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Ringraziando Basaglia

Il film “La pazza gioia” di Paolo Virzì ottiene cinque David di Donatello. Aldo Mazza (alpha beta): “La vittoria di un contenuto che conferma il nostro impegno”.
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Foto: Screenshot YouTube

La pazza gioia – che racconta la fuga di due amiche da una comunità per donne con disturbi mentali e girato in larga parte in Toscana – ha vinto i premi come “miglior film”, “miglior sceneggiatura” e “migliore scenografia” alla 61esima edizione del David di Donatello. Il regista Paolo Virzì ha vinto il premio come “miglior regista”, mentre quello di “miglior attrice” è andato a Valeria Bruni Tedeschi, co-protagonista della pellicola assieme a Micaela Ramazzotti. Salita sul palco per ritirare il David, Valeria Bruni-Tedeschi ha “recitato” un lungo, ironico e commosso elenco di ringraziamenti, citando tra gli altri la figura di Franco Basagliache cambiò radicalmente l'approccio della malattia mentale in Italia”.

Un ruolo fondamentale nella nascita di questo film è stato giocato dalla casa editrice di Merano “Edizioni alpha beta Verlag”. Come anticipò Salto.bz nel 2014, il docufilm “Il viaggio di Marco Cavallo” prodotto dall'editore meranese è stato fonte d'ispirazione per il regista Paolo Virzì, che lo presentò in anteprima nazionale al Torino Film Festival: “Il mio prossimo lavoro racconterà di disagio mentale”, dichiarò in quell'occasione. Il direttore della Collana180 di alpha beta Peppe Dell'Acqua era al fianco di Virzì come consulente speciale del film e ricorda: “Virzì accompagna lo spettatore tra esistenze condannate allo stigma sociale della malattia mentale e della pericolosità, osservando - attraverso lo sguardo di donne imperfette - la fragilità, la miseria e a volte anche la ferocia delle nostre normali esistenze”.

Un film che ha contribuito a guardare con occhi diversi il confine labile tra sanità e insanità mentale.

Per il direttore di alpha beta Aldo Mazza “il premio e la dedica a Basaglia di Valeria Bruni Tedeschi vanno a confermare il nostro tentativo e lo sforzo di mantenere in vita questo pensiero, di un'importanza e di una profondità incredibili”. “Virzì è stato molto vicino a noi – prosegue Mazza – ci ha proposto lui al festival di Torino con il documentario su Marco Cavallo. Sembra strano che una casa editrice (si ricorderà il “caso” a Salorno della presentazione impedita del libro sulla contenzione in psichiatria, ndr) e un film cerchino di far vivere e portare avanti il più possibile questo pensiero basilare: l'unica riforma avvenuta in Italia dal dopoguerra ad oggi è stata la chiusura, che poi è “apertura”, dei manicomi. Quel modo di rapportarsi agli individui, alle soggettività, al disturbo mentale trova conferma in questo film: con diversi linguaggi, vari punti di vista, si può sostenere questo approccio, che ha ancora più valore oggi”. Sul set del film, Virzì si fece mandare in tutta fretta il manifesto del documentario, così che gli attori lo avessero davanti agli occhi durante le riprese. Nelle prime scene de La pazza gioia c'è infatti un richiamo a Marco Cavallo.

Aldo Mazza nota un parallelismo con la questione dell'immigrazione: “Vedere la persona, l'individuo, la soggettività anziché il malato di mente, l'immigrato, le malattie mentali, e pensare che siano soltanto persone. Il pensiero di Basaglia è di una semplicità disarmante, metterlo in pratica è dirompente, rompe tutti gli schemi ai quali siamo abituati. Il film di Virzì fa molto riflettere, è la vittoria di un contenuto”.