Wirtschaft | Equità

15 idee di giustizia

Il Forum Disuguaglianza Diversità, animato da Fabrizio Barca, ha presentato al Paese le proprie proposte per un Paese equo, capace di parlare la lingua della coesione.
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Foto: upi
Un'Italia migliore sarà possibile solo a patto di ridurre le disuguaglianze. Questo lo spirito che anima il Forum Disuguaglianza Diversità, che il 25 marzo a Roma ha presentato il rapporto "15 proposte per la giustizia sociale".

Il Forum - animato dall'economista e statistico Fabrizio Barca, già ministro per la Coesione territoriale nel governo Monti - è nato nel corso del 2018 per “produrre, promuovere e influenzare proposte per l’azione collettiva e per l’azione pubblica che favoriscano la riduzione delle disuguaglianze e la giustizia sociale, secondo l’indirizzo dell’articolo 3 della Costituzione”. Per “giustizia sociale” i promotori del Forum intendono “la capacità di ciascuno di fare le cose alle quali assegna un valore” e di “non compromettere la possibilità delle future generazioni di ave-re la stessa o più libertà”.

Le 15 proposte presentate nel Rapporto si concentrano sulle disuguaglianze di ricchezza, privata e comune. Esse mirano - spiega un documento di sintesi elaborato a cura del Forum - "a modificare i principali meccanismi che determinano la formazione e la distribuzione della ricchezza: il cambiamento tecnologico, la relazione fra lavoratori e lavoratrici e chi controlla le imprese, il passaggio generazionale della ricchezza stessa". 

Uno dei "fari" che guidano l'azione del Forum è l'economista Anthony Atkinson, intellettuale e studioso di punta della disuguaglianza e dell’economia del benessere, morto il primo gennaio 2018 ad Oxford. Secondo Atkinson, infatti, non c’è nulla di ineluttabile nelle disuguaglianze, ma per contrastarle servono politiche. "Nelle tre Parti del Rapporto, ognuna dedicata a uno dei tre meccanismi di formazione della ricchezza, esponiamo la nostra diagnosi e descriviamo le singole proposte" spiega il Forum, una cui delegazione era stata ricevuta il 20 marzo al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, cui ha consegnato in anteprima il Rapporto.
 
Tra le misure per promuovere la giusitizia sociale rientrano quella di assegnare alle imprese pubbliche italiane missioni strategiche di medio lungo periodo, che ne orientino le scelte, in particolare quelle tecnologiche, verso obiettivi di competitività, giustizia ambientale e giustizia sociale. Si propongono quattro interventi integrati per riequilibrare gli attuali meccanismi che inducono le Università a essere disattente all’impatto della ricerca e dell’insegnamento sulla giustizia sociale.
Si propone che l’Italia compia un salto nell’affrontare i rischi che derivano dalla concentrazione in poche mani del controllo di dati personali e dalle sistematiche distorsioni insite nell’uso degli algoritmi di apprendimento automatico in tutti i campi di vita. Si propone di disegnare e attuare nelle aree fragili del Paese e nelle periferie strategie di sviluppo “rivolte ai luoghi”, che traggano indirizzi e lezioni di metodo dalla Strategia nazionale per le aree interne: strategie che, attraverso una forte partecipazione degli abitanti, combinino il miglioramento dei servizi fondamentali con la creazione delle opportunità per un utilizzo giusto e sostenibile delle nuove tecnologie.
Si propone di promuovere con diversi strumenti il ricorso da parte delle amministrazioni, soprattutto locali, agli appalti innovativi per l’acquisto di beni e servizi, che consentono (come mostrano le poche ma positive esperienze italiane) di orientare le innovazioni tecnologiche ai bisogni delle persone e dei ceti deboli. 
Si propongono tre linee d’azione che possono orientare gli interventi per la sostenibilità ambientale e il contrasto al cambiamento climatico a favore della giustizia ambientale. Le condizioni perché quegli stessi interventi possano essere attuati sono una rimodulazione dei canoni di concessione del demanio e interventi fiscali attenti all’impatto sociale, la rimozione degli ostacoli ai processi di decentramento energetico e la cura degli impatti sociali dei processi di smobilizzo delle centrali.
Per quanto riguarda il lavoro, si propone di realizzare un intervento integrato e simultaneo che aumenti i minimi salariali per tutte le lavoratrici e i lavoratori, indipendentemente dalla natura del contratto. Questo intervento è composto da tre parti non separabili: estendere a tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici di ogni settore l’efficacia dei contratti firmati dalle organizzazioni sindacali e datoriali rappresentative di quel settore; introdurre un salario minimo legale, non inferiore a 10 euro; dare più forza alla capacità dell’INAIL e degli altri enti ispettivi di contrastare le irregolarità e costruire forme pubbliche di monitoraggio.
Si propone che l’Italia compia un salto nell’affrontare i rischi che derivano dalla concentrazione in poche mani del controllo di dati personali e dalle sistematiche distorsioni insite nell’uso degli algoritmi di apprendimento automatico in tutti i campi di vita.

 

Alcuni interventi mirati dovrebbero consentire allo strumento dei Workers Buyout (WBO) - l’acquisto dell’impresa in crisi o in difficile transizione generazionale da parte dei suoi lavoratori e lavoratrici - di essere utilizzato in maniera più diffusa in Italia.

 

Infine, c'è un intervento integrato per riequilibrare la ricchezza su cui ragazze e ragazzi possono contare nel momento del passaggio all’età adulta, e che esercita una forte influenza sulle loro opzioni e scelte di vita: da un lato, si prevede al compimento dei 18 anni una dote finanziaria (o “eredità universale”) pari a 15mila euro, priva di condizioni e accompagnata da un tutoraggio che parta dalla scuola. Dall’altro, una tassazione progressiva sulla somma di tutte le eredità e donazioni ricevute (al di sopra di una soglia di esenzione di 500mila euro) da un singolo individuo durante l’arco di vita. 

Una sorta di patrimoniale, un intervento fiscale ed una parola che nessuna forza politica pronuncia più da tempo.