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“Noi, supplenti appena diplomati”

Alcuni giovani studenti tornano a scuola, questa volta come professori. Gullotta: "Una misura già presente nel sistema. Sono tutti seguiti da un tutor per ogni istituto".
Scuola, Aula
Foto: (c) unsplash

Mentre la scuola cerca di resistere alla tempesta dei casi positivi da Covid-19 e le conseguenti, inevitabili, quarantene singole e di classe, impegnandosi a rimanere in presenza; con l’aumentare dei positivi aumentano anche le supplenze da ricoprire. Perché se nella attuale situazione le scuole devono essere le ultime a chiudere, è vero anche che mantenerle aperte ha un prezzo; ed è in queste circostanze che, a livello locale, si è fatta avanti una generazione affamata di esperienza e necessaria per tappare i buchi dell’Istruzione. Decine di universitari ancora non laureati, decine di studenti appena diplomati, e non solo, ritornano nelle aule scolastiche, ma questa volta nei panni dei docenti. Abbiamo parlato con Ivan Gufler, classe 2002, docente alle FOS di Merano, e Amy Corradin, anche lei del 2002, supplente momentanea in un Istituto tecnico a Ora. Se a questi giovanissimi professori venga portato rispetto, se riescano ad avere un dialogo con quella che è, di fatto, la loro stessa generazione, o se hanno deciso di sperimentare l’insegnamento per pura compassione difronte ad un sistema scolastico in serie difficoltà, lo abbiamo chiesto direttamente a loro.
Come invece funzioni questo sistema temporaneo di supplenze, se sia davvero la misura adeguata con cui fronteggiare l’emergenza e se, un po’ polemicamente, sia corretto - dopo due anni di DaD - fornire agli studenti dei supplenti volenterosi e pieni di energie, ma certo non ‘professionisti’, lo abbiamo domandato al Sovrintendente Vincenzo Gullotta

 

Dietro la cattedra...

 

Non è passato neppure un anno da quando Amy Corradin ha concluso il suo percorso al Liceo Carducci di Bolzano. Fino al 31 gennaio porterà a termine una breve supplenza di italiano in una scuola in lingua tedesca di Ora. “Tramite un giro di amicizie sono venuta a conoscenza di questa possibilità. La scuola stava cercando ‘disperatamente’ qualcuno che potesse insegnare agli alunni delle classi prime, seconde, terze e quinte per 18 ore a settimana. Realizzando che in aula potessi ritrovarmi qualche mio coetaneo, inizialmente ero preoccupata che non mi venisse portato rispetto. In realtà gli studenti sono tutti educati e rispettosi, anche se credo non mi vedano proprio come un'insegnante” racconta Amy Corradin che, parallelamente, studia Scienze della Formazione a Bressanone. “Studiando, proprio in questo periodo, le solide basi pedagogiche che stanno dietro all’insegnamento, non mi sento molto all’altezza del compito. Però sono voluta lo stesso venire incontro a questa esigenza della scuola; l’obiettivo dopotutto è mantenere allentata nei ragazzi la lingua italiana. Fosse stato un periodo di supplenza più lungo – confessa – ci avrei pensato un po’ a farmi avanti.”

 

 

Tra chi, invece, ha colto l’occasione per lavorare un intero anno prima di iscriversi all’Università, c’è Ivan Gufler, uscito dalle Max Valier nell’estate del 2021, anche lui dopo due anni di DaD torna a scuola, precisamente alle FOS di Merano per insegnare informatica alle classi prime . “Mi ha chiamato ad insegnare la scuola stessa. La supplente incaricata si è ritirata alla fine dell’estate, quindi c’era un posto libero che non si riusciva a coprire. Avendo fatto l’Istituto tecnico ad indirizzo informatico ho potuto cogliere l’opportunità di lavorare un anno come insegnante e, benché non credo vorrò ricoprire questo ruolo per tutta la vita, in futuro potrò essere un supplente con qualche esperienza in più” ha detto Gufler. E sull’insegnamento vero e proprio della materia aggiunge: “Quando agli studenti parlo di come ottimizzare l’utilizzo del computer, delle tecnologie e, in particolare, dei social media c’è un dialogo costante con la classe. Credo, forse, di comprendere meglio di un adulto le esigenze e gli interessi dei giovani, facendo parte in prima persona di questo mondo”. Sul limite tra il ‘far parte della stessa generazione’ e l’occupare ‘due diversi ruoli’, Gufler conclude: “Mi viene portato rispetto, ma non penso sia un fatto correlato all’età dell’insegnante. Ci sono due modi per acquisire il rispetto di una classe, e funzionano indipendentemente dall’età, uno si fonda sulla paura e l’altro sulla relazione; io privilegio il secondo”.

I giovani insegnanti vengono monitorati da un tutor. Non sono lasciati soli (Gullotta)

“La procedura per le supplenze è uguale agli anni passati: dopo che i Dirigenti scolastici finiscono le graduatorie - spiega il Sovrintendente Vincenzo Gullotta - procedono con le ‘messe a disposizione’ valutando, tramite un colloquio, la possibilità di assegnare il posto. Chiaramente la priorità viene data a coloro in possesso di titoli, ma in questo periodo si arriva anche ai giovani, diplomati poco tempo fa. Nella scuola italiana non sono molti e, in ogni caso, sono tutti costantemente monitorati da un tutor. La misura che consente di assumere una persone tra le ‘messa a disposizione’ era già presente prima del Covid-19.”
E sulla possibilità di un ritorno in Dad per avere solo insegnanti qualificati, Gullotta precisa: “Anche fossimo in didattica a distanza, il supplente, dove necessario, serve trovarlo. Non è questione di essere in presenza. Inoltre la Dad, anche se è stata l’unica soluzione possibile, sappiamo quanti problemi ha creato. Nonostante la fatica, la scuola sta rispondendo in modo da garantire la continuità delle lezioni in presenza.”