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Sulla rotta del Brennero

Qualche criticità migliorata - sui minori non accompagnati - e le carenze che restano, a Bolzano e alla "frontiera". Gli aggiornamenti del rapporto di Antenne migranti.
Migranti Brennero
Foto: Antenne migranti

Alcune criticità in parte risolte, altre ancora lontane dalla soluzione. Nel complesso una situazione che resta difficile per tanti migranti – persone, non numeri – in attesa o in transito in Trentino Alto Adige. Lo segnalano gli aggiornamenti del rapporto Lungo la rotta del Brennero, già illustrato a Bolzano nel settembre scorso, che il gruppo Antenne migranti ha presentato ieri a Verona.

Vediamo quali sono le evoluzioni assieme a Federica Dalla Pria che, dal 2017 presso la Fondazione Alexander Langer, si occupa del progetto di monitoraggio lungo in tragitto.

Bolzano: incrocio tra due vie di transito

Una premessa. Il rapporto presentato a settembre riguarda il semestre gennaio-giugno 2017. E interessa anche Bolzano che è uno snodo nelle due direzioni della migrazione. La città, spiega Federica, “è il punto d’incontro fra due vie di transito”, una in uscita e l’altra in entrata. A percorrere la prima sono persone dirette nel Nord Europa. Ci sono coloro che sono titolari di protezione internazionale e che magari sono sprovvisti del passaporto o del titolo di viaggio, chi ha fatto domanda di asilo in altre città d’Italia e dopo mesi passati ad attendere nelle strutture di accoglienza, non avendo ricevuto una risposta di assistenza all’altezza degli standard previsti o per i ritardi burocratici ha deciso di andarsene. “Un limbo infinito – afferma – in cui si possono passare mesi ad aspettare senza riuscire a lavorare o fare attività di inclusione sociale”. Poi ci sono i migranti appena arrivati, ad esempio dalla rotta balcanica o dalle coste siciliane.

In entrata ci sono invece coloro che passano il Brennero venendo da nord, magari pakistani o afghani che hanno ricevuto il diniego all’asilo in Germania, Austria, Svezia e rischiano il rimpatrio. Chi incontra la polizia italiana alla “frontiera” e viene lì fotosegnalato poi è obbligato a presentarsi in questura a Bolzano per la domanda di protezione internazionale.

Tutti quelli che non rientrano nelle quote ministeriali (dei richiedenti asilo o protezione internazionale che solitamente arrivano via mare e vengono divisi tra le regioni in base alla percentuale di popolazione) e sono dei cosiddetti “arrivi autonomi” sono definiti “fuoriquota”. “A Bolzano, Trento e Verona rimangono senza accoglienza, entrano in lista di attesa per ottenere un posto nelle strutture” ricorda Dalla Pria.

Ed ecco gli aggiornamenti da settembre in poi.

Fuoriquota

A settembre rientravano in questa categoria 160 persone, di cui 80 fisicamente presenti a Bolzano. C’è chi grazie a contatti con connazionali si è spostato in altre città, magari preferendo lavorare in nero in attesa di una risposta del sistema piuttosto che aspettare e vivere di espedienti, dormendo dove capita. “Da metà ottobre a una quarantina di individui che dormivano in strada è stata offerta una sistemazione in strutture di accoglienza in Piemonte, Lombardia, Toscana” dice Federica. Un’altra trentina sono state inserite nei centri accoglienza di Bolzano. “La situazione – continua – è migliorata sicuramente anche se ci sono persone che arrivano e sono costrette a dormire in strada, sotto un ponte o trovano un posto nei letti dell’emergenza freddo”. Questo vale oggi per circa 30-40 persone.

In transito

Mentre tra la primavera e l’estate i volontari hanno constatato il passaggio di tanti minori somali e di famiglie siriane e irachene, da settembre e ottobre con gli sbarchi è aumentato il numero di persone marocchine dirette a nord. Poi ci sono stati i flussi di coloro che arrivati con navi cargo da Grecia e Turchia nei porti pugliesi, di Ancora e Trieste si sono incamminate verso la Germania. Tra questi molti curdi, famiglie e ragazzi, e libici.

Minori non accompagnati

Per Dalla Pria è “una criticità migliorata”. Attualmente i minori senza adulti al seguito vengono ospitati in una struttura al Brennero – benché non apposita per ragazzi – “ma almeno non vengono lasciati in strada” aggiunge l’ex operatrice di strada a Bolzano.

La circolare Critelli

Continua a rappresentare un problema secondo Antenne migranti la disposizione della circolare Critelli, emessa dalla Provincia di Bolzano nel settembre 2016. Il gruppo ribadisce come i criteri adottati limitino l’accoglienza temporanea delle persone vulnerabili arrivate autonomamente. Donne incinte, con bambini, persone con problemi di salute, psicologici o psichiatrici, che salvo casi di estrema gravità non vengono accolte in albergo se “per un lasso di tempo” (“che la circolare non specifica” nota Dalla Pria) sono transitate in altri Paesi europei o altre città italiane.

Famiglie in albergo

Resta precaria secondo Antenne migranti anche la situazione di chi l’ospitalità in albergo messa a disposizione dalla Provincia è riuscita ad ottenerla. Ci sono famiglie con minori per un centinaio di persone in totale (dato di dicembre). “Si trovano a fare tutto da sole perché rispetto a un vero centro di accoglienza, con operatori che aiutano per questioni di salute, inserimento sociale, orientamento lavorativo, scuola, non è vera accoglienza” conclude Dalla Pria.