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“Il futuro? Un sfida continua”

In una lunga intervista il giornalista Toni Visentini riflette sull'attuale situazione per quando riguarda il difficile rapporto tra politica e informazione in Alto Adige
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Foto: Privat

salto.bz : Nel mondo dei media altoatesini in questo periodo c’è solo un tema all’ordine del giorno e cioè il passaggio epocale di Alto Adige ad Athesia. Come la vede?

 

Toni Visentini - E’ un passaggio epocale, un fatto impensabile sino a poco tempo fa. I due giornali erano considerati e si presentavano come i portavoce, le anime delle due comunità, due anime per molti versi e per parecchio tempo contrapposte. Così, con questa concentrazione, la situazione dal punto di vista informativo può diventare molto pesante e pure pericolosa. È, infatti, una concentrazione ‘forte’ perché riguarda i due principali giornali e poi perché il nuovo editore unico ha interessi nei più svariati campi economici. Certo, ci son altri media, non è forse un monopolio assoluto: c’è il Corriere dell'Alto Adige, Tageszeitung, voi, FF. Ma è comunque una concentrazione pesante perché il ruolo dei quotidiani è sempre fondamentale in una società ed in tutto il mondo: sono loro che dettano l'agenda politica, i temi del giorno, creano e coltivano umori ecc. Insomma, questa fusione ha concentrato troppo potere. Ed è ovvio che si debba essere preoccupati.

 

E sulle reazioni che ci sono state a livello locale rispetto all’acquisto cosa possiamo dire?

 

Innanzittutto devo dire che mi sono meravigliato dell'editore Finegil-Repubblica-Espresso, considerato da sempre l'editore ‘democratico’. Capisco che doveva vendere, ma doveva proprio farlo su Bolzano e Trento (dove si parla anche di ingresso di Athesia pure in Adige) e non poteva farlo altrove? L'ho trovata una mancanza di rispetto verso la nostra storia e realtà. E verso la storia del suo giornale: è stata una sorta di umiliazione. Per le reazioni di lettori e cittadini, io sento soprattutto preoccupazione oltre ad un preoccupante senso di impotenza. La politica mi pare invece che, sbagliando, faccia il pesce in barile riducendo il tutto solo ad un fatto economico pur sapendo benissimo che non è solo questo. Non lo è , non può esserlo, proprio per quello che i due giornali rappresentano e proprio per la concentrazione di potere che si realizza visto il vasto campo di interessi dell'editore. Ma queste cose i politici ed i partiti le sanno benissimo ma in un certo senso (come ha scritto bene Arnold Tribus) hanno paura, temono che una qualche critica li metta in contrasto con questo nuovo potere forte.

 

E il PD?

 

Lasciamo perdere: reazioni zero, ridicole. L'unico a dire qualcosa è stato Bizzo. All'assessore alla cultura italiana (cultura, ripeto) e vicepresidente Tommasini pareva che la cosa proprio non lo interessasse. Il tutto è il segno di un declino evidente della politica come è un declino del mondo imprenditoriale italiano dove non si è trovato nessuno che almeno tentasse di fare qualcosa, producesse una cordata. Ma non si sono mossi gli imprenditori da soli né si e' mossa la politica, almeno per stimolarli e coordinarli. C'è davvero di che essere preoccupati anche se poi immagino che i colleghi interessati faranno di tutto per tenere la schiena dritta.

" Insomma, questa fusione ha concentrato troppo potere. Ed è ovvio che si debba essere preoccupati."

Spendiamo qualche parola anche sul ruolo della Rai nel sistema mediatico altoatesino?

 

A suo tempo mi lamentai quando uscirono i concorsi e per i redattori non era previsto il bilinguismo. Giudicai quello un errore madornale ed una miopia. Sono convinto che la Rai abbia un ruolo fondamentale come servizio pubblico per la comunità. Un altro errore strategico è stato quello di lasciar andare la Rai tedesca ad avere più spazi, senza che quella italiana si mettesse a disposizione per fare anche lei più informazione, cultura e conoscenza per la sua comunità che ne ha davvero bisogno. E’ una cosa che in realtà dovrebbe valere per tutta Italia. Lo spazio informativo locale del servizio pubblico dovrebbe essere potenziato ovunque. Ma questa cosa è importante soprattutto in Alto Adige, anche alla luce delle recente ricerca di Apollis che ha dimostrato chiaramente che la comunità italiana è quella più in difficoltà. Di quanto accaduto in Rai sono responsabili anche colleghi giornalisti che hanno forme di paura illogiche verso il potere politico locale come se fosse il diavolo mentre quello di Roma dovrebbe essere ‘santo’ e comunque non pericoloso come quello locale. Rai è azienda pubblica e risponde, in fondo, sempre ad un potere ‘politico’. L'importane è che avvenga con chiarezza, attraverso organismi di garanzia a ciò deputati e non altrove.

"​Di quanto accaduto in Rai sono responsabili anche colleghi giornalisti che hanno forme di paura illogiche verso il potere politico locale come se fosse il diavolo mentre quello di Roma dovrebbe essere ‘santo."

Passiamo alla politica. Recentemente lei è stato tra i pochi italiani invitati alla cena di compleanno di Durnwalder. Come mai?

 

Mi hanno detto che la ragione sta nel fatto che lui ha invitato solo le persone che riteneva in qualche modo sue amiche. Personalmente mi sono sentito onorato. Con lui ho sempre avuto rapporti chiari, per cui bene così.

