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"Il PNRR? Una misura del secolo scorso"

Durante la seconda giornata del Festival dell'Economia, il Ministro Pichetto Fratin ribadisce la concretezza della dipendenza dal fossile e critica le posizioni europee.
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Foto: festival economia di Trento

In chiusura tra gli ultimi eventi della seconda giornata del Festival dell’economia si è tenuta la conferenza con il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. L’incontro, dal nome L’Italia e la transizione energetica, ha avuto l’obiettivo di approfondire le tematiche delle nuove problematiche energetiche e nel breve tempo dedicato, poco meno di ¾ d’ora, il Ministro ha snocciolato percentuali e promesse, tradendo una certa sfiducia verso i fondi del PNRR. Intervistato dalla giornalista de Il sole 24 ore, Celestina Dominelli, Pichetto Fratin si è inizialmente soffermato sugli aiuti ai comuni colpiti dalle alluvioni di questi giorni, ricordando come gli interventi attuali siano, di fatto, misure di natura soprattutto fiscale o tributaria, sottolineando, invece, quanto altri tipi di azioni richiedano una visione di lungo periodo. Tale precisazione iniziale non ha però impedito al Ministro di assicurare che entro il finire dell’estate 2023 il Governo sarà in grado di portare a termine i numerosi piani non ancora conclusi, dai sistemi di analisi complessiva del territorio alla progettazione di opere infrastrutturali e di rete, passando per il decreto centraline, volto ad installare 21 mila colonnine di ricarica per auto elettriche, o per la semplificazione sulla normativa che guida appalti e bandi.

 Dal PNRR, definito prima come un piano del “secolo scorso”, che nei suoi progetti non tiene conto dei recentissimi sviluppi sulla crisi energetica e sulla guerra in Ucraina

Più di una volta, infatti, Pichetto Fratin si è soffermato a ricordare quanto l’ipertrofia legislativa e la frammentarietà normativa siano di ostacolo alle celerità dell’azione che guida il raggiungimento dell’ambizioso traguardo del 2030, proponendo bandi di 28 giorni e ricorsi contro i quali sia previsto il solo risarcimento economico, senza ricorrere al blocco dell’appalto ormai assegnato. Non manca poi una critica al complesso sistema di dialogo con gli enti territoriali e ai vari regolamenti interni, ancora una volta oggetto di semplificazione per far fronte al variegato mondo della produzione energetica, che, secondo il Ministro, ha ormai superato la cifra di un milione di produttori sparsi per tutto il territorio. 
Nonostante questa diversificazione, L’Italia continua a dipendere fortemente dal fossile e circa i ⅔ dell’energia vengono prodotti tramite gas, petrolio o carbone, ancora fondamentali per cittadini ed industrie, e più di una volta Pichetto Fratin parla di realismo e di atteggiamento non ideologico, che deve portare ad un abbandono solo progressivo delle fonti fossili, per approdare alle energie rinnovabili, da accettare senza le inutili posizioni ostruzioniste, soprattutto nel percorso di individuazione dei siti più idonei per costruire campi fotovoltaici o pale eoliche. 

 

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Il Ministro Pichetto Fratin continua a criticare le posizioni europee, soprattutto quelle del Parlamento (Foto: Festival dell'Economia di Trento) 

 

Incalzato dalle domande di Dominelli il Ministro non risparmia critiche all’UE, partendo dal PNRR, definito prima come un piano del “secolo scorso”, che nei suoi progetti non tiene conto dei recentissimi sviluppi sulla crisi energetica e sulla guerra in Ucraina, che vede troppi soggetti attuatori e troppe misure, ma affermando, poco dopo, come la maggior parte delle risorse siano ormai già destinate, e che solamente 3 o 4 miliardi dei 70 affidati al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica debbano trovare una collocazione. Pichetto Fratin sembra guardare con maggior interesse ai fondi del REpower EU, che, approvato proprio per la sicurezza e sostenibilità energetica, propone tempi più lunghi e meno concitati, in una problematica che riguarda molti degli interventi europei. Il Ministro spiega così le opposizioni del Governo italiano in sede europea alle recenti discussioni per le direttive sulle case green, accusate di non tener conto delle differenze tra i paesi membri e dell’impossibilità, per l’Italia, di raggiungere entro il 2033 la riclassificazione in classe D degli edifici, da procrastinare ad un più realistico obiettivo del 2050.

 L’Italia continua a dipendere fortemente dal fossile e circa i ⅔ dell’energia vengono prodotti tramite gas, petrolio o carbone, ancora fondamentali per cittadini ed industrie 

Pichetto Fratin continua a criticare le posizioni europee, soprattutto quelle del Parlamento, paragonato agli attivisti di Ultima Generazione e visto come un coacervo di posizioni meramente ideologiche, in un clima già aperto alla campagna elettorale. Il dialogo con l’UE sembra quindi non godere di buona salute e nel finale, dopo un brevissimo passaggio nel quale si schiera a favore dell’energia nucleare, Pichetto Fratin torna sull’utilizzo del gas, ricordano quanto le critiche ai sistemi di approvvigionamento, come il TAP o i rigassificatori, si siano poi rivelate insensate alla luce degli ultimissimi eventi e, ancora una volta, ribadisce la necessità di concretezza: una formula che lascia intendere quanto il nostro paese non abbia, in fondo, così fretta di liberarsi dei combustibili fossili.