Politik | L'intervista

“Bizzo? Ma quale vittima”

Il vicepresidente della Provincia Tommasini sul caso Bizzo, la mozione di sfiducia, la pazienza a termine della Svp, i patti fra gentiluomini e il futuro del Pd.
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Foto: Facebook

salto.bz: Tommasini, dica la verità, è contento che Bizzo abbia fatto le valigie

Christian Tommasini: Devo dire piuttosto che c’è un po’ di amarezza soprattutto per i tempi e i modi con cui Bizzo e i suoi si sono mossi. Rispetto la diversità di opinioni ma erano tanti i momenti in cui si poteva scegliere di uscire dal Pd, prima o dopo il congresso, che peraltro non ha certamente premiato l’ala bizziana, oppure, ancora, prima o dopo le primarie. E invece non solo hanno deciso di andarsene a dieci giorni dalle elezioni ma hanno pure messo in atto questa scenetta dell’uscita in due tranche così da avere più enfasi mediatica, soprattutto a livello nazionale. Una scelta che non è stata giudicata positivamente da più parti come si è potuto constatare nei giorni successivi, e ne sono un esempio anche le dichiarazioni dell’ex assessora Barbara Repetto.  

Posta la platealità del gesto non crede che la dirigenza del Pd abbia la sua buona dose di responsabilità per non essere riuscita a tenere dentro la minoranza?

Qualche mese fa al congresso una linea ha vinto nettamente sull’altra. A quel punto Uwe Staffler, rappresentante di quella linea “sconfitta”, pur trovandosi in minoranza, si è messo al servizio del partito, e tutti abbiamo detto: ora si lavora insieme. Il percorso è stato democratico. È indicativo che lo stesso Staffler, il quale poi aveva fatto campagna elettorale alternativa al nostro gruppo per la segreteria provinciale del partito, ieri sera abbia moderato l’appuntamento clou della campagna elettorale per le prossime politiche, ovvero l’incontro con Maria Elena Boschi e Reinhold Messner. Gli spazi per la minoranza, insomma, sono stati aperti, mi chiedo cos’altro si potesse fare. 

Forse mettere in conto che le candidature di Boschi e Bressa non sarebbero state accolte a testa bassa da tutto il partito? Anche spedire un invito a un evento elettorale del Pd firmando come rappresentante istituzionale della Provincia non è stata una grande idea, non trova?

Se qualcuno si è sentito offeso mi scuso di questo. Per quel che riguarda in generale la questione candidature la prossima sarà una legislatura difficile, e avevamo bisogno di un uomo di esperienza come Gianclaudio Bressa che mantenesse uno stretto contatto fra la nostra autonomia e il governo centrale. Bressa ha fatto tanto a vantaggio non della Svp ma di questo territorio. In quanto a Boschi è una persona seria e preparata e conosce il territorio meglio di quanto si pensi. Credo che ci fosse bisogno di una scelta forte in merito ai candidati, di parlamentari di peso per salvaguardare autonomia e autogoverno. E così è stato.

Gli spazi per la minoranza nel Pd sono stati aperti, mi chiedo cos’altro si potesse fare

Sul lato pratico tuttavia l’uscita dei 15 dal Pd significa anche meno soldi nelle casse del partito che già naviga in acque turbolente da questo punto di vista.

E questa è un’altra questione piuttosto sgradevole. Ricordo che a inizio legislatura gli eletti del Pd si sono impegnati a sottoscrivere un accordo: versare il 18% dei propri emolumenti al partito. Una cifra non indifferente e per di più maggiore rispetto a quella che pagano gli altri partiti. Va anche ricordato che oggi non ci sono più rimborsi, fondi, vitalizi, rispetto all’epoca Durnwalder. Nel corso della legislatura sono stati poi fatti vari tagli e l’Assemblea Pd ha deciso che si sarebbe dovuto versare il 16,5% lordo degli emolumenti, tenendo anche conto del fatto che ci sono assicurazioni, fondi previdenziali, varie ed eventuali a cui far fronte. Io ad esempio, secondo i calcoli, devo versare 2.400 euro al mese e potrei dire, come fa Bizzo, detraggo da quella somma ciò che verso per il fondo pensione, ma non lo faccio. È stata stabilita una percentuale e quella bisogna onorare, altrimenti la struttura-Pd non regge. L’impegno di pagare resta fino alla fine della legislatura.

Anche se si “cambia casacca”?

È un patto tra gentiluomini. Io non credo sia questo il motivo alla base dell’uscita dal Pd, ma certo il timing fa pensare. Oggi, del resto, il partito è in difficoltà, abbiamo due dipendenti in cassa integrazione, io stesso ho dovuto anticipare delle somme, e non sono il solo. Anche Luisa Gnecchi ha pagato più del dovuto, devo riconoscerlo. In questo momento poi stiamo pagando anche le spese della campagna elettorale, è stata fatta una fideiussione che peraltro doveva essere sottoscritta da Bizzo ma lui si è rifiutato di farlo, così ci ho pensato io, che garantisco insieme all’ex tesoriere. 

