Gesellschaft | Multiculturalismo

Artioli: “Contiamo le famiglie e le persone plurilingue”

La Consigliera provinciale Elena Artioli (Team Autonomie) propone di censire famiglie e individui capaci di interagire in più lingue: sono preziose alla convivenza e risultano economicamente più dinamiche.

Elena Artioli non si dà per vinta. Dopo aver bussato inutilmente alla porta di Luis Durnwalder – dal quale era riuscita a strappare solo “una mezza promessa” -, adesso si rivolge al nuovo Presidente della Giunta provinciale, Arno Kompatscher, con una nuova interrogazione che chiede la disponibilità a “contare” le famiglie e le persone plurilingue residenti nella nostra provincia.

“Dobbiamo contarci – così Artioli – perché è giusto che si abbia un quadro preciso della consistenza di una realtà sempre più numerosa (ma se non esistono numeri al riguardo com'è possibile definire i plurilingue più numerosi rispetto al passato? ndr). Tra la gente c’è tanta voglia di convivenza e non è più così complicato come ai tempi di mia madre realizzare un matrimonio misto”.

Nel comunicato diramato, Artioli non definisce in modo preciso la natura dei “soggetti plurilingue” da censire (in modo vago si parla di “persone che, pur dichiarando di appartenere ufficialmente ad uno dei tre gruppi riconosciuti dal nostro Statuto di Autonomia, si sentono contemporaneamente dei mistilingue”), afferma però che si tratti di individui capaci di “produrre un reddito più alto” di quelli definiti “monolingue”, fornendo inoltre maggiore qualità ai fini della costruzione di una società “pluriculturale”. Qualità “pluriculturale” (ma nel testo si parla esclusivamente di “biculturalità”, dimenticando dunque i ladini) che ovviamente dovrebbe limitarsi strettamente al riconoscimento dei maggiori gruppi linguistici residenti storicamente in Alto Adige. 

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Mensch Ärgerdi… Do., 27.02.2014 - 19:17

Ich spreche beide Landessprachen, habe italienische und deutsche Freunde, Bekannte und Familienagehörige, bekenne mich aber ohne Probleme als Angehöriger der deutschen Sprachgruppe. Ich kann mir schon gut vorstellen, dass es Leute in einer ähnlichen Situation wie meine gibt, die sich nicht zu einer Sprachgruppe bekennen können weil sie sich einfach als beides fühlen, aber müssen diese wirklich als neue Volksgruppe anerkannt werden? Eine solche Anerkennung wird gemacht um die Minderheit als solche, ihre Tradition, kulturelle Identität, Geschichte usw zu bewahren, diese werden doch schon durch den Schutz der Minderheiten der sie entstammen geschützt. Oder etwa nicht?

Do., 27.02.2014 - 19:17 Permalink