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“Competenza sugli orari alla Provincia”

La giunta dell’Unione commercio approva le nuove regole per le aperture domenicali e festive in Alto Adige. CNA chiede unna rigenerazione urbana per i negozi.
Negozi
Foto: upi

Il dibattito sulle aperture domenicali degli esercizi commerciali, particolarmente sentito anche in Alto Adige, prosegue spedito. Due italiani su tre dicono no alle chiusure dei negozi la domenica, attesta il sondaggio di YouTrend presentato nel corso dell’audizione di ieri (26 settembre) di Confimprese di fronte alla Commissione attività produttive alla Camera. Con le chiusure domenicali dei negozi, rileva inoltre l’indagine, si perderebbero circa 150mila posti di lavoro complessivi.

Non una abolizione ma una regolamentazione delle aperture, insiste a livello locale il presidente dell’Unione commercio Philipp Moser, si rende necessaria. E occorrono misure ad hoc per l’Alto Adige date le peculiarità del territorio. In questo senso un decisivo passo avanti è stato fatto con l’approvazione, da parte della giunta esecutiva dell’Unione, della proposta definitiva che mira proprio a regolamentare le aperture domenicali e festive nel commercio al dettaglio in provincia di Bolzano. “Non è stato facile trovare un consenso unanime che rispettasse le molte esigenze delle aziende commerciali e tutelasse la varietà del commercio, si è discusso e dibattuto molto. Alla fine, però, siamo riusciti a trovare una soluzione condivisa da tutti”, riferisce Moser.

Se guardiamo allo sviluppo dell’occupazione nel commercio in Italia dal 2012 al 2017, vediamo che, secondo l’Istat, è stato registrato un meno 1,3 percento pari a un meno di 38.000 occupati dipendenti e un meno di 86.000 imprese. Ciò elimina anche l’argomentazione secondo la quale, senza liberalizzazione, si perderebbero posti di lavoro (Philipp Moser)

E sull’ipotesi della perdita degli impieghi aggiunge: “Quasi sette anni di totale liberalizzazione nel commercio non hanno portato vantaggi, anzi: se guardiamo allo sviluppo dell’occupazione nel commercio in Italia dal 2012 al 2017, vediamo che, secondo l’Istat, è stato registrato un meno 1,3 percento pari a un meno di 38.000 occupati dipendenti e un meno di 86.000 imprese. Ciò elimina anche l’argomentazione secondo la quale, senza liberalizzazione, si perderebbero posti di lavoro”.

 

Cosa dice la proposta

 

-          Nella maggior parte dell’Alto Adige (83 Comuni) siano permesse fino a otto aperture domenicali e festive all’anno. Quattro date vengono stabilite da ciascun Comune e le altre quattro, a livello provinciale, dalla Camera di commercio. In entrambi i casi previo confronto con le associazioni maggiormente rappresentative.

-          Eccezioni a tale regolamento sono previste per due categorie di località turistiche nonché per le aziende di vicinato e tradizionali.

-          In 24 Comuni altamente turistici (Comuni con oltre 120 pernottamenti all’anno per abitante) le aperture sono permesse nei mesi delle stagioni invernali ed estive.

-          In nove Comuni turistici (Comuni con oltre 500.000 pernottamenti all’anno, tra essi ci sono tutte le città più grandi), al contrario, sono permesse altre quattro aperture domenicali e festive nel corso dell’anno (quindi un totale di 12), stabilite da ciascun Comune con le associazioni più rappresentative.

-          Le aziende del commercio di vicinato e quelle tradizionali possono tenere aperto domenica e i festivi per tutto l’anno, ma per un massimo di quattro ore al giorno.

-          Il regolamento prevede un limite per gli orari di apertura giornalieri (permessi dalle 6.00 alle 20.00) e per le aperture prolungate serali.

 

Secondo Moser come premessa all’emanazione di una legge provinciale è centrale il passaggio dallo Stato alla Provincia della competenza sugli orari di apertura, così che sia possibile tornare a regolamentare la materia a livello locale, e a tal proposito la Provincia ha già presentato a Roma una relativa norma di attuazione allo Statuto di Autonomia.

 

Restyling first

 

A intervenire nel dibattito anche Claudio Corrarati, presidente della CNA Trentino Alto Adige, che ricorda come le micro e piccole imprese si siano adeguate alla piena liberalizzazione dei giorni e degli orari di apertura degli esercizi commerciali, riuscendone a cogliere le oggettive opportunità. “Nell’ottica di offrire ai consumatori uno shopping festivo qualitativamente elevato e merceologicamente specializzato, tra mille difficoltà organizzative le micro e piccole imprese hanno accettato la sfida delle aperture domenicali, tanto nelle località turistiche, quanto nei borghi, nei centri urbani pedonalizzati, nei centri commerciali naturali e nelle periferie cittadine”. E così le piccole imprese hanno saputo ritagliarsi uno spazio di operabilità economica, nonostante la progressiva desertificazione commerciale dei centri cittadini a favore della grande distribuzione organizzata. 

La tenuta, la ripresa e il futuro del piccolo commercio transitano dalla ineludibile rivitalizzazione del paesaggio urbano e architettonico e quindi dalle opportunità connesse allo sviluppo di valide city policy (Claudio Corrarati)

Per Corrarati, tuttavia, non basta regolare gli orari servono strumenti di rigenerazione urbana per i negozi utili alle imprese più piccole per competere con la grande distribuzione, “altrimenti la regolamentazione dei giorni e degli orari di apertura dei negozi resterà sempre appannaggio dei grandi gruppi commerciali”. È bene dunque che l’esame parlamentare tenga conto degli equilibri tra grande distribuzione organizzata e piccolo commercio, sottolinea ancora Corrarati. “La tenuta, la ripresa e il futuro del piccolo commercio transitano dalla ineludibile rivitalizzazione del paesaggio urbano e architettonico e quindi dalle opportunità connesse allo sviluppo di valide city policy. È opportuno - conclude il presidente di CNA - assegnare funzioni sociali nuove a contesti urbanizzati esistenti, ridisegnando dunque luoghi già segnati da vecchi usi per stimolarne la trasformazione creativa”.

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Massimo Mollica Do., 27.09.2018 - 11:28

Io capisco che una corporazione faccia per sua natura i suoi interessi. Mi piace di meno quando promuove delle regole a nome del bene colettivo! Fregandosene TOTALMENTE delle esigenze dei cittadini (buoni solo a pagare!) Non capisco la logica di tali regolamentazioni! Perché 8 domeniche? Perché in base ai pernottamenti? E allora perché non regolamentiamo anche i bar? In un video che passa ogni tanto su VB33 si elogia la chiusura dei neogozi ad Appiano! Quelle persone però lo fanno sedute al tavolino di un bar! E chi fa il cameriere di quel bar? Suca?
Vogliamo regolamentare gli orari dei negozi? Perché non regolamentiamo anche gli affitti e il costo delle case? Non regolamentiamo anche chi inquina con i macchinoni diesel e suv? E già che ci siamo anche il prezzo dei prodotti che trovo nel negozio sotto casa mia? Perché potete chiudere tutti i centri commerciali che volete tanto io utilizzo INTERNET! Dove sta scritto che devo spendere più degli altri per fare felici voi?

Do., 27.09.2018 - 11:28 Permalink