Kultur | Salto afternoon

Maria Craffonara...Da sora.

Maria Craffonara torna sul palco, per la prima volta da sola e con un repertorio di canzoni originali ma...vorrebbe fare l’astronauta!
Maria Craffonara
Foto: Georg Cizek

Maria ha seguito un percorso tipico di molti musicisti classici altoatesini dotati di sufficiente talento, formandosi nelle migliori Hochschule austriache, eppure ne è emersa una musicista versatile, ironica e tutt’altro che accademica.

Mandando idealmente a quel paese il pubblico e gli esecutori convinti che esista una gerarchia intoccabile tra i generi ha proseguito sterzando in almeno tre, quattro...cinque direzioni diverse. Prima la troviamo soprano, sul palco nel ruolo di Despina in “Così fan tutte”, ci voltiamo ed è la vocalist e violinista di Hubert von Goisern impegnata in un tour lungo il Danubio, un attimo dopo fonda una delle band più interessanti del panorama viennese, i Donauwellenreiter...ed infine rieccola in Alto Adige, con nuovi progetti, ma soprattutto sola sul palco del Theater in der Altstadt con la sua voce ed il suo violino, tra pochissimi giorni.

 

Salto.bz: Poniamo che qualche nostro lettore non ti abbia ancora mai sentito nominare, cosa vorresti raccontare di te? Chi è Maria Craffonara?

Maria Craffonara: Sono un’appassionata musicista, felice di essere nata nello stimolante mix di lingue e usanze dell’Alto Adige. Ho portato avanti i miei studi musicali a Salisburgo e a Vienna – dove ho vissuto per 17 anni. Ho avuto la fortuna di non partire con idee musicali precise, di essere naturalmente curiosa di provare cose nuove e di esprimermi con più strumenti e in stili diversi.

 

 

L’occasione per questa intervista è il tuo concerto al Theater in der Altstadt, “Da sora”, titolo che immagino sia in lingua ladina e che significhi che sarai più o meno sola sul palco?

Esatto, il titolo è in ladino...e significa che sono proprio sola sola sul palco.

 

Come mai la scelta di esibirti da sola? E’ un progetto che esisteva già prima della pandemia o è influenzato invece dalle circostanze che abbiamo vissuto soprattutto all’inizio del 2020 con quel lungo isolamento?

La pandemia qui non centra. Diciamo che invece è stata un’esperienza piuttosto assurda che mi ha spinta al progetto solistico. Stavo suonando un concerto purtroppo non perfettamente preparato insieme a un collega di Vienna, sul palco poi c’era pochissima luce e facevamo molta fatica a leggere i nostri spartiti. Allora ad un certo punto, in un brano che dovevo cantare e suonare, ho smesso di usare il violino e ho continuato solo con la mia voce. E ha funzionato talmente bene che da quel momento sono stata molto curiosa di capire quanto poco sarebbe bastato per creare un momento musicale comunque convincente e intenso. E così mi sono messa al lavoro.

 

Cosa ascolteremo? Brani vecchi, nuovi? In italiano, ladino o tedesco?

Ho cominciato a scrivere i miei brani solo 5 anni fa. Quindi direi che di vecchio vecchio ci sarà ben poco. Alcuni pezzi poi li ho appena terminati….li farò sentire per la prima volta al TIDA di Merano.

 

La lingua dev’essere stata senz’altro ad un certo punto una questione piuttosto importante per te. Uno scoglio o un’opportunità? Intendo dire: senti di poterti esprimere in maniera poetica e significativa in diverse lingue o ce n’è una che preferisci o che senti più tua?

Un’opportunità in assoluto! Direi che ormai il ladino, l’italiano e il tedesco sono per me comodi uguali. Questo fatto mi da delle grandi libertà e possibilità in più. Ed è anche più facile raggiungere un pubblico più ampio e diverso.

 

 

 

Ho letto che la scelta di tornare in Alto Adige (a Brunico dove vivi), è legata anche ad una certa pressione che percepivi nell’ambiente viennese. Pensi che sia più facile per te trovare una tua dimensione artistica qui (al di là del successo di pubblico o economico) che non a Vienna? Dopotutto la tua carriera ha preso le mosse proprio da lì o sbaglio?

Vorrei precisare che Vienna per me è stata una tappa essenziale. È li che ho conosciuto i miei colleghi ed è da lì che sono partiti i miei progetti. Intendevo più una pressione generale, questo stress di tantissime persone del settore creativo che vivono a Vienna di mettersi praticamente sempre in scena - anche la sera, quando si esce a bere una birretta. Con gli anni lo trovavo molto pesante perché è molto difficile non cadere in trappola ogni volta e non partecipare al gioco. Io quando esco a Brunico sono innanzitutto “la Maria”, alla gente importa assai poco se canto su un palco o vendo formaggio in negozio. Lo trovo molto rilassante.

 

Ogni tanto non desideri fare qualcos’altro che non sia la musicista? Avresti in mente qualcosa o il pensiero non ti ha mai sfiorato?

Ma certamente questo pensiero mi ha sfiorato. Il mio grande amore senza dubbio è la musica. Ma ho sempre sognato di poter fare l’astronauta. Se non fosse per la mia assoluta mancanza di talento per la matematica e la fisica, mi sarei già presentata all’ESA! Un'altra grande passione da sempre è stato lo sport. E negli ultimi anni mi è presa proprio una brutta febbre per il tennis. Gioco e mi alleno il più possibile. Ti dico la verità, anche fare la tennista mi piacerebbe un casino. Purtroppo possiamo escludere con certezza che arrivi il giorno in cui qualcuno sia disposto a pagarmi per giocare. E quindi...

 

Se dovessi scegliere un solo disco da portare su un’isola deserta (...nella speranza che ci sia un giradischi), cosa porteresti?

Porterei il mio cd con la raccolta di brani del mio compositore preferito: Arvo Pärt.