Politik | Terzo statuto

Una convenzione per l'autonomia

Di una riforma dell’autonomia si parla da tempo. Il senatore Francesco Palermo ci illustra in che modo, adesso, sarebbe possibile passare dalle parole ai fatti.

L’idea non è nuova, ma finora era rimasta perlopiù allo stato di slogan. Negli ultimi anni l’impalcatura istituzionale che ci sostiene, l’autonomia, ha subito diversi attacchi. Attacchi “esterni”, percepiti col nome delle capitali (Roma, Bruxelles) che talvolta rappresentano istanze centralistiche; e attacchi “interni”, portati da chi riteneva e ritiene indispensabile procedere oltre, verso l’indipendenza o l’annessione a un altro Paese. Necessario allora fermarsi a riflettere, esaminare la situazione e mettere mano a un restauro dell’autonomia in modo da consentirle di riprendere slancio. Ecco dunque l’idea di un “terzo” statuto, formula giornalistica con la quale bisognerebbe piuttosto intendere un adeguamento del suo impianto ai nuovi tempi e alle nuove esigenze. La convenzione sarà formata presumibilmente all’inizio della nuova legislatura, che in questo modo avrà l’occasione di rivelarsi un’assemblea “costituente”.

Un perimetro entro il quale discutere le regole
Francesco Palermo, costituzionalista e senatore eletto col sostegno di Pd e Svp, per mettere a frutto la sua esperienza di tecnico, tratteggia il piano delle operazioni da compiere: “Cercheremo di allestire una convenzione, cioè un comitato che agisca secondo una procedura già sperimentata a livello europeo riguardo alla modifica dei trattati. La nostra convenzione ovviamente dovrà applicarsi alla riforma dello statuto d’autonomia, e per questo motivo occorrerà che venga insediata dal Consiglio provinciale”.

Per illustrare il senso dell’operazione, Palermo ricorre a un’immagine geometrica. “Potremmo tirare in ballo espressioni usurate, come piattaforma o tavolo, ma io preferisco parlare di perimetro. Ecco, la convenzione all’inizio non si occuperà di contenuti, ma avrà il compito di tracciare un perimetro entro il quale in prima istanza dovranno essere discusse e fissate le regole del gioco che poi si tratterà di giocare. Ciò dovrebbe permetterci di comprendere meglio e in modo sistematico la natura specifica dei problemi da affrontare”.

La composizione della convenzione e il suo metodo
Ma chi farà parte di questa convenzione? Finora ogni modifica dell’assetto autonomistico era considerata pertinente a decisioni provenienti da circoli ristretti, per non dire esclusivi. “Sì, in effetti il metodo che vorremmo adottare rompe in modo deciso con una simile impostazione. Come detto, sarà il Consiglio provinciale, che è legittimato democraticamente, a nominare i membri della convenzione; ovviamente saranno presenti anche dei politici, ma la nomina non dovrà rispecchiare solo i rapporti di forza consolidati all’interno dell’organismo consiliare. È molto importante che tutta la società si senta rappresentata dalla convenzione, la quale includerà così anche elementi delle minoranze e della società civile”.

L’immagine del perimetro si precisa allora in quella dei cerchi concentrici. “Ce ne sono tre: quello più interno sarà formato dai quindici o venti membri della convenzione stessa, poiché a loro è demandato il compito di preparare il terreno delle regole secondo le quali poi si dovrà procedere; il secondo riguarda l’insieme dei consiglieri provinciali; mentre il terzo è costituito potenzialmente dall’intera società civile, che potrà partecipare, con commenti e suggerimenti, alle discussioni in corso, poiché parte di esse saranno rese pubbliche mediante un apposito sito internet”. Quando questo lavoro preparatorio sarà compiuto, i risultati potranno essere nuovamente discussi e votati all’interno del Consiglio provinciale

Gli obiettivi e le scadenze
Saranno essenzialmente due i punti attorno ai quali ruoterà il lavoro della convenzione. Il primo riguarda il rafforzamento delle competenze autonome, per salvaguardarle dai possibili effetti di erosione prodotti dagli attacchi “esterni” ai quali accennavamo all’inizio. “Qui penso che potremmo ottenere un consenso abbastanza vasto”, dice Palermo “e procederemo in modo spedito”. Il secondo avrà invece a che fare con l’aggiornamento delle regole sulla convivenza, toccando uno spettro di temi più caldi – toponomastica, scuola, proporzionale – sui quali il consenso sarà forse più difficile da realizzare, ma la cui ricerca è proprio uno dei compiti principali che la convenzione ha deciso di porsi.

Non si tratterà di un lavoro “privo di scadenza”. Una delle condizioni previste dalla nomina concerne proprio la delimitazione dei tempi, secondo un calendario procedurale predisposto in modo rigoroso. Palermo ribadisce infine ciò che secondo lui costituisce l’aspetto maggiormente qualificante del progetto: “Anche se tutto quello che faremo dovrà alla fine sfociare in una votazione che implica una maggioranza, la preparazione si svolgerà cercando di limitare il più possibile il dominio di maggioranze precostituite o pregresse. L’autonomia futura dovrà essere percepita come un patrimonio condiviso, sarebbe fatale se qualcuno si sentisse scarsamente coinvolto”. 

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michele buonerba Mi., 24.07.2013 - 15:37

Mi trovo a convenire con Palermo sia sul metodo che sul merito della sua proposta. Allo stesso tempo non mi faccio illusioni perché ritengo che la storia di questa terra dimostri come l'inclusione della società civile organizzata e valutata secondo parametri oggettivi, difficilmente verrà accettata dalla maggioranza politica che si determinerà ad ottobre con le elezioni provinciali. Naturalmente spero di sbagliarmi e auspico che le proposte di una persona che stimo molto possano realizzarsi.

Mi., 24.07.2013 - 15:37 Permalink