Politik | L'intervista

Arno Kompatscher: "La situazione non è grave"

Il Landeshauptmann smentisce i toni allarmistici che gli erano stati attribuiti allorché aveva parlato dei rapporti tra Roma e la Provincia.

Una settimana fa, salto.bz aveva intervistato Riccardo Dello Sbarba appena reduce da un colloquio avuto, assieme agli altri capigruppo del Consiglio provinciale, con Arno Kompatscher. I toni usati dal consigliere dei Verdi traducevano una situazione allarmistica, a suo dire diffusa proprio dal Landeshauptmann. Roma non ha soldi – così Dello Sbarba – e adesso la priorità è diventata quella di difendere affannosamente l'autonomia in primo luogo dal punto di vista finanziario, mettendo però a repentaglio, o comunque svalutando, il progetto di istituire una Convenzione per la sua riforma. Come invece sembrava possibile fino a qualche mese fa. Lo stesso Kompatscher ha contattato salto.bz per smentire una tale versione dei fatti. Ecco la trascrizione della conversazione. 

Salto.bz: Presidente, secondo Riccardo Dello Sbarba nei colloqui dell'altra settimana lei avrebbe quasi presentato una situazione da “Volk in Not”, smentisce la sua impressione?
Arno Kompatscher: Certo. Francamente non capisco come il collega Dello Sbarba abbia potuto avere un'impressione del genere. Ne abbiamo anche parlato e l'ho amichevolmente rimproverato. Io ho cercato proprio di non diffondere inutili allarmismi.

Conferma però che la situazione non è delle più rosee, il governo centrale batte cassa...
Non nascondo i problemi che sono sul tappeto. Ma ritengo che si tratti di questioni risolvibili. In fondo, dal 2001 non è cambiato nulla.

Le difficoltà finanziarie italiane, i conti pubblici in rosso, l'accordo di Milano messo in forse...
Guardi, se il governo mettesse in discussione l'accordo di Milano è certo che la Corte Costituzionale si pronuncerebbe a nostro favore. Come accaduto nel caso di Aosta. E questo a Roma lo sanno bene. Ma il punto è un altro.

Quale?
E' vero che il governo ci ha chiesto di riformulare l'accordo in senso peggiorativo. Ma è anche vero che proprio per questo noi siamo interessati a confrontarci mediante una trattativa che ha come scopo quello di consolidare ulteriormente la nostra autonomia. 

Facendo in un certo senso di necessità virtù?
Noi potremmo anche rivedere alcuni dettagli economici contenuti in quell'accordo, ma vogliamo evidentemente più garanzie. Intendiamo migliorare l'intero sistema, ponendo fine a una situazione di stallo che, basti pensare al capitolo delle competenze, finora ci rendeva sempre dipendenti e dunque subordinati a scelte compiute a Roma.

Garanzie di tipo costituzionale?
Sì, finora ogni modifica dello Statuto doveva ricevere per così dire un “timbro esterno”. Ma con la clausola di salvaguardia che è contemplata nel testo della riforma costituzionale dovremmo riuscire ad essere più tranquilli. 

Tranquilli nonostante il malumore che in Parlamento si respira riguardo alle autonomie speciali?
E' vero, la grande maggioranza dei parlamentari non vede di buon occhio le autonomie speciali. Ma io posso assicurare che da parte del premier e dei suoi collaboratori più stretti, come Delrio, non c'è alcun scetticismo nei nostri confronti, cioè nei confronti di un modello virtuoso di autonomia. Ripeto: non stiamo correndo un serio pericolo. 

Dunque non è vero neppure che la Convenzione sarebbe a rischio?
Non solo la Convenzione non è a rischio, ma è una mia precisa volontà procedere alla rapida emissione della legge che dovrà istituirla. In questo modo potremmo davvero completare ciò che è diventato urgente definire per quanto riguarda gli aspetti finanziari e delle competenze, che verranno per questo trattati in separata sede col governo centrale. 

Però in un primo momento si pensava di trattare tutte queste questioni proprio nell'ambito della Convenzione...
Anche questo, se mi consente, è inesatto. L'esigenza di stringere i tempi sulle due questioni nominate non è nuova. Avevo già parlato alcuni mesi fa di suddividere il lavoro in due fasi. Ma ciò non toglie che poi nella cornice della Convenzione possano essere parallelamente affrontati argomenti a tutto campo. La questione delle competenze, per esempio, una volta posta al sicuro in base al nuovo disegno costituzionale, può senz'altro ricevere ulteriore impulso proprio grazie al lavoro della Convenzione. 

Quando pensa che potranno cominciare i lavori della Convenzione?
Se riusciamo a istituirla entro ottobre, il mio auspicio è che i lavori possano partire già all'inizio del nuovo anno.

Un'ultima domanda. Toni Visentini, nel suo editoriale apparso stamani (ieri, ndr) sul Corriere dell'Alto Adige l'ha un po' rimproverata dicendo che la celebrazione dell'anniversario dell'accordo di Parigi (il prossimo  5 settembre) avrebbe dovuto prevedere qualcosa in più della semplice apertura al pubblico degli uffici provinciali.
Ho appena scritto una risposta a Toni Visentini. Io sono il primo a sottolineare il significato centrale di quell'accordo. Aprire ai cittadini gli uffici e i palazzi dell'amministrazione dimostra che l'autonomia è davvero di tutti. Se avessimo deciso di celebrarla limitandoci a qualche bel discorso fatto dai politici, il messaggio, a mio avviso, sarebbe risultato molto più debole.