Non sono propenso a presentare subito una mozione di sfiducia. Nessuno nel Pd ha chiesto le dimissioni di Bizzo per evitare il giochetto vittima-carnefice

Ritiene che Bizzo debba dimettersi da presidente del consiglio provinciale

Diciamo che Bizzo non è obbligato a dimettersi, sta alla coscienza e alle valutazioni del singolo decidere come agire. Non voglio giudicare. Ma una cosa la voglio dire. È quantomeno curioso che i 14 fuoriusciti abbiano fatto una conferenza stampa tacciando il Pd di essere il partito delle poltrone e poi non vogliano lasciare gli incarichi avuti grazie al partito. È una strategia comunicativa piuttosto discutibile, questa. 

Intanto Achammer valuta una mozione di sfiducia nei confronti di Bizzo e i giovani della Svp ne chiedono a gran voce le dimissioni. Lei che ne dice?

Non sono propenso a presentare subito una mozione di sfiducia. Nessuno nel Pd ha chiesto le dimissioni di Bizzo per evitare il giochetto vittima-carnefice. Quello che mi stupisce è che Bizzo e la sua squadra abbiano detto di voler sostenere il programma sia a livello comunale che provinciale, e allora mi chiedo, se si tengono le cariche e si riconoscono nel programma che senso ha avuto uscire dal partito? È chiaro che la Svp si spazientisce, a questo punto. Passate le elezioni occorrerà una verifica della maggioranza in consiglio provinciale e quindi un confronto.

Siamo stati troppo concentrati a gestire le conflittualità interne che ci hanno privato di tante energie. Con tutte le critiche che si possono fare al partito, però, il Pd resta l’unico soggetto politico che possa bloccare l’ondata populista della destra e giocare un ruolo fondamentale a livello locale, nazionale ed europeo.

Sempre che la questione toponomastica non diventi nuovamente pretesto di scontro.

Precisiamo una cosa: la legge che ora attende il pronunciamento della Consulta noi l’abbiamo votata e con “noi” intendo anche Roberto Bizzo, che non stava certo su Marte a guardare. La doppia maggioranza, un principio rivoluzionario con il quale tutte le decisioni sulla toponomastica sarebbero state prese con il consenso di entrambi i gruppi linguistici e che quindi sarebbe stata una cosa positiva per la comunità italiana non è bastata, come tutti sappiamo Bizzo ha fatto fallire le trattative, ma è un calcolo sbagliato il suo che rischia di portare al macero tutto il gruppo italiano. Quello che volevamo evitare è che la questione tornasse in consiglio provinciale dove la destra tedesca è molto forte e di doppia maggioranza non vuole sentire parlare. La nuova legge non ripropone altro che il testo della norma di attuazione che era rimasta ferma in Commissione dei Sei. Ora per evitare che la Corte costituzionale intervenga si è preso tempo mettendo all’ordine del giorno la legge sulla toponomastica.

In vista delle elezioni provinciali se Bizzo si presenta con una sua lista civica calano drasticamente le possibilità per il Pd di ottenere un secondo consigliere, è così?

Io sono ottimista. Abbiamo avuto una situazione interna di forte tensione per anni, sono sicuro che ora riusciremo a costruire una più forte armonia nel gruppo, ad aprirci anche ad altre esperienze civiche sul territorio e a ottenere buoni risultati alle provinciali. 

A tornare fra la gente, come chiedono in tanti?

Anche quello. Siamo stati troppo concentrati a gestire le conflittualità interne che ci hanno privato di tante energie. Con tutte le critiche che si possono fare al partito, però, il Pd resta l’unico soggetto politico che possa bloccare l’ondata populista della destra e giocare un ruolo fondamentale a livello locale, nazionale ed europeo. Con i nazionalismi che avanzano in Europa e Kurz in Austria se si chiude anche simbolicamente il Brennero quelli che ne faranno le spese siamo noi. Non è un caso e non è scontato che la Svp sia schierata a favore dell’apertura, e ciò non può prescindere dall’alleanza che la unisce al Pd.

 

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Profil für Benutzer Massimo Mollica
Massimo Mollica Di., 27.02.2018 - 08:23

"Siamo stati troppo concentrati a gestire le conflittualità interne che ci hanno privato di tante energie"
Con il massimo rispetto come le hanno gestite le conflittualità?
Comunque condivido quello che dice Tommasini sulla toponomastica e avrei preferito che quello che ha detto fosse stato reso pubblico da sempre. C'è la necessità di un partito open source. Consiglio a tutti coloro che ricoprono una carica politica di gestire un blog dove rendicontare tutto, dal proprio operato alle proprie considerazioni.
Un appunto però lo sottolineo. Per me le riunioni locali dei circoli non possono essere considerate un congresso. Un congresso è quello che avviene alla SVP ogni anno, dove ci si riunisce tutti quanti, si fa il punto della situazione e ci si parla, ci si confronta, e si ascolta anche persone esterne. Abbiamo bisogno di confrontarci, di parlare, di metterci in gioco!

Di., 27.02.2018 - 08:23 Permalink