Gesellschaft | L'intervista

"Io, dimenticata come il carcere"

Parla Elena Dondio, referente del sindaco per il carcere di Bolzano: "Struttura in condizioni oscene. La politica assente, anche per il mio ruolo nessuna attenzione".
Elena Dondio
Foto: Salto.bz

Qual è la vera ragione, la ragione di fondo, per la quale una bella, civilissima, e per tanti versi avanzata città come Bolzano ha un carcere che versa in condizioni vergognose?

L'argomento, di stringente attualità dopo l'intervento della ministra Cartabia che pare aver prodotto finalmente un'accelerazione verso la costruzione della nuova casa circondariale, merita qualche riflessione.

Perché una provincia idilliaca, con i fiorellini alle finestre e uno spiccato senso del decoro, con tutto in ordine, ha un carcere che è una fogna? Che cosa ha spinto negli anni, nei decenni la politica locale a non occuparsi dell'argomento, ma a seguire con una sostanziale inerzia la colossale inerzia romana, data la competenza nazionale sulla materia?

Interessante, al riguardo, una chiacchierata con Elena Dondio, insegnante, "referente del sindaco con funzioni di garante" del carcere di Bolzano.

Salto.bz: Professoressa Dondio, qual è realmente, attraverso la sua esperienza, le sue competenze, la situazione effettiva in cui versa il carcere di Bolzano?

Elena Dondio: "Le basta sapere che ci sono luoghi dove il water è attaccato al cucinino? Che nelle celle entrano i topi provenienti dal fiume, che i materassi sono lerci, che i bagni sono in condizioni pietose? Se vuole vado avanti, però prima vorrei dire una cosa personale. Apparentemente personale, ma che riguarda in realtà il livello di dignità che alla mia funzione viene attribuita"

Dica pure.

La vuole sapere la verità? Lei viene qui a domandarmi del carcere, io preliminarmente le rispondo dicendo che così come il carcere è stato per decenni dimenticato, anche io nelle mie funzioni sono totalmente dimenticata, esattamente allo stesso modo del carcere. Tutto si tiene, in questo senso, e tutto è coerente.

Visto che solleva il tema, in che senso sostiene di essere dimenticata?

A me non sta bene essere referente del sindaco, troverei più corretto, e più dignitoso per la carica e per il suo significato, delicatissimo, essere il referente della città di Bolzano, che senso ha essere referente di una persona sola?

E quindi?

Quindi ho scritto al sindaco Caramaschi, gli ho chiesto che la mia carica e il mio ruolo vengano riconosciuti dal Consiglio comunale, com’è giusto che sia.

Risposta?

Nulla, nessuna risposta.

Il sindaco le chiede relazioni sul suo operato, si informa suo tramite delle condizioni di vita dei detenuti?

Che io ricordi, non ha mai mostrato interesse, almeno con me. Non escludo possa farlo in altro modo, ma con me, che pure sarei la sua referente sul tema, nulla.

Caramaschi non ha mai mostrato interesse per la condizione dei detenuti

E allora la sua carica cos'è, che senso ha?

Credo da parte sua sia stato un contentino dopo le elezioni. Ma non dovrebbe essere così; soprattutto in una situazione gravissima come quella in cui versa il carcere di Bolzano, occorrerebbe rispetto e considerazione per il ruolo che svolgo, e ripeto che dovrei essere rappresentante della città, non del sindaco.

 

 

La situazione in cui versa il carcere, diceva. Ce la illustra?

Cosa dire... I problemi, che già le accennavo, sono enormi, per non parlare della situazione sanitaria...

Le cattive condizioni delle carceri sono una piaga nazionale, ma perché proprio qui a Bolzano, nel ricchissimo e progredito Alto Adige, si è arrivati a questo scempio?

Bella domanda, me lo chiedo tutti i giorni anche io. Sia chiaro che le case circondariali sono competenza nazionale, non provinciale, però...

Però?

Però se la politica locale avesse mostrato più interesse al problema, forse a livello nazionale una mossa se la sarebbero già data un po' prima, non trova?

E perché, a suo avviso, la politica locale non ha mai preso realmente a cuore il problema?

Kompatscher lo sta facendo, con serietà, e gliene va dato atto. Ma, in generale, a chi vuole interessi come vivono i carcerati? C'è una diffusissima mentalità afflittiva della pena, tanta parte della cittadinanza crede che sia giusto metterli lì e 'buttar via la chiave', come si dice. Allora un politico medio non ha alcun interesse ad occuparsi di temi che evidentemente non gli portano nulla, e che anzi sono pure in questo senso potenzialmente controproducenti.

Adesso però pare che qualcosa si stia muovendo…

Dopo l'intervento della ministra, ci sono le luci dei riflettori, e qualche politico si fa vedere, ma poca roba.

 

 

Quali sono le problematiche che le vengono sottoposte nello svolgimento della sua attività?

Come le dicevo, tanti detenuti mi parlano di problemi sanitari, cose che all'esterno possono magari apparire banali, una dentiera, una protesi, tutte cose che però in carcere sono difficilissime da ottenere. Mi creda, le condizioni sono davvero terribili.

Un carcere così malmesso, così vecchio, che funzione può avere in termini di rieducazione?

Nessuna. Anzi: un carcere così tenuto è soltanto un luogo afflittivo e, in quanto tale, moltiplicatore esponenziale della criminalità. Io sono radicale, Pannella spiegava sempre che il carcere è la Facoltà universitaria della delinquenza, quando si esce si delinque più di prima. E la cosa preoccupa enormemente, ancor più perché assistiamo a un drastico abbassamento dell'età di ingresso. La vogliamo dare o no un minimo di speranza a questi ragazzi che magari hanno sbagliato ma andrebbero visti come persone da reinserire e non come reietti della società?

Qual è l'altro problema grande?

Si lega alla mia risposta precedente: il lavoro. Se ai detenuti, soprattutto quelli più giovani, non forniamo un percorso che permetta di apprendere un mestiere, possiamo verosimilmente sperare che, una volta usciti, non tornino a delinquere? Un carcere funziona davvero se i detenuti possono utilizzare il tempo in maniera costruttiva, insomma un carcere che non sia luogo dell'ozio forzato. Purtroppo nel carcere di Bolzano non si lavora, e questa è forse la vera tragedia, l'altro elemento di enorme difficoltà. Per non parlare poi delle esigenze legate all'affettività, pochissimo considerate.

Come sono le condizioni dei bagni?

Oscene.

Il personale carcerario come regge, in questo marasma?

Il personale carcerario lavora davvero bene, fa quel che può al massimo della capacità, davvero in questo senso nulla da dire.

Il suo momento più felice, in questa difficilissima esperienza?

Quando sono riuscita a far regalare delle spin bike per un minimo di attività fisica dei detenuti. Lì sì, sono stata contenta.

Ha mai paura quando è a colloquio con un detenuto?

Vuol sapere la verità? Ho spesso molta più paura fuori, i detenuti, con me, si sono sempre comportati in maniera correttissima.

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Karl Trojer Di., 28.06.2022 - 11:14

Als Gesellschaft müssen wir uns ernsthafter mit der Problematik von Mitmenschen befassen, die mit dem geltenden Gesetz in Konflikt geraten sind, zu Kerkerstrafen verurteilt wurden und bei viel Skesis zu geringe Chancen zur Wiedereingliederung vorfinden. Mancher dieser "Unfälle" passiert unerwarteter als man meint; besonders tragisch finde ich es, wenn in diesem Zusammenhang Mütter von ihren Kindern getrennt werden.

Di., 28.06.2022 - 11:14 Permalink