Gesellschaft | L'iniziativa

Salorno insegna

Un progetto di inclusione con tutti i crismi fra gemellaggi e interculturalità. La cittadina della Bassa Atesina, comune con un alto tasso di stranieri, fa da apripista.
Salorno
Foto: upi

Le buone notizie, secondo i vecchi paradigmi del giornalismo, non sono notizie. Ma pure le regole si aggiornano. Si parla, nello specifico, di Salorno e della sua conclamata “best pratice” in termini di inclusione. Il comune altoatesino, guidato dal sindaco Svp Roland Lazzeri, ha deciso di partecipare a un progetto di integrazione, meticolosamente elaborato - con proposte da attuare a breve, medio e lungo termine - dal nome “Un passo avanti, Salurn macht’s vor”, messo a punto in poco più di un anno da residenti e nuovi cittadini, finanziato dalla Provincia con il sostegno della società Chiron – Formazione & Ricerca e del Comune che è stato l’iniziatore del progetto in questione.

Da qui la formazione poi di un gruppo guida composto dallo stesso primo cittadino, Anna Cristofoletti, Michele Girardi, Fernanda Mattedi Tschager, Karin Simeoni, Silvia Tonelli, Cäcilia Wegscheider, Thomas Weissensteiner, che poi si è ulteriormente allargato in una compagine che conta alla fine, in tutto, una trentina di persone - a farne parte anche l’ex segretaria particolare del Landeshauptmann Kompatscher Cornelia Dell’Eva - coinvolgendo sempre più persone, riconosciute in paese per il loro interesse rispetto a certe tematiche e per la loro propensione al dialogo.

Scuole d’infanzia, materne ed elementari sono state le “piattaforme” dove evidentemente è risultato più semplice contattare i genitori (il 41% dei bambini tra 0-5 anni è di background migratorio) e imbarcarli nel progetto che fa parte di un piano annunciato lo scorso anno dall’assessore all’integrazione Philipp Achammer. Da quest’ensemble sono nati 3 workshop che hanno portato alla definizione dei progetti, sette in tutto.

“La presenza di diverse etnie è un valore aggiunto, l’integrazione riesce anche meglio, e la comunicazione avviene naturalmente nelle due lingue principali, l’italiano e il tedesco”, spiega Karin Simeoni, una delle componenti del gruppo, e ricorda che anche lo stesso sindaco, particolarmente impegnato in questa nuova iniziativa, ha sottolineato più volte di non voler creare delle società parallele.

A discapito della manovriera propaganda isolazionista perpetrata da una certa politica problemi legati alla presenza dei nuovi cittadini, conferma Simeoni, non ce ne sono stati a Salorno, comune in cui peraltro si registra il secondo (dopo Brennero) tasso più alto di stranieri: il 21% (appartenenti a varie nazionalità, 35 in tutto, soprattutto provenienti dal Marocco, Tunisia, Pakistan, Bangladesh e Macedonia, solo per citarne alcuni) su 3700 abitanti che si sono insediati nella cittadina della Bassa Atesina a partire dal 2005-2006, anche per via dei prezzi vantaggiosi degli alloggi. Per dovere di cronaca si ricorderà la questione relativa alla moschea, quando una sentenza del Tar stabilì che i locali presi in affitto nella zona produttiva della città non potevano essere adibiti a luogo di preghiera per gli islamici. 
 

 

Lingua, cultura, scuola: misure concrete

Il progetto, presentato pubblicamente di recente senza polemiche o contestazioni di sorta, fungerà, auspicano i diretti interessati, da apripista, uno dei punti del “programma” è infatti proprio quello di creare gemellaggi con altri comuni e i primi contatti sono stati presi con le realtà territoriali dell’area Euregio, dove tuttavia non sono emerse iniziative analoghe o particolarmente innovative, occasione in più per Salorno per fare da portabandiera. Fra le iniziative proposte in primis, banalmente, c’è la necessità di poter divulgare le informazioni relative a vari ambiti come la scuola, la sanità, il sociale, le regole attraverso molteplici canali e in diverse lingue. Particolare attenzione è riservata anche alle varie culture e di conseguenza alle attività per farle conoscerle e promuoverle attraverso, per esempio, manifestazioni inerenti allo scambio culturale, cene etniche, serate a tema, tavoli di incontro (in biblioteca o al parco giochi) una volta alla settimana con i nuovi arrivati che avranno la possibilità di raccontare di sé e della propria cultura.
 

La comprensione reciproca attraverso la lingua rappresenta un elemento centrale della buona convivenza. Spesso, però, questa viene ostacolata da lacune linguistiche – un problema che, secondo i partecipanti ai workshop - riguarda soprattutto donne biculturali”. Le iniziative in questo caso da mettere in pratica sono: l’ampliamento dei corsi di lingua rivolti a donne, corsi linguistici gratuiti (facilmente accessibili, professionali), l’incentivazione e la maggior diffusione di materiale multilingue, il potenziamento del “Caffè delle lingue”, incontri solo per bambine e incontri solo per mamme di culture e lingue diverse, una “scuola per adulti”, tipo Università della terza età, dove fare test di lingue per individuare il livello e lezioni sulle regole e l’educazione civica, ad esempio sulla costituzione italiana. E ancora: far adottare da una famiglia locale (in forma di gemellaggio) una famiglia di nuovi cittadini.

Un elenco di proposte precise è stato stilato anche nell’ambito degli asili e delle scuole, qualche esempio: creare possibilità di scambio d’opinioni per persone mono- e biculturali nell’asilo (persone biculturali come esperti/ nuovi cittadini come esperti), un progetto pilota con l’Università (3 anni) sull’integrazione con bambini e genitori, stabilire un metodo di valutazione /un criterio per attribuire i finanziamenti in base al numero di studenti con background migratorio. Riguardo invece l’apprendimento delle lingue gli insegnanti sono chiamati ad approfondire maggiormente processi di apprendimento e/o metodi di studio nelle varie materie appoggiandosi a personale qualificato. Salorno, insomma, c’è. E gli altri?