giornali
Foto: Pixabay
Gesellschaft | il cappuccino

I giornali contro il virus

Mentre chi cura i malati e i morti e un po’ tutti noi arranca ma va avanti, anche l’informazione prova a fare la propria parte.

Mentre chi cura i malati e i morti e un po’ tutti noi arranca ma va avanti (e nessuno accetta il grottesco riferimento di “eroe”), anche l’informazione prova a fare la propria parte. Le notizie irrompono da tutto il mondo e le televisioni, talvolta, predicano bene ma razzolano male. Dovrebbero informare ma anche far ragionare i telespettatori, provando ad attenuare ansie e smarrimento e invece insistono con dati quotidiani che sono, almeno finora, per nulla incoraggianti. Questo vale per i numerosi programmi di cosiddetto approfondimento (o, addirittura, “di evasione”) e non per i Tg, mediamente molto ben redatti e proposti al pubblico.

Le radio potrebbero svolgere meglio questo compito molto complesso di proporre un mélange di hard news e approfondimento non sempre catastrofista, ma soffrono di almeno due peccati originali. Il primo è che non c’è quasi stato un vero e proprio ricambio generazionale degno di questo nome nelle redazioni. Non in tutte, ma nella maggioranza delle scrivanie e delle postazioni per le dirette. Con il risultato che alcuni programmi di presunto approfondimento giornalistico sfarinano nella banalità, nelle frasi reiterate (“ecco i dati di oggi ma ora vorremmo anche alleggerire la tensione”, dicono – senza però farlo sul serio – non pochi conduttori). Il compito è difficile ma occorre svolgerlo, non annunciarlo magari con la voce finto-addolorata.

Quanto all’impegno dei singoli operatori dell’informazione, occorre essere ragionevolmente ottimisti

Il secondo limite dell’informazione, soprattutto radiofonica, è che – nonostante sia un medium molto veloce (e decisamente più nobile di tanti siti internet ancora immaturi o magari persino non sempre in buona fede) – non è abbastanza rapida e dunque efficace.

Molto meglio, allora, i siti dei grandi quotidiani, anche italiani e forse soprattutto italiani in questo periodo, che propongono un flusso informativo veloce, professionale e anche ad ampio spettro. Non solo notizie sul coronavirus, ad esempio. E spazio anche agli interrogativi sul “dopo”. Che vorremmo già un po’ conoscere o almeno intravedere da lontano, anche per dirci l’un l’altra che un “dopo” ci sarà davvero.

La scuola professionale, la “bottega” che stanno frequentando le giovani giornaliste e i giovani giornalisti appare nei quotidiani cartacee e nelle loro versioni per la Rete una delle migliori attività didattiche e di acquisizione di nuove esperienze degli ultimi anni.
Ci sono anche loro, in trincea, seguiti dai colleghi più esperti ma anche in grado di proporre temi e argomenti, pur stando incollati al flusso delle agenzie di stampa da tutto il pianeta.

Quando l’emergenza si sarà attenuata, ovvero come speriamo già in un paio di mesi, ci troveremo di fronte una informazione più ricca, più “ragionata” e scritta in maniera migliore

Una maggiore responsabilità attraversa infine i siti e i portali, proprio come Salto.bz. Si tratta di una importante prova (e conferma) della professionalità e della generosità dei suoi redattori. E in grandissima parte anche di chi propone il proprio contributo in modo episodico. Diremo di più: i portali di informazione, come Salto.bz, che di solito hanno anche bisogno di essere sostenuti economicamente dalla comunità dei lettori, dovranno essere ascoltati. Quando l’emergenza si sarà attenuata, ovvero come speriamo già in un paio di mesi, ci troveremo di fronte una informazione più ricca, più “ragionata” e scritta in maniera migliore. Non lasciamoci sfuggire una occasione così importante, anche se sottesa da esperienze dolorose.
Naturalmente, raccontarci che l’informazione non è tutta uguale, serve a poco in un momento in cui alziamo gli occhi al cielo e questi occhi sono sempre più umidi e un po’ spenti. Ma è comunque importante dirlo e ripeterlo.

C’è ancora spazio, molto spazio, per migliorare e proporre le notizie di questo periodo che non finirà domani o tra un solo mese.

Ma quanto all’impegno dei singoli operatori dell’informazione, occorre essere ragionevolmente ottimisti. Ci sono giornalisti che lavorano da casa perché alcuni loro colleghi e anche le redazioni sono stati aggrediti dal virus. Episodi anche a noi vicinissimi. Oppure anche per tutelare un posto di lavoro dove si sta spesso e inevitabilmente fianco a fianco e ora non è permesso.

Buon lavoro a tutti loro, buon lavoro a tutti noi.