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I compositori? Quasi scomparsi, pare.

Pochi numeri, alcune considerazioni e tre celebri citazioni a riguardo della stagione sinfonica dell’orchestra Haydn e di quella della Società di concerti.
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Foto: Archivio Haydn
Erano anni, dalla conclusione della direzione artistica di Hubert Stuppner nel 2002, che mancava all’orchestra Haydn un programma bello e interessante come quello della stagione in corso, la prima a firma di Giorgio Battistelli.
Tempi Moderni di Chaplin proposto con la musica dal vivo, alcuni concerti brevi in orari inusuali, e soprattutto lo spazio non marginale affidato alla musica di ottimi compositori viventi, ne sono gli elementi per noi caratterizzanti. Immaginavamo fosse un primo audace e felice passo verso una programmazione nuovamente attenta al contemporaneo.
 
 
Con queste premesse, alla conferenza stampa di presentazione della prossima stagione sinfonica, la seconda a firma del nuovo direttore artistico, anche compositore di fama internazionale, siamo rimasti perplessi.
 
Cominciamo con l’aritmetica. Sommando le date di nascita dei compositori delle opere eseguite e dividendo la somma ottenuta per il numero di composizioni considerate, otteniamo la media aritmetica delle date di nascita degli autori delle opere proposte, ovvero la data di nascita del “compositore campione” della stagione.
 
Nel caso della stagione che sta per concludersi il “compositore campione” è nato nel 1834, ovvero a 188 anni da oggi. Un secondo dato per noi qualificante è quello del numero di (ottimi) compositori viventi presenti: nell’arco dei 19 appuntamenti sono 5.
 
Esaminando invece il cartellone della prossima stagione troviamo che il “compositore campione” è nato nel 1810, 212 anni fa. E’ ancora più “attempato” di 24 anni rispetto a quello della stagione in corso. E inoltre, ovvero soprattutto, tra i 26 compositori che saranno proposti, solo uno è in vita.
 
Detto diversamente, nella prossima stagione ascolteremo da ottimi interpreti un prezioso repertorio, congegnato con un raffinato pensiero, i cui compositori sono però, salvo una eccezione, tutti scomparsi.
E’ una scelta che stupisce anche visto il successo dei recenti concerti della Haydn che hanno dato spazio alle musiche del nostro tempo.
 
 
Volgiamo ora lo sguardo al programma della Società dei Concerti, a firma di Josef Lanz. Per la Stagione 2022 il “compositore campione” è nato nel 1804, ossia 218 addietro. Nel cartellone dei 14 appuntamenti troviamo i nomi di 3 compositori viventi, più quelli dei componenti di Vision string quartet, autori di brani di impronta folk.
 
Torniamo a considerare il profilo del nostro “compositore campione” della prossima stagione sinfonica dell’orchestra Haydn. E’ nato nello stesso anno di Ferdinando Carlo Maria di Borbone, futuro Ferdinando II re del Regno delle due Sicilie. Il 1810 è anche l’anno in cui viene arrestato e poi fucilato il combattente tirolese che aveva sconfitto le truppe di Napoleone, ossia Andres Hofer. In quell’anno Nicolas Appert aveva inventato il metodo per la conservazione ermetica dei cibi, e Abraham-Louis Breguet creato il primo orologio da polso, per la regina di Napoli. Guardando al globo intero ricordiamo l'insurrezione delle colonie spagnole in America e la conseguente proclamazione di indipendenza per la Colombia, mentre gli Stati Uniti si annettevano la Florida occidentale. In questo mondo, lontanissimo dal nostro, veniva alla luce il nostro “compositore campione”.
 
Oggi diffideremo di una Azienda sanitaria che nei suoi vari servizi, in media, proponesse cure secondo gli standard del primo Ottocento, e se anche concordiamo con l’idea che nella scienza esiste “progresso”, mentre nell'arte piuttosto “trasformazione”, una programmazione artistica, sia essa in campo sinfonico oppure cameristico, che abbia il suo baricentro così lontano nel tempo, ci lascia comunque perplessi.
tradizione è la custodia del fuoco, non l'adorazione della cenere”
E’ sempre stato così, a Bolzano, in Italia e altrove? Assolutamente no.
Per il pubblico delle chiese e delle corti barocche quella che oggi definiamo musica d’arte era musica contemporanea, i concerti erano ricchi di prime esecuzioni, e spesso anche un’opera bella e di successo dopo poco veniva accantonata in favore di una nuova composizione. I figli di Johann Sebastian Bach ritenevano la musica del padre superata. Nel periodo classico la situazione sostanzialmente non era cambiata. E’ in epoca romantica che si inizia a riscoprire e valorizzare i compositori del passato. Il culto di Bach è avviato da Mendelssohn nel 1829 con la prima esecuzione in epoca “moderna” della Matthäuspasion. Nel 1850 Robert Schumann, Moritz Hautmann e Otto Jahn fondano la Bach-Gesellschaft, con lo scopo di mettere a stampa tutte le opere di Johann Sebastian Bach. Il culto del passato aveva messo solide radici.
 
