Gesellschaft | Tensioni

“Proprio un bel modo di ricucire le ferite”

Sul Corriere della Sera Gian Antonio Stella è tornato a parlare di Schützen, tricolore e alpini. Usando parole forti come non mai.

La penna pungente di Gian Antonio Stella colpisce ancora. L’occasione, ghiotta, è giunta grazie al rifiuto di esporre il tricolore il 24 maggio, condiviso anche se con diverse sfumature dalle due province ed anche dai comuni del Tirolo Storico. 

Stella - nella pagina intera che gli è stata riservata sull'edizione del Corriere di sabato 23 maggio - si diverte molto a citare pari pari le espressioni utilizzate dai tiratori scelti trentini, definiti nei titoli “gli altri Schützen”. E non ce n’è solo per la bandiera, ma anche per gli alpini che nel 2018 terranno a Trento l’adunata nazionale

“L’adunata degli alpini ha tutta l’intenzione di completare l’etnocidio del popolo tirolese.”

Stella ricorda pure che gli Schützen trentini considerano Cesare Battisti (“impiccato tra le sghignazzate del boia”) niente meno che “un traditore, un voltagabbana, una spia”. 
Al di là degli estremismi tirolesi, il giornalista del Corriere spiega dunque dove si origina il grande rifiuto di Alto Adige e Trentino all’esposizione del tricolore imposta da Roma in occasione del centenario dell’entra dell’Italia nella grande guerra. Stella fa riferimento alle ‘ferite profonde’ che quegli anni causarono nella regione più a nord dell’attuale territorio nazionale. 
E parlando dell’attuale cornice europea, il giornalista definisce ‘di seta’ il confine attuale tra Austria e Italia, ricordando non a sproposito quanto Silvius Magnago era solito dichiarare in merito alla sua identità: “mi sento un cittadino italiano e un patriota austriaco”. 

Sudtirolo e Trentino sono terre sfaccettate. Capaci di condannare le guerre senza se e senza ma (“Il nazionalismo porta all’abisso”, la recente dichiarazione di Arno Kompatscher), ma allo stesso tempo - ricorda Stella - di far sfilare gli Schützen "dotati di carabina Mauser 98K, che rappresenta uno dei simboli dell’oppressione in Europa essendo stata l’arma della Wehrmacht e delle SS”. Per non parlare delle croci recentemente poste sui confini (“affidati alleternità insieme al Tirolo storico, alla sua identità ed i suoi contoni immutabili e di nuovo impermeabili”, e questa volta Stella cita Campostrini, editorialista del quotidiano Alto Adige). 

La parte finale dell’articolo di Stella è dedicata, ancora, ai tiratori scelti, ed alla loro visione del “passato mai elaborato criticamente”. Il giornalista del Corriere fa riferimento alla compromissione degli Schützen con il nazismo e - citando lo storico Leopold Steurer - ricorda che “per tutti gli anni ’80 i tiratori scelti sono stati in prima linea a raduni neonazisti”. 

Stella si domanda se “l’organizzazione con simpatie para-militari finanziata con soldi pubblici” sia cambiata rispetto al recente passato. Ma è davvero scettico in merito, perché gli Schützen giungono in questi giorni persino a mettere in dubbio la ‘costituzionalità’ dell’Associazione Nazionale Alpini. 

“È un’associazione che fa dell’apologia del Fascismo il proprio punto focale e programmatico. Lo testimonia il riferimento del Presidente ANA Pinamonti alla ‘gloriosa’ Legione Trentina, proprio quella che diede inizio all’etnocidio subìto da tutto il Popolo Tirolese”. 

Da qui il cosiddetto ‘etnocidio’ che, secondo i tiratori scelti trentini, “l’adunata degli alpini a Trento del 2018 ha tutta l’intenzione di completare”. 

Proprio un bel modo di ricucire le ferite”, conclude Stella.

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Salto User
Anonymous (nicht überprüft) Mi., 27.05.2015 - 19:34

Di seguito uno scritto della Legione Trentina. Ai lettori il giudizio sull'operato del Presidente degli Alpini, che ancora oggi la definisce "gloriosa".

LEGIONE TRENTINA
Associazione fra i Trentini combattenti nel R. Esercito
Trento, 10 Aprile 1919
MEMORANDUM SU L’OPERA DI EPURAZIONE
AL POPOLO TRENTINO, ALLE AUTORITÀ
I volontari trentini, nell’imminenza della sospirata annessione ufficiale all’Italia, di fronte alla sfacciata invadenza di certa gente indegna resa possibile solo dall’eccessiva biasimevole tolleranza del pubblico e conseguente spiegabile acquiescenza dell’Autorità, ritengono un dovere riaffermare completo il loro pensiero su una questione che tanto appassiona e preoccupa l’animo dei patriotti.
Essi sentono di additare in tal modo la sola via che possa condurre alla concordia duratura, necessaria nel nostro paese e da tutti sinceramente auspicata. La nostra gente, sia che partecipasse ardentemente alla lotta nazionale, sia che, assillata dalle necessità e dalle strettezze della vita, non si occupasse di politica, era e si sentiva tutta nell’intimo dell’animo profondamente italiana: questa coscienza videro prorompere in commossa esultanza i soldati d’Italia convergendo su Trento e riveste d’un aspetto sinceramente italiano tutte le manifestazioni del popolo nostro.
La tenace italianità della gente trentina non potendo in nessun modo essere posta in dubbio, possiamo con tutta franchezza denunziare ed affrontare un male già verificatosi dal resto in passato - e in proporzioni anche più gravi - nelle altre nobilissime regioni d’Italia che conobbero l’oppressione austriaca.
Esistono delle persone che, per pochezza d’animo, o perché nate e cresciute nell’aulico ossequio all’autorità, costituita, o per interesse, hanno offeso il sentimento del nostro popolo mostrando ostentatamente il loro attaccamento agli Absburgo; degli individui che 1’austrofilia esasperarono fino al disprezzo ed all’odio per quanto era italiano, taluno giungendo fino a manifestare la propria gioia per un rovescio delle armi nostre, tal altro scendendo fino all’obbrobrio di chiedere “1’onore” di combattere al fronte italiano. Accanto a questi ultimi, esiste un numero per fortuna limitatissimo di esseri abbietti, strumenti coscienti dell’oppressione straniera, che, per lucro, per vendetta, o per altri turpi moventi, emularono la ferocia degli sbirri austriaci.
Questi individui non possono restare impuniti: ogni generosità, ogni clemenza suonerebbe ingiuria a quanti hanno sofferto per aver amato la patria, sarebbe considerata segno di debolezza dalla stessa gente indegna.
Non rappresaglie chiedono i volontari trentini, sibbene quella giusta sanzione che i colpevoli stessi attendono:
per gli austriacanti, freddezza da parte del pubblico, esclusione dalle Associazioni, eliminazione dai pubblici uffici o trasferimento in altra regione;
per i rinnegati, per i disonesti, per i fiduciari dell’Austria, per le spie, per i vermi della società, il disprezzo della pubblica opinione, il boicottaggio da parte dei cittadini, l’esclusione da qualsiasi impiego pubblico e privato. Compiuta questa giusta e doverosa opera di epurazione e raggiunte in tal modo la tranquillità del Paese e la concordia degli animi, il Trentino nostro riprenderà fiducioso e con animo forte il lavoro intenso necessario per il suo risorgere dopo le perdite inestimabili di vite e di beni.
LA LEGIONE TRENTINA

Mi., 27.05.2015 - 19:34 Permalink