 

Come vede la situazione della SVP al suo interno? Il partito di raccolta come si evolverà? Come andrà a finire la battaglia interna tra i vari gruppi di potere?

 

Si può scherzare e dire che non è più il partito di una volta. Come andrà a finire e' nelle mani di Dio. Certo, per quanto in crisi, Svp sta comunque di gran lunga meglio di tanti altri partiti locali e nazionali anche se soprattutto la vicenda dei vitalizi, agli occhi degli elettori ha tolto una sorta di verginità al partito. Il problema Svp credo sia quello di non essersi ancora dato una vera identità post Pacchetto in linea con i tempi e le sue stesse scelte di cui va giustamente orgoglioso. Voglio dire, un partito veramente autonomista ma che non può continuare a campare contraddittoriamente anche sui richiami di una volta, sui richiami etnici in difesa di una popolazione in pericolo di estinzione o assimilazione. Sono richiami che fanno sorridere: la minoranza è forte, padrona in casa propria, garantita e tutelata in mille modi, appoggiata da Austria, Ue, Onu, con l'Italia che ha fatto cose esemplari ed estremamente coraggiose. Non prenderne atto una volta per tutte, continuare soffiare ed ad alimentare la paura per pericoli inesistenti è triste e preoccupante. Anche perchè lo fanno meglio Klotz e Leitner. Non si può festeggiare ed additare la nostra come l'autonomia esemplare a livello internazionale e poi, il giorno dopo, fare le eterne vittime lamentose.

 

La politica ‘italiana’ di maggioranza in Alto Adige esiste ancora? Cosa fare per uscire dal vicolo cieco della sotto-rappresentatività?

 

Così come si sono messe le cose la vedo davvero male. Sembra si sia adagiata a fare da cuscinetto, ritagliarsi uno spazia e gestirsi quello, punto e basta. Mancano progettualità ed idee, ma soprattutto mancano le persone di qualità. Quando hai quelle, le idee le fai camminare e le puoi rendere vive nella società.

 

Nella gestione cruciale dei rapporti con Roma il PD ha ancora e in qualche modo un ruolo reale di mediazione?

 

No, lì c’è solo Bressa che conta da questo punto di vista. E Bressa conta perché ha il rapporto con la Volkspartei. In sostanza Roma tratta con la SVP, e non solo da oggi. La stessa cosa succedeva quando c’era Berlusconi.

 

I temi etnici: sono davvero ancora attuali? Finiamo sempre per tornarci su.

 

Sono ancora attuali , visto che ne parliamo. Ma perlomeno una buona fetta del mondo politico su queste cose ci sta marciando ancora, su entrambi i fronti. Ma nella società i temi etnici penso siano stati per molti versi digeriti: quello che serve è una società che dia più spazio alle diverse culture, faccia bilinguismo vero, approfitti intelligentemente della ricchezza e delle opportunità enormi che derivano dalla presenza di tre culture. I temi etnici a gran parte della popolazione italiana danno fastidio quando vengono usati con intenti quasi di umiliazione.

"Quello che serve è una società che dia più spazio alle diverse culture, faccia bilinguismo vero, approfitti intelligentemente della ricchezza e delle opportunità enormi che derivano dalla presenza di tre culture."

Passando a Bolzano: la giunta Caramaschi qualche elemento di novità l’ha portato. Ha chance per dare un vera scossa al ruolo di Bolzano capitale?

 

Diciamo Bolzano capoluogo, capitale è troppo. Caramaschi lo conosco bene, eravamo insieme alle scuole elementari. E’ sempre stato il migliore e io ho per lui una stima grandissima. Lui ha qualità dal punto di vista tecnico e intuizioni dal punto di vista politico. Politico inteso in senso buono e cioè di interesse per la comunità. Del mondo sudtirolese conosce ogni montagna, sentiero o valle. Ha scritto libri su questo. Credo che Caramaschi sia molto utile per la città. Lui è un indipendente di centrosinistra, con testa e con coraggio. Non ha vincoli di partito e di corrente: va alla sostanza delle cose, questo è molto positivo e si vede. Credo che farà parecchio e in realtà sta già facendo molto. La SVP credo l’abbia capito ed ha stima per lui e questa sua libertà.

 

La politica italiana d’opposizione di destra esiste ancora?

 

Non lo so, è difficile dirlo. Le rivalità personali sono sempre in campo e da quelle sembra che non riescano ad uscirne. Se i protagonisti di queste rivalità non si tolgono di mezzo è molto difficile costruire. Il rischio di tutto ciò però è quello di incattivire quello che resta della destra. Rendendola ancora più estranea a quello che succede.

 

Il Movimento 5 Stelle ha qualche possibilità di sfondare anche a Bolzano prima o poi?

 

Direi di no, non ci sarà una grande crescita paragonabile a quella nazionale. Quello che ha dato ha dato e non penso che possa dare molto di più.

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Profil für Benutzer Max Carbone
Max Carbone So., 23.10.2016 - 11:54

Individualisti come tratto essenziale, gli italiani dell'Alto Adige/Suedtirol scendono un ulteriore gradino verso il dissolvimento come gruppo etnico. Di contro ne salgono un'altro verso l'indossare le vesti dell'uomo post-autonomistico, in corsa verso laboratori politici, sociali, culturali che ne definiscano l'emergente novità. Gli industriali sudtirolesi - SWR - hanno visto giusto.

So., 23.10.2016 - 11:54 Permalink