Umwelt | Trasporto pubblico

Autobus, altrove la pensano diversamente

A Mantova si va verso la metanizzazione della flotta, qui da noi si ciancia di bus a idrogeno, elettrici, ibridi-diesel: la differenza fra strategia e le foglie di fico.
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Foto: Michele De Luca

Sarete ormai stanchi di leggere questi miei interventi. Eppure è la cronaca di tutti i giorni che dovrebbe farci porre delle domande su cosa si sta facendo qui da noi.

A Mantova hanno presentato giusto ieri i nuovi autobus, fra cui una dozzina a metano urbani e, cosa che qui da noi si ritiene impossibile, anche interurbani. Si legge:

Sono dunque 12 in totale i bus a metano (7 interurbani e 5 urbani Menarini Citymood CNG), in linea con il programma di metanizzazione della flotta lanciato l’anno scorso: esso prevedeva un investimento complessivo di oltre 10 milioni di € e l'obiettivo di arrivare ad avere il 100% della flotta urbana e il 30% di quella interurbana alimentati a metano, con importanti benefici di riduzione delle emissioni inquinanti, di maggiore sicurezza a bordo e di risparmi in termini di costo del carburante.

Poi:

Sono già pianificati anche gli investimenti per il futuro e perfettamente in linea con il progetto di metanizzazione, che vedrà a breve anche la costruzione di un impianto di compressione e distribuzione di metano all'interno del deposito APAM: per il 2019 è previsto l'acquisto di 10 nuovi bus per il parco urbano e di 5 per quello interurbano, tutti a metano; per il 2020 ulteriori 11 bus urbani e 6 bus interurbani sempre alimentati a metano.

Curioso, a Mantova sì e da noi… ecco, lasciamo perdere. Basti solo pensare che si compreranno di nuovo (dopo lo sciagurato acquisto del 2012/13) bus diesel per non investire in un nuovo impianto di rifornimento del metano, la cui conseguenza, questo lo si sa già, sarà che a Bolzano, Laives e Merano verrà dismessa la flotta dei bus GNC, peraltro parecchi con ormai quasi vent'anni sul groppone, grazie alle politiche di "non-investimento" del rinnovo della flotta da parte della Provincia.

Come voce del tutto solitaria sono anni che vado a dire certe cose e a… farmi un fegato così con la politica muta, assente e che si fa intortare con storielle e "non risposte" quando lo stato della flotta di Sasa è catastrofica e l’interurbano viaggia tutto a gasolio. “Bravi”, davvero “bravi”! Sarcasticamente, s’intende.

Segnalo poi che in questo articolo l’a.d. di Apam, che è anche direttore di Brescia Trasporti, dà una stoccatina mica da ridere ai bus elettrici, che certamente fra un po’ saranno presentati in pompa anche a Bolzano:

«Vent’anni fa il metano era l’unica alternativa al consumo di gasolio, e ancora oggi, dal punto di vista dell’emissione d’inquinanti, il differenziale resta spaventoso, dal 54 al 65%. Vero, il mezzo integralmente elettrico non emette alcun tipo d’inquinante durante la marcia, ma le questioni sono a monte – com’è stata prodotta l’energia? – e a valle. Il problema è lo stoccaggio dell’energia elettrica, le batterie sono pesanti e ingombranti, oltre che costose, e, soprattutto, si esauriscono nel giro di qualche anno. Smaltimento e rigenerazione sono processi inquinanti. Considerando che il metano lo si può avere attraverso il riciclo della frazione organica dei rifiuti, senza inquinare, è assumibile che, allo stato attuale e nel suo ciclo completo, un mezzo a biometano abbia lo stesso impatto ambientale di uno elettrico».

Che si abbiano pochi argomenti quando si citano cifre e dati, lo ha dimostrato l’incontro tenutosi di recente a Laives. I vertici di Sasa (ma pure quelli politici) non sapevano più cosa rispondere nell’imbarazzo generale. Lo stato del bus ripreso nella foto che circola da giorni così sulle strade del capoluogo è l’emblema di dieci anni di mancato rinnovo della flotta e quando lo si è fatto, si sono comprati bus a gasolio a go-go, pure quelli usati, come avverrà per i prossimi 31 in arrivo. Tanto basta non dirlo che saranno a gasolio, ci sarà qualche mezzo ibrido (ma i conti non tornano...), come ennesima foglia di fico di una strategia del tpl sui mezzi da ripensare radicalmente. Ma non lo si farà mai perché vorrebbe dire ammettere che qualcosa nell’ultimo decennio non ha proprio funzionato e, per quanto sia paradossale (nonché infantile), non fosse altro per non dare neanche un minimo di ragione al sottoscritto. Da vertici che dovrebbero alzare il cappello e andarsene. Adesso, subito, non domani, né dopodomani.