Ancora nel secondo dopoguerra però, la programmazione era più attenta di oggi al contemporaneo. Torniamo a Bolzano e prendiamo ad esempio la stagione 1946-1947 della Società dei Concerti. Raccogliamo i dati senza fatica, grazie al database della Società dei concerti consultabile da tutti sul sito, frutto del lavoro di Giuliano Tonini, Marina Rubbo e Marino Criscione. Nella stagione a firma di Mario Mascagni troviamo che il “compositore campione” era nato nel 1806, ossia “solo” 141 anni prima, e che nel corso dei 10 appuntamenti erano state eseguite opere di 7 compositori viventi, tra i quali figurava anche l’allora docente di composizione del Monteverdi, Alfredo Sangiorgi.
 
La programmazione musicale rivolta ostinatamente al passato come oggi accade non solo a Bolzano o in Italia, ma non ovunque, è dunque un’eccezione nella lunga storia della musica d’arte.
 
Per Gustav Mahler “tradizione è la custodia del fuoco, non l'adorazione della cenere”. Una suggestiva immagine è anche quella proposta da Victor Hugo, per il quale “la tradizione è fatta di radici e tronco che a ogni primavera devono generare rami, germogli, fiori e frutti sempre nuovi”.
 
 
Il più bell’esempio in musica di questo modo di intendere la tradizione l’abbiamo ascoltato quest’anno da Veronika Eberle e Nils Mönkemeyer, ospiti della Società dei Concerti.
Con violino e viola hanno proposto, nella prima parte del loro concerto, un programma che iniziava e si concludeva con le linee melodiche della monaca medioevale Ildegard von Bingen, e in questa cornice le musiche del nostro contemporaneo György Kurtág erano il filo rosso in un percorso senza soluzione di continuità che alternava opere antiche e novecentesche, a firma di Nicola Matteis padre e figlio, Morton Feldman, Johann Sebastian Bach e John Cage. Al termine gli applausi dei numerosi presenti erano calorosi, ammirati, prolungati.
 
Una serata che ci ha rammentato una frase del saggio “L’anima di Hegel e le mucche del Wisconsin” di Alessandro Baricco: “La musica colta è la musica riservata di un’umanità protesa al di là del diletto e in viaggio sulle rotte dello spirito”.
 
Il pubblico dell’Auditorium e della sala Michelangeli ha più volte mostrato di avere desiderio di scoprire, sorprendersi e appassionarsi (anche) all’ascolto delle meraviglie della musica d’arte del nostro tempo. Come è accaduto per secoli a chi ci ha preceduto. I compositori, ottimi e talvolta geniali, ci sono anche oggi, numerosi.
Auspichiamo dunque stagioni sinfoniche e cameristiche che mostrino i rami, germogli, fiori e frutti di questa ricca tradizione anche a Bolzano, città che, ricordiamolo almeno per inciso, come poche investe nella musica d’arte.
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Karl Trojer Fr., 27.05.2022 - 08:58

KomponistInnen sind rahr und nicht züchtbar... Da lohnt es sich, öfters "althergebrachte" aufzugreifen und aufzuführen. So, mit Beethovens 9.Symphonie, ein Kunstwerk, das die Transzendenz in unsere Zeit bringt.
In diesen Tagen wird diese wunderbare Symphonie von einem musikalisch sehr sensiblen Orchester der Konservatoriums-StudentInnen und einem bunten Chor einer deutschen und einer italienischen Oberschule ergänzt mit SängerInnen aus ganz Südtirol, zur Aufführung gebracht wird :
heute, am 27.05.22 um 19,30h im Haydn-Saal in Bozen,
am Sonntag, 29.05. um 19,30h in Schlanders und
am Montag, 30.05. um 19,30h in Brixen.

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