Kultur | Il ricordo

Il nostro 25 aprile

Lo storico Hannes Obermair racconta una delle date simbolo della storia italiana del secolo scorso, vista da Bolzano.

Gli ultimi giorni di aprile del 1945 l’Italia era già in festa, stremata e in macerie, ma in festa. La guerra era finita, tornare a sperare e a guardare al futuro era di nuovo possibile, il fascismo archiviato definitivamente. In Alto Adige tutto questo avvenne con qualche giorno di ritardo, ma soprattutto avvenne solo parzialmente. Un clima diverso, sospeso nell’incertezza e che lo storico Hannes Obermair descrive nell’intervista che segue, in modo immaginifico, come “grigio”.

Obermair, sappiamo che in Alto Adige il 25 maggio 1945 non corrispose alla data simbolica della Liberazione dal nazifascismo, che avvenne più tardi…

È vero, qui l’arrivo delle truppe alleate è datato ai primi di maggio. Sarebbe controverso stabilire una data precisa, perchè ci fu una coesistenza tra avanguardie della 5ª armata americana e l’esercito  tedesco in ritirata, basata su quello che impropriamente potremmo definire un “gentlemen’s agreement”. Quei giorni sono stati molto difficili per la città, come sempre accade quando si viene a creare un vuoto di potere e a un occupante se ne sostituisce un altro, con gli inevitabili colpi di coda dell’esercito tedesco, incattivito e disperato nella certezza della sconfitta imminente. E quindi – favoriti dal clima di anarchia generale – ecco gli ultimi eccidi, come quello degli operai della Lancia nella zona industriale di Bolzano.

Dai vecchi filmati realizzati in molte città italiane documentano la gioia straripante per la Liberazione, con folle festose che accolgono i “liberatori”. Accadde qualcosa di simile anche a Bolzano?

Purtroppo non disponiamo di documenti filmati. Si sa che tra gli internati del Lager, assurdamente dismessi con tanto di carte timbrate e firmate, le manifestazioni di gioia furono grandi. Ma il clima generale della città era diverso. Oltre alle privazioni materiali e a vaste aree della città ridotte in macerie (un terzo degli edifici erano gravemente danneggiati), vanno fatte altre considerazioni. I sudtirolesi capivano che l’avallo in parte dato al nazismo – anche solo silentemente – lo si poteva ritorcere contro di loro. Ma anche tra gli italiani era chiara la coscienza della collusione con il fascismo. Fu insomma un momento “grigio”, di grande incertezza riguardo al futuro. L’Alto Adige / Südtirol sarebbe rimasto italiano? Il confine dove sarebbe stato posto dai vincitori?

Fin dalla sua costruzione, il Monumento alla Vittoria è stato un simbolo di divisione. Come mai, questo simbolo del fascismo imperante non venne danneggiato o abbattuto?

All’epoca il tema non si pose, le priorità erano ben altre. Va comunque considerato che sono molte le città italiane in cui, ancora oggi, sono presenti monumenti di epoca fascista, nulla di eccezionale quindi. Gli alleati poi ne diedero un’interpretazione, filologicamente impropria, di opera commemorativa ai caduti della Grande Guerra, tenendo la loro parata militare proprio davanti al Monumento alla Vittoria.

Facciamo un passo indietro. Come fu la Resistenza in provincia di Bolzano?

La resistenza in Alto Adige – così come in Austria e in Germania – fu militarmente ininfluente, ma da un punto di vista civile e morale diede delle testimonianze straordinarie come quella di Josef Mayr-Nusser. In generale si tratta di figure isolate che soffrirono della mancanza di solidarietà della popolazione e delle élites, una resistenza disperata. Quella militare fu barbaramente stroncata dai nazisti con le uccisioni di Manlio Longon e Giandomenico Manci, morti che decapitarono la Resistenza locale. È interessante sottolineare come il gruppo di resistenza sudtirolese di Hans Egarter si stesse avvicinando ai partigiani italiani per collaborare, grazie anche al lavoro paziente dei servizi segreti alleati.

Non si può parlare del 25 aprile senza parlare del Lager di via Resia.

Ovviamente. Questo Campo di transito, gestito dalle SS e attivo dall’estate del 1944 fino alla liberazione, fu parte integrante del più vasto sistema concentrazionario ed era luogo di sofferenza per migliaia di innocenti, deportati per motivi politici, “razziali” o religiosi. Una gran parte dovette lavorare in condizioni disumane per scopi bellici nella stessa Bolzano, un’altra parte fu trasferita nei campi di sterminio d’oltralpe e lì uccisa. Bisogna evidenziare che i fascisti di Salò e i nazisti collaborano strettamente nella loro crudele caccia all’uomo. Ed è importante ricordare per sempre questa topografia del terrore anche locale, sia per rispetto della memoria delle vittime, sia per arginare le velleità perverse delle nuove destre italiane e tedesche.

C’è anche un 24 aprile – in questo caso del 1921 – importante nella storia di questa terra.

Sì, in quella data venne assassinato da una squadraccia fascista il maestro Franz Innerhofer di Marlengo, in via della Roggia qui a Bolzano. È un simbolo di resistenza al fascismo, ma in molti non sanno che alle esequie di Innerhofer, avvenute il 26 aprile di quel fatidico anno, alla società civile sudtirolese mobilitatasi tramite uno sciopero generale di protesta, si unirono anche molte delegazioni italiane, con i socialisti e i sindacati ad esempio, nel nome di un internazionalismo ormai purtroppo alquanto svanito. E i fascisti per un po’ di tempo non si fecero prudentemente vedere… In ricordo di Innerhofer verrà posta dal Comune di Bolzano una targa nella piazzetta che qualche anno fa gli è stata intitolata davanti all’entrata dell’Università, elemento significativo di una cultura della memoria cittadina condivisa e condivisibile.

 

Di seguito il programma delle cerimonie che si terranno a Bolzano per commemorare la Festa della Liberazione. Anche quest'anno il Comune ha organizzato due i cortei, uno guidato dal sindaco, l'altro dal vice, che renderanno omaggio ai caduti, in vari luoghi simbolo della città.

Ore 8.45, via del Parco: inaugurazione del murales in ricordo dell'eccidio del 12 settembre 1944.  Ore 9.30, Palazzo Municipale: onore ai caduti per la Patria, la Libertà e la Pace. Ore 10, piazzetta Franz Innerhofer: scopertura della targa in ricordo del maestro Franz Innerhofer. Corteo guidato dal sindaco. Ore 10.30, parco Rosegger - via Marconi: onore alla Medaglia d'Oro Salvo D'Acquisto.  Ore 11, piazza IV Novembre: onore alle Medaglie d'Oro Manlio Longon e Giannantonio Manci. Corteo guidato dal vicesindaco. Ore 10.45, cimitero civile di Oltrisarco: ore 11, via Volta: onore ai Caduti dello stabilimento Lancia. Ore 11.15, via Siemens: onore ai martiri della Libertá. Ore 11.45, piazza Adriano: onore ai Caduti per la Liberazione. Ore 12.15, Muro del Lager in via Resia: onore agli ex internati del Lager.

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no name Do., 25.04.2013 - 16:16

Mi piace molto come festeggiano il 25 aprile i nostri vicini veneti: grandi gruppi di persone (chi c'é c'é) s'imbarcano sul Po e nelle lagune e, raggiunte le rive o gli isolotti, fanno delle grandi mangiate e base di pesce alla griglia. un vero inno alla primavera e alla libertá.

Do., 25.04.2013 - 16:16 Permalink