Politik | Gastbeitrag

Negrelli e il nome dei “grandi”

In merito al deposito sito a nord della stazione di Bolzano dovremmo partire dalla realtà dell'edificio. La questione è abbatterlo o mantenerlo?
Pro-Negrelli
Foto: Salto.bz

Il “deposito Negrelli”, a nord della stazione di Bolzano, è opera di un grande ingegnere, quel Luigi Negrelli, o Alois Negrelli von Moldelbe, che progettò nientemeno che il Canale di Suez; dunque si deve assolutamente mantenerlo. - Il “deposito Negrelli” non è affatto quello realizzato su disegno del grande ingegnere Luigi o Alois; dunque lo si può tranquillamente abbattere.

Anche se portano a conclusioni opposte, questi due ragionamenti hanno la stessa inconfondibile impronta. Se un manufatto porta la firma di un “grande”, allora non solo ce lo teniamo, ma lo troveremo bello, interessante, rappresentativo e chissà cosa altro. Se invece non è legato ad alcun “grande” nome, lo troveremo brutto e insignificante: avanti con le ruspe.

Tutti i “grandi” hanno iniziato da sconosciuti e si sono conquistati fama in ragione delle loro opere; non è che sono nati “grandi” e che solo per questo hanno prodotto “grandi” opere

Il primo ragionamento trascura il fatto che anche un “grande” può sbagliare un'opera. Certo, ci sono i giganti. Di Leonardo da Vinci, ad esempio, varrebbe la pena mantenere e restaurare anche un pollaio, ove ne avesse progettato uno. Ma con tutto il rispetto, Negrelli (Luigi o Alois) non è un calibro così pesante da rendere obbligatoria la tutela di ogni sua opera. Il secondo ragionamento invece non considera il fatto che anche un professionista sconosciuto può produrre qualcosa di notevole e perciò meritevole di restare. Tutti i “grandi” anzi hanno iniziato da sconosciuti e si sono conquistati fama in ragione delle loro opere; non è che sono nati “grandi” e che solo per questo hanno prodotto “grandi” opere.

La conclusione è semplice. Con tutto che siamo circondati da lestofanti, secondo i quali la realtà non esiste (e ognuno è autorizzato a pensarla come vuole), dovremmo partire dalla realtà dell'edificio. Dovrebbero essere le caratteristiche del manufatto a portarci verso l'una o l'altra soluzione: ha effettivamente un valore per la sua struttura, per il suo disegno, per la sua funzione economica, sociale o quant'altro? E' su questo che bisognerebbe confrontarsi. Citare la grande firma, e citare l'assenza della grande firma, serve solo per ribadire il principio di autorità: principio a cui una società matura e consapevole può tranquillamente rinunciare.

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alfred frei Di., 28.11.2017 - 13:35

Il vero problema non è Negrelli grande o no, ma il Kaufhaus di Benko subito si o no, partendo dal presupposto che comunque è la SIGNA di Hager che prende le misure con strumenti taroccati secondo le solite "Maledette malelingue"; a Toni Visentini del Corriere A.A. l'arduo compito di stabilire dove si trova la patacca.

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