Politik | Festival Economia

I dittatori ci salveranno

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi utilizza il Festival dell'Economia di Trento per sfoggiare amicizie imbarazzanti e modelli di azione crudeli.
Matteo Piantedosi
Foto: festival economia

Un’infastidita speaker del Festival dell’Economia di Trento si rivolge agli occupanti della facoltà di Sociologia. I manifestanti sono riusciti ieri (26 maggio) nell’obiettivo della loro protesta, ovvero far saltare tutte le conferenze previste all’interno del Dipartimento, creando nel frattempo momenti di confronto e discussione autogestiti dalla stessa comunità studentesca, anche assieme a qualche docente che ha aderito all’iniziativa. Perché non cercate un dialogo con i relatori se proprio non vi piace il Festival, chiedeva repentinamente la donna. Ma il dialogo e le domande, rispondono gli studenti, non sono previsti all’interno delle conferenze del Festival dell'Economia. Inoltre, indicando la sagoma di “Free Patrick Zaki” accanto ai messaggi di “Verità per Giulio Regeni” al termine della grande scalinata della facoltà, che senso ha, dicono, farsi portavoce di istanze per il rispetto dei diritti umani, se poi si stringono accordi con paesi responsabili delle peggiori violazioni e crimini contro l’umanità e si invitano i responsabili a partecipare alla passerella offerta dal Festival?

Matteo Piantedosi, Alberto Faustini
Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e il direttore dell'Alto Adige Alberto Faustini: L'incontro "Serve una svolta nelle politiche delle immigrazioni" al Festival dell'Economia di Trento

 

Poche ore dopo, a pochi metri di distanza, nella sala Depero del palazzo della Provincia di Trento, ha luogo l’incontro “Serve una svolta nelle politiche d’immigrazione”. Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, facilitato dalle domande del suo moderatore, Alberto Faustini direttore dell’Alto Adige, si fa vanto delle politiche contro i migranti che portano la sua firma e il cambiamento di paradigma nei rapporti dei paesi con il continente africano. Da una parte, c’entra la politica di esternalizzazione delle frontiere. Da anni, infatti, l’Italia arma e finanzia governi autoritari e gruppi paramilitari noncuranti del rispetto dei diritti umani, con lo scopo di catturare le persone in movimento via terra e mare e imprigionarle in condizioni disumane, in preda a violenze, omicidi, stupri e riduzione in schiavitù. Tra i casi più eclatanti, l’equipaggiamento delle milizie, la famigerata guardia costiera libica, guidate dal maggiore Abd al-Rahaman al-Milad “Bija”, signore della guerra tra i principali responsabili del traffico di esseri umani. Ma anche l'addestramento delle milizie Janjaweed responsabili del genocidio del Darfur e ora attive nei sanguinosi combattimenti della nuova guerra civile in Sudan.

Dall’altro, c’è il famigerato “piano Mattei per l’Africa”, l’ambizione governativa, attraverso miliardi di investimenti, di diventare hub energetico del Mediterraneo tra paesi come Etiopia, Algeria, Libia e Azerbaigian.

Sono stati questi, ricorda Piantedosi, i motivi della calorosa accoglienza riservata i giorni scorsi da Palazzo Chigi al generale Khalifa Belqasim Haftar, responsabile di crimini di guerra e contro l’umanità durante la seconda guerra civile libica, tra il 2019-2020. Così come il motivo della recente visita dello stesso ministro dell’Interno al presidente autoritario tunisino Kaïs Saïed, che negli ultimi anni, denuncia Amnesty International, ha perseguito una politica di accentramento dei poteri, attraverso la limitazione della Magistratura e il restringimento delle libertà politiche e civili della popolazione, attraverso un ampio uso della repressione e della violenza poliziesca.

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Il ministro Piantedosi ha incontrato i giorni scorsi Kaïs Saïed: Il presidente tunisino è responsabile di una svolta autoritaria e di una feroce repressione delle forze democratiche e di opposizione del paese.

 

Forze di polizia esaltate e supportate, invece, dal Governo Italiano che dal palco del Festival dell’Economia vanta 20,000 “recuperi”, il cinico termine utilizzato da Piantedosi per riferirsi alle operazioni di intercettazione delle navi da parte della guardia costiera tunisina, la stessa, come denunciato da un video diffuso a marzo dall’ong Alarm Phone, che priva i barchini dei motori e abbandona centinaia di persone alla deriva, condannandole a morte certa.
Eppure, vanta Piantedosi, è questo il modello consolidato in altri stati e che farà da apripista ai rapporti con gli altri governi africani e del Medio Oriente, o almeno con le autorità che esercitano il proprio dominio su quei territori.

Matteo Piantedosi
Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi: "Ho instaurato buoni rapporti con la Turchia, tutti i paesi del Nord Africa, come Egitto e Libia".

 

“Come Governo abbiamo voluto dare una risposta di petto per dare agli italiani un segnale forte ma abbiamo capito che è importante il lavoro di lungo periodo – afferma il Ministro –. Ho instaurato buoni rapporti con la Turchia, tutti i paesi del Nord Africa, come Egitto e Libia, quest’ultima storicamente con Tripoli e ora con la grande novità della Cirenaica. Negli accordi di cooperazione che abbiamo avviato i mesi scorsi con la Tunisia, stiamo riscontrando i primi risultati che oggi stiamo cercando di replicare con la Cirenaica del generale Haftar. Il paradigma rimane sempre quello: contrastare l’attività migratoria attraverso il sostegno dei Paesi rispetto quanto ci chiedono i governi. Il fenomeno – è la conclusione di Piantedosi – si contrasta prosciugando l’acqua nel quale prolifica”.

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Massimo Mollica Sa., 27.05.2023 - 18:30

Il merito dell' attuale edizione del festival dell'Economia di Trento (qui in provincia di Bolzano l'avrebbero stroncata con polemiche sui costi, data la poca propensione ai dibattiti) è l'aver fatto emegere la mancanza di futuro e visione dell'attuale governo italiano.

Sa., 27.05.2023 - 18:30 Permalink