la provincia e richiedere fondi e contributi.”

Non hai avuto paura di non farcela? Di trovarti piena di debiti?

“Mai. Paura non ne ho avuta mai. Ho sempre avuto una fede incrollabile nel mio sogno. E, tutto sommato, le difficoltà ci sono state, sì, ma ho trovato anche moltissima collaborazione. Da parte di istituzioni come il Comune, la parrocchia, Coopbund, i Kindergarten stessi. Ma anche da parte delle famiglie. All’inizio non ci conoscevano, naturalmente, hanno cominciato a farlo un po’ alla volta. In seguito è stato il nostro lavoro a parlare per noi, facendoci guadagnare la fiducia delle persone ed il loro entusiasmo.”

Hai citato Coopbund.

“Sì, all’epoca ero completamente sprovveduta, non sapevo bene come muovermi. Ti basti sapere che a giugno del primo anno, in chiusura di bilancio, non avevo la minima idea di come si fatturasse. Coopbund è stata fondamentale. Mi ha fornito tutta l’assistenza e la formazione di cui avevo bisogno, tanto in fase di creazione della cooperativa quanto in corso d’opera. Penso ad esempio al tema della sicurezza sul lavoro o delle assicurazioni. Ancora adesso la sua presenza è una certezza: c’è sempre qualcuno pronto a rispondere alle mie domande.”

Torniamo ai progetti avviati da Paideias. Dicevi che è nato tutto dalla Kita di San Paolo.

“Sì, ma all’inizio non era una Kita. Non poteva esserlo perché non ne aveva i requisiti. La svolta c’è stata quando abbiamo deciso di scrivere una mail alle aziende del posto per chiedere aiuto. Nel giro di un paio di giorni siamo state contattate dal Fruchthof. Non potevo crederci. Ci offriva uno spazio che era in parte già predisposto ad accogliere una Kita grazie ad una precedente collaborazione che non era andata a buon fine. A distanza di poco tempo, a causa delle numerose richieste di iscrizione che cominciavamo a ricevere, abbiamo ottenuto un secondo spazio nello stesso edificio. Sono nate così le Kita di Villa Zebra e Villa Panda.”

Che caratteristiche hanno queste Kita?

“Sono entrambe Kita aziendali. Significa che c’è una percentuale fissa di posti dedicati ai figli dei dipendenti delle aziende che aderiscono al nostro progetto, e che le spese sono condivise da datore di lavoro, dipendente e provincia. I numeri maggiori sono quelli del Fruchthof. Poi vengono Alperia, Iveco, l’Ospedale di Bolzano, ma anche gli alberghi del paese. Per quanto riguarda la residenza, la maggior parte di questi bambini è del comune di Appiano, ed è a loro che diamo la precedenza. Ma la nostra preoccupazione è quella di accogliere il maggior numero di bambini possibile. Per farlo, ad un certo punto, abbiamo deciso di investire anche nella ristrutturazione degli spazi di San Paolo, che abbiamo reso Kita comunale, aperta a tutti i bambini del comune.”

Sono risultati davvero impressionanti. Adesso ti puoi riposare…

[sorride] “In realtà sto pensando già a dei nuovi progetti: le richieste ci arrivano sempre più numerose e sempre più a largo raggio. A settembre inaugureremo una Kita ad Andriano, e abbiamo in previsione di aprire una nuova struttura a Lana. Gli spazi ci sono già, aspettiamo solo l’inizio dei lavori.”

Un sistema in continua evoluzione, insomma.

“Eh sì, soprattutto ripensando agli inizi. Il mio ruolo è cambiato moltissimo nel corso del tempo. Per tutto il primo anno mi sono occupata di ogni cosa personalmente: dalla preparazione dei pasti dei bambini, all’amministrazione, alla pulizia degli spazi. Non avevo soldi per fare diversamente. Per fortuna sono sempre stata abituata ad arrangiarmi. A casa mia, in Albania, è questa la mentalità: se vuoi andare avanti devi adattarti e fare tutto quello che c’è da fare. Senza arrenderti. Un po’ di stanchezza c’era, quello sì.”

Considerando i nuovi progetti, nemmeno adesso deve essere semplice stare dietro a tutto.

“No, ma sono animata da un grandissimo entusiasmo. E, soprattutto, posso contare sull’aiuto di collaboratori validi e fidati. I risultati che ho raggiunto fino ad oggi con Paideias non sarebbero stati possibili senza le persone che ci lavorano. Penso in particolare a Rosi, una vera e propria roccia per me. Non posso più farne a meno. Mi si è presentata ad inizio 2019, su suggerimento di una collega che conoscevamo entrambe, e da allora si occupa degli aspetti gestionali ed organizzativi della cooperativa. È una figura completa perché, oltre a possedere importantissime competenze tecniche, ha lavorato tanti anni con i bambini e ne conosce alla perfezione desideri e bisogni. E sa come relazionarsi con i genitori.”

Un’ultima considerazione?

“Pensando a tutta la strada fatta mi commuovo. Sono partita cercando un lavoro per me e sono arrivata a creare posti di lavoro anche per altre persone. Ad oggi Paideias ha 17 dipendenti. Non ho mai inseguito il profitto, e sono questi i risultati che contano davvero ai miei occhi: avere creato un servizio utile, aver contribuito al benessere del territorio in cui vivo, aver creato valore.”

Veniamo interrotte dall’ingresso di un carretto di ultima generazione con un piccolo gruppo di bambini di ritorno dal parco. Li conduce una ragazza alta, gentile, che sento parlare in tedesco e italiano. I bambini si tolgono le scarpette, le lasciano all’ingresso. Uno di loro si trattiene a cercare qualcosa, forse un filo d’erba, in un calzino; un paio di compagni lo precedono e, prima di salire le scale, si attardano ad abbracciare Rosi e Denisa. Piccoli gesti, grandi segni.

Le lascio tornare alle loro attività, con un sorriso e un arrivederci: hanno conquistato anche me.