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E il letto, dove lo metto? Tra tendenze new age e antichi saperi come arredare l’ambiente in cui trascorriamo un terzo delle nostre vite?
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Foto: flickr

L’etimologia della parola letto deriva da lektron/lectus che significano giaciglio, dalla radice legein invece deriva il termine tedesco liegen.

Partendo dal presupposto che gli uccelli migratori sono in grado di rilevare il campo magnetico terrestre, alcuni esperti di bioarchitettura ritengono sia salutare dormire orientando il proprio corpo lungo l’asse nord-sud. Da un punto di vista scientifico, purtroppo (per gli arredatori) o per fortuna (per chi ha appena arredato casa), non vi è alcuna prova; l’unica soluzione pare sia rivolgersi a un rabdomante. Chi tuttavia volesse badare alla propria salute durante le ore di sonno dovrebbe scegliere materiali antiallergici e letti costituiti da materiali non tossici. Difatti a cosa serve dormire con la testa a nord se la stanza si trova in un seminterrato ad alto rischio di radon (gas tossico che si può accumulare nelle abitazioni) e il letto è composto da pannelli contenenti formaldeide?

Abbozzando una breve cronistoria del letto, le fonti più antiche risalgono alla civiltà egizia in cui dei sacchi di tessuto venivano riempiti di morbidi materiali, quali la lana, per creare un confortevole giaciglio. Nella celeberrima tomba di Tutankhamon fu trovata una struttura lignea su cui poggiare il materasso. In Medio Oriente si diffuse la cultura del tappeto adatto anche come supporto per il sonno, mentre nel Lontano Oriente, in particolare in Giappone, venne inventato il futon (letteralmente materasso arrotolato), comodamente ricollocabile negli armadi a muro durante le ore diurne. La “godereccia” civiltà romana creò il triclinio, un divano, chaise longue per pasteggiare durante i lauti banchetti che fungeva anche da letto.

Nominando il divano, ricordiamo che la parola è di derivazione persiano-turca e si riferisce alla sala addobbata di comodi cuscini in cui si riuniva il consiglio di corte. Nell’Europa medioevale, soprattutto nei climi più rigidi, il letto a baldacchino proteggeva da spifferi (e sguardi indiscreti). La denominazione tedesca Himmelbett si riferisce al fatto che tale letto crea un vero e proprio cielo artificiale, una grande tenda sotto cui riposare. Non dimentichiamo le assi lignee poste sopra le stufe delle Stuben sudtirolesi su cui dormire nelle notti più rigide dei lunghi inverni montani. Sarà con l’avvento dell’epoca moderna e di tecnologie e materiali sintetici che sopraggiungeranno invenzioni ergonomicamente corrette quali il cosiddetto memory che tuttavia, ancora, non è in grado di cancellare la memoria dei brutti sogni.

Tornando alla disposizione dei mobili nella camera da letto, la superstizione vuole che dormire con i piedi rivolti verso la porta sia di cattivo auspicio perché ricorda il triste momento in cui un defunto viene trasportato dentro la sua bara fuori dalla stanza. D'altronde per Mark Twain "Il letto è il posto più pericoloso del mondo: vi muore l’ottanta per cento della gente".

Secondo le regole del buon arredare un letto dovrebbe essere situato sia lontano da spifferi sia da fonti di calore eccessive quali un radiatore. Un bravo arredatore o architetto farà sì che la testa del letto non sia in adiacenza a un muro di una stanza da bagno per evitare il disturbo recato dagli scarichi.

Parlando di dimensioni i materassi singoli variano da 80 a 90 centimetri e quelli doppi da 160 a 180, questi numeri non sono casuali, ma proporzionati ergonomicamente alla larghezza di un adulto medio che è stimata intorno ai 60 centimetri. Le varianti king e queen size d’oltreoceano, in Europa poco usate, sono in parte uno status simbol e in parte dettate dalle esigenze di una società in cui il sovrappeso è statisticamente maggiormente diffuso.

 

Concludiamo con una citazione del gatto Garfield: Se fossimo stati creati per schizzare fuori dal letto appena svegli, dormiremmo tutti nel tostapane.