Gesellschaft | violenza di genere

“Non è un’emergenza, è patriarcato”

Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Non Una Di Meno e le azioni ai tempi del Covid. A Bolzano la corsa cittadina passa sui social.
non una di meno
Foto: Non una di meno

Oggi, 25 novembre si celebra la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dalla risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999 da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, e che viene definita come “qualsiasi atto di violenza di genere che si traduca o possa provocare danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia che avvengano nella vita pubblica che in quella privata”.

Negli ultimi anni - grazie soprattutto alla risonanza ottenuta da parte dei movimenti transfemministi di tutto il mondo - questa giornata ha assunto un respiro ben più ampio, cercando di superare la tendenza - tanto convenzionale quanto pericolosa - di scindere la violenza e l’abuso di potere attraverso la loro stessa frammentazione in categorie circoscritte, guardando invece all’insieme e adottando un approccio intersezionale rispetto a tutte le soggettività subordinate al sistema di potere maschile.

 

 

In Italia sono 6 milioni e 788 mila le donne che nel corso della loro vita hanno subito una qualche forma di violenza, di cui oltre un milione sfociata in stupro. Ma la violenza di genere ha diverse facce, si insidia nelle vite di chi la subisce e si trascina come un fardello pesante e insostenibile, in cui spesso la vittima diventa colpevole e come tale perseguita e stigmatizzata. Tra i casi più recenti troviamo quello che ha visto protagonista, suo malgrado, un’insegnante di una scuola materna torinese, divenuta vittima prima di revenge porn e successivamente della violenza inquisitoria perpetrata sul luogo di lavoro da parte dell’amministrazione scolastica, la quale ha disposto il licenziamento della donna, accusandola di condotta immorale.

Non si tratta di un problema emergenziale. La violenza maschile è espressione diretta dell’oppressione che risponde al nome di patriarcato, sistema di potere maschile che ha permeato la cultura, la politica, le relazioni pubbliche e private


Un problema strutturale

 

“La violenza maschile contro le donne è sistemica: attraversa tutti gli ambiti delle nostre vite, si articola, autoalimenta e riverbera senza sosta dalla sfera familiare e delle relazioni, a quella economica, da quella politica e istituzionale, a quella sociale e culturale, nelle sue diverse forme e sfaccettature” scrive dai propri social network il collettivo Non Una Di Meno che anche quest’anno lancerà una nuova azione contro ogni forma di abuso e atto discriminatorio. “Non si tratta di un problema emergenziale, né di una questione geograficamente o culturalmente determinata. La violenza maschile è espressione diretta dell’oppressione che risponde al nome di patriarcato, sistema di potere maschile che a livello materiale e simbolico ha permeato la cultura, la politica, le relazioni pubbliche e private”.

 

 

Mobilitarsi ai tempi del Covid-19

 

L’emergenza sanitaria non consente la riproposizione della manifestazione nazionale che si è svolta durante gli scorsi anni ma Non Una di Meno, i centri antiviolenza e le diverse associazioni transfemministe hanno deciso comunque di far sentire la propria voce, attraverso la costruzione sui diversi territori di una serie di iniziative quali flashmob, performance, webinar e presidi statici. In Trentino Alto Adige, Radio Tandem ha ospitato la trasmissioneMai senza voce” in cui sono intervenute sul tema le realtà più significative e attive del territorio.

A Bolzano la tradizionale “Corsa cittadina contro la violenza sulle donne” viene invece riproposta simbolicamente: attraverso l’hasthag #millemetriassieme è stato lanciato un appello da parte della rete WE- Women Empowerment per invitare la cittadinanza ad esporsi ed opporsi alla violenza di genere. L’invito è di scattare e condividere domenica 29 novembre una foto della lotta contro la violenza corredata di un messaggio personale e dell’apposito hashtag.

 

 

Le reazioni

 

Sono molte le reazioni e le iniziative di associazioni e partiti altoatesini in vista del 25 novembre. Il Team K chiede misure concrete per sostenere economicamente le centinaia di donne che ogni anno si rivolgono alle strutture di assistenza presenti in Alto Adige: “Il denaro non deve essere la ragione per cui le donne non escono da situazioni di violenza, serve un aiuto concreto” sostiene Maria Elisabeth Rieder. “Le donne traumatizzate da anni di violenze, si ritrovano pure indebitate. Non si deve permettere che ciò accada, la nostra Provincia le può aiutare creando un fondo dedicato”.

“La violenza di genere non succede solo tra le mura di casa, ma anche online tramite revenge porn e hate speech” denuncia invece l’Associazione La Strada. “Il fenomeno del revenge porn trova sempre maggior diffusione all’interno della rete e le ragazze faticano a far emergere ricatti e soprusi: si tratta di ex ragazzi o ‘amici’, che per vendicarsi di un rifiuto da parte delle ragazze, pubblicano sul web, senza il consenso delle protagoniste, fotografie precedentemente inviate in un clima di fiducia”.

I consiglieri provinciali dei Verdi Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba, Hanspeter Staffler tramite una mozione si sono attivati allo scopo di proporre, su tutti i livelli scolastici, dei laboratori sulle relazioni non violente: “Il comportamento violento non è una cosa innata, ma viene appreso. Molti bambini - affermano - sono costretti a vivere la violenza in famiglia; ne vengono indirettamente colpiti quando questa violenza avviene tra un genitore e l’altro. Questi bambini, nella loro vita adulta, avranno tre volte più probabilità di incontrare questo tipo di violenza. Questo fenomeno va contrastato”.