Gesellschaft | aborto

Libera di abortire?

Lo stigma che colpisce le donne che decidono di abortire
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libera di abortire
Foto: libera di abortire

L’inchiesta “In nome di tutte” de L’Espresso, ha raccolto le testimonianze di centinaia di donne che hanno raccontato le violenze fisiche e psicologiche a cui sono state sottoposte nelle strutture pubbliche italiane. Al cimitero Flaminio di Roma ci sono croci con il nome delle donne che hanno abortito e firmato il modulo per lo smaltimento del feto. Esistono una cinquantina di cimiteri dei feti in Italia, una gogna sociale voluta da frange ultracattoliche che spesso estorcono il consenso all’inumazione a donne inconsapevoli. Da una donna che ha recentemente scoperto e denunciato il proprio nome su una croce al cimitero Flaminio dopo un aborto è nato l’appello della campagna “Libera di abortire” per garantire a tutte le donne il libero accesso alla igv con pieni diritti, senza dogmi né stigma.

Il sito web del Ministero della Salute riporta indicazioni incredibilmente insufficienti sull’aborto: non viene spiegato come una persona possa accedervi nella propria Regione né cosa si debba fare per esercitare il proprio diritto. C’è però molto spazio dedicato ad informazioni miranti a dissuadere dall’interruzione volontaria di gravidanza. Anche la pagina web della provincia di Bolzano “Interruzione volontaria di gravidanza” mostra quanto la morale incida ancora, stigmatizzandola, sull’igv, citata come esperienza che “per una donna è di solito una decisione dolorosa ed angosciante” e come “grave problema etico”. E ancora, le “Considerazioni etiche” a proposito della pillola del giorno dopo nello stesso sito fanno in realtà riferimento solo ai precetti religiosi di cattolicesimo, islam ed ebraismo e si sottolinea che la “pillola del giorno dopo non deve comunque rappresentare un alibi o trarre in inganno: in taluni casi l'assunzione equivale ad una interruzione della gravidanza prima dell'attecchimento.” Trarre in inganno, alibi, angoscia, dolore: un linguaggio ancora pieno di significati colpevolizzanti e informazioni fuorvianti (la pillola del giorno dopo non è un farmaco abortivo), che dimostra che anche in Alto Adige c’è molta strada da fare prima che queste pratiche mediche siano ripulite dai moralismi. Fortunatamente, si fanno sentire anche voci di donne che, come in hoabortitoestobenissimo.blogspot.com , parlano della propria esperienza di aborto per farla uscire dallo stigma della colpa e della vergogna, e per “tracciare un nuovo percorso di autocoscienza e rivendicazione dei propri corpi e diritti, sempre più messi sotto attacco.”