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Foto: Salto.bz
Gesellschaft | Beggars Banquet

La bruschetta

Poi venne l´"onda lunga" di Craxi, e nani e ballerine, corti dei miracoli e cerchi magici, e la prima discesa in campo, quella con gli elicotteri a San Siro....
Facciamo una premessa, come dire, ermeneutica: io sono uno di quelli cresciuti con la Gazzetta.  E ho sempre nutrito qualche laica speranza nell´illuminismo e nella tolleranza (non saprei come chiamarli altrimenti), nell´"herrschaftsfreier Diskurs" di Habermas e, da temerario, perfino nell´amicizia italo-tedesca; insomma, coi tempi che corrono, non ne ho azzeccata una. Ma tant´é, la dialettica dell´illuminismo si sta compiendo ancora e ne prendiamo atto.
Detto questo, quando qualche giorno fa il pugnace caporedattore di "Salto" mi ha proposto di recarci a Merano e fare un salto alla "Bruschetta",  ho accettato di buon grado. Il concetto di "mangiar bene", lui - un gourmand volitivo seppur di vocazione tardiva - e gli altri commensali dell´occasione non l´associano certo a Ferran Adriá o René Redzepi, ma ad un paradigma prettamente tricolore: quale viatico migliore, dunque, per cenare in un´osteria che vuole proporre i "ricchi sapori tipici della macchia mediterranea"  e, quindi, "pizze, primi, carni e pesce freschi che ricordano le delizie del Salento"?
Partiamo subito con la selezione di antipasti, undici o dodici, che mi era stata descritta come un trionfo di sapori ed aromi, degna di Pantagruel o forse di Sergio Herman. E partiamo anche bene, con mozzarelle, vitello tonnato, involtini e rotoli di peperoni e zucchine, parmigiana di melanzane e tanto altro ancora, tra qualche imperfezione tecnica ed una strana prudenza nell´uso del sale, talvolta, ma con quel grado di genuinità che si chiede ad un locale del genere, e che qui non diventa sinonimo di banalità come altrove spesso succede.
Tra i primi piatti - rigorosamente con pasta fatta in casa, come recita il menu - abbiamo provato una buona amatriciana ed una "pasta della casa" con pomodoro, melanzane e salsiccia, discreta anche se la cottura dei bucatini non mi ha convinto del tutto. Quindi spaghetti integrali con cozze, fagioli e pecorino: un abbinamento quasi ardito in questo contesto  e, infatti, non perfettamente riuscito (la pasta integrale di per se era ottima, invece). Buona anche la pizza, proposta in altre occasioni.
In un posto del genere, normalmente non sono i secondi ad entusiasmare. Abbiamo assaggiato gli "straccetti  di manzo" con una dote di rucola sin troppo generosa: non é certo un taglio che renderebbe giustizia ad una carne di prim´ordine, e quella sul nostro piatto non lo era, infatti. Ma é anche un discorso  stucchevole: a questi prezzi, é impossibile proporre certi prodotti, e chi non vuole rinunciarvi non mangerà certo in osteria.
Tutto sommato, una cucina genuina e non scontata, che non varrà il viaggio come recita la guida rossa, ma vale certamente il prezzo.
Non posso dire nulla dei piatti a base di pesce fresco, invece: siamo andati alla "Bruschetta" di giovedì, ed il pesce  con pochissime eccezioni viene servito solo il venerdì; una ricerca della qualità encomiabile, certo, ma anche assai rigorosa.
Ma, più della qualità del cibo, quel giorno alla "Bruschetta" mi ha colpito il locale stesso: si entra ed é subito un tuffo nel passato,  con tavoli e sedie d´antan, le lavagnette con le specialità del giorno e un´atmosfera quasi da Bar Sport degli anni ottanta, tanto da rievocare i tempi del Mundial in Spagna, della vittoria contro il Brasile stellare di Zico e Falcao, e soprattutto della finale contro la Germania che mai ci scorderemo, e Rossi, Tardelli e Altobelli e tre colpi al cuore di quelli che allora la Gazzetta chiamò solo "i Panzer" e non si sa se anche per metonimia oltre che per metafora, e il triplice "Campioni del Mondo"  di Nando Martellini.  Ma il ricordo più forte, in quel momento, era legato al giorno prima della Finale, ad un´edizione straordinaria del "Processo del Lunedì", proprio quella trasmissione che ha compromesso per sempre il modo con il quale si parla di calcio, in questo paese; in quell´occasione però, l´inno al nazional-populismo di Biscardi si chiuse non sulle note di Mameli, come oggi sarebbe di rito, ma su quelle di "Viva l´Italia". E sarà anche larmoyant, ma mi ha fatto piacere ricordare l´Italia di De Gregori, quella "con gli occhi asciutti nella notte scura" e senza Elmo di Scipio, stringiamoci a coorte e siam pronti alla morte. E gli azzurri, prima della finale, l´Inno lo ascoltarono con composto ossequio, ma senza cantarlo - e nessuno glielo chiese, allora.
Insomma, erano altri tempi.
Poi venne l´"onda lunga" di Craxi, e nani e ballerine, corti dei miracoli e cerchi magici, e la prima discesa in campo, quella con gli elicotteri a San Siro, e il picconatore con i sassolini nelle scarpe, e la seconda discesa in campo, quella del "non credono più in niente" e le calze di nylon sulla telecamera o forse no, e il professor Colletti  folgorato sulla strada di Togliattigrad, e Fede e Liguori e Sgarbi quotidiani, l´editto bulgaro e "Minzo" al TG1, e i corsivisti a senso unico del Corriere,  e la strana parabola di Pansa editorialista di "Libero" accanto a Moggi, e Belpietro e Feltri  e Sallusti e il metodo Boffo, e Porta a Porta terza camera del parlamento, e poi il calcio dei Cristian e dei Gianluca, come lo chiamò Gianni Mura, l´appello del martedì e gli stadi vuoti, e giuro sui miei figli e rigiuro sui miei figli, e Scalfaro comunista e Ciampi comunista e insomma tutti comunisti, e gli sdoganamenti e "i ragazzi di Salò" pariter digni, e abbiamo la TV più bella del mondo, e abbiamo il campionato più bello del mondo  (quella, forse, per qualche anno era anche vera), e il Moretti  de "le parole sono importanti" e quindi facciamo qualche girotondo e la classe operaia ci seguirà, ma la dicotomia tra "giustizialismo" e "garantismo" che oltre i sacri confini nessuno l’ha mai capita, quella andava bene tanto la culla del diritto siamo noi, e i giudici antropologicamente diversi e la nipote di Mubarak, e la desemantizzazione a reti unite.
Poi c´é anche chi qualche anno fa teneva una rubrica su Repubblica intitolata "carta canta" e ora canta un´altra canzone, e solo quella.  Ma questa é un’altra storia. 
Ecco: Entrare nella "Bruschetta" mi ha fatto ricordare l´Italia del Mundial.
 
La Bruschetta
Via Roma, 144
Merano
primi piatti € 8-10