Gesellschaft | Aborto

La legge 194/78

Cosa non dice la relazione annuale sull’attuazione della legge 194/78.
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Con molti mesi di ritardo rispetto al termine legale per la pubblicazione (febbraio di ogni anno), pochi giorni fa è uscita la relazione annuale sull'attuazione della legge 194/1978 che offre in molto punti una lettura non rispondente alla reale situazione vissuta dalle donne che vogliono abortire. Libera di abortire org ne ha fatto un’analisi: 

- nel rapporto si legge che “l’Istituto Superiore di Sanità ha organizzato una rilevazione ad hoc da cui è emerso che tutte le Regioni hanno reagito prontamente alla situazione e che i servizi hanno riorganizzato opportunamente i percorsi IVG” ma durante la pandemia l’accesso alla IVG è stato reso ancora più difficile dalla chiusura reparti, dalla sospensione del servizio farmacologico (che ha imposto il ricorso al metodo chirurgico), dalla riduzione dei giorni di accesso agli ambulatori, dalla carenza di personale.

- La relazione sembra celebrare come un successo le “diminuzioni particolarmente elevate” di IVG Molise, Umbria, Marche, Calabria e Lazio, regioni con altissimi tassi di obiezione. 

- Secondo la relazione, la presenza di 2,9 punti IVG ogni 100.00 donne rappresenterebbe un servizio adeguato e il carico di lavoro di 10 IVG settimanali per medico non rappresenterebbe un fattore di criticità.

Nel marzo 2021 il Consiglio d’Europa aveva nuovamente criticato l’Italia per disparità di accesso alla IVG a livello locale e regionale; insufficienza di personale medico specializzato un po’ ovunque; per l’aumento dei numero di ginecologi obiettori; per la discriminazione sul lavoro dei medici non obiettori e per l’assenza di monitoraggio da parte del governo, che era stato incapace di fornire informazioni sul numero di domande d’aborto che non hanno potuto essere soddisfatte in un determinato ospedale o regione a causa del numero insufficiente di medici non obiettori.