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Lunga vita al porno

Di pornografia cinematografica e tabù atavici: l'intervista a Monica Stambrini, del gruppo „Le ragazze del porno“, pubblicata sulla rivista „Kulturelemente“.
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Foto: Foto: Kulturelemente

Siete cinque registe di età compresa tra i 25 e i 70 anni che stanno lavorando insieme per realizzare un film composto da dieci corti pornoerotici. Come vi siete conosciute?
Monica Stambrini
: Eravamo in 10, ora siamo in 5. Forse domani saremo 20. Ci siamo conosciute perché ci siamo cercate. Prima è nato il progetto, con me e Tiziana Lo Porto, poi abbiamo cominciato a chiedere alle registe se volevano partecipare. A quel punto altre filmmaker ancora ci hanno cercato per unirsi a noi. 

Una parte dei film sono già stati girati. Quanti sono e cosa raccontano esattamente?
Abbiamo girato tre cortometraggi, due finiti – Insight di Lidia Ravviso e Slavina, Queen Kong di cui ho curato io stessa la regia, e il terzo, Monogamia di Regina Orioli –, in fase di postproduzione. Difficile dire di cosa parlano, tutti e tre prendono direzioni molto diverse fra loro – sia dal punto di vista del contenuto e della tematica, sia come scelta stilistica e formale. In questo senso Le Ragazze del Porno è un contenitore molto libero – unica condizione sine qua non è quella di rappresentare la sessualità.

Perché vi interessa la pornografia?
A me personalmente la rappresentazione della sessualità ha sempre interessato, in tutte le sue forme. Della pornografia mi attrae il fatto che sia così diffusa eppure così un tabù.

Come mai fate dei film porno?
Per eliminare quel tabù. E perché mettere in scena la sessualità è un gesto creativo e liberatorio. E direi che di questi tempi è qualcosa di cui c'è bisogno.

Chi guarda i film porno? Gli uomini solitari?
Tutti, uomini, donne, trans, queer. Vecchi, giovani, coppie, single, adolescenti. Abili, disabili.

In un'intervista avete detto che il sesso delle donne italiane non è espresso. Potete spiegare cosa significa che „non é espresso“. In che modo e quanto è importante esprimerlo?
Generalizzando vuol dire che le donne si fanno dei problemi, spesso anche in campo artistico e culturale, ad esternare il proprio desiderio. Se ne vergognano. La donna come soggetto desiderante, per quanto accettata dal mercato, culturalmente è ancora criticabile.

Qual è la differenza tra i vostri porno e quelli girati da uomini?
Sono principalmente più artistici e dunque non hanno solo un fine masturbatorio. Queen Kong ad esempio è narrativo e pure fantasy, qualcuno dice perfino horror. Comunicano su più livelli, pur avendo come caratteristica forte il linguaggio sessualmente esplicito.

Quanto conta per voi che altri godano attraverso i vostri film?
Direi che è sempre importante, come per tutti i registi. Che poi il godere sia solo sessuale, forse è un po' limitativo per noi. Ci piacerebbe che godessero anche altri sensi.

La situazione che riguarda i film porno girati da donne in altri paesi è differente rispetto all'Italia? Perché?
Negli altri paesi sembrano esserci più fondi e più sovvenzioni, anche perché c'è meno tabù e quindi lo Stato o gli investitori possono metterci i soldi, e dunque la faccia, senza vergognarsi o senza rischiare di venire criticati per questo. 

Parlare di corpo è forse un tabù?
Dipende dai corpi. Alcuni corpi sono molto tabù. Così come alcune parti del corpo. Siamo tutti frammentati.

La vostra intergenerazonalitá è un fattore molto interessante. Notate delle differenze generazionali riguardo il tema del sesso? Chi gode di più?
Sì, io noto delle differenze generazionali. I giovani credo siano per loro condizione più aperti. Hanno anche meno rapporti che li legano. Chi gode di più, beh questo invece non lo so. In teoria dovrebbe godere chi ha più pratica ed esperienza, nel sesso come in tutto. Poi è tutto soggettivo. 

Esiste un „mercato“ per i vostri film? E come li finanziate?
Fino ad ora li abbiamo finanziati con il cosiddetto contributo dal basso, il crowdfunding, e con l'aiuto e il sostegno degli artisti che hanno partecipato alla loro realizzazione. Io personalmente sono convinta che ci sia un mercato per questi film, e non solo quello del porno. Credo che siamo solo all'inizio. Spero che presto, quando cadrà questo blocco penale del VM18, il linguaggio sessualmente esplicito, anche al cinema, non sarà più considerato offensivo come lo è ora. 

TRAILER QUEEN KONG / le ragazze del porno

Come sono le reazioni del pubblico?
Molto ma molto divertite e liberatorie. Parlo soprattutto di Queen Kong. E credo che il fatto di vedere questi film in pubblico giochi la sua parte.

Molti guardano i porno di nascosto, online a casa, in ufficio, ecc. ad esempio. Voi cercate di proiettare i vostri film in pubblico, ai festival, nei cinema. Quanto è fondamentale questa forma „aperta“, „svelata“, „pubblica“?
Questa formula è appunto molto importante. Stravolge il luogo comune per cui la sessualità va nascosta perché vergognosa. Oggigiorno la sessualità ci viene sbattuta in faccia in continuazione, con la pubblicità, la televisione, dappertutto, e dovremmo però vergognarcene. Ci vogliono schizofrenici.

Che cos'è per voi la sessualitá?
Uno dei grandi misteri, sempre. 

SALTO in collaborazione con: Kulturelemente

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Mensch Ärgerdi… Fr., 28.04.2017 - 17:23

"Negli altri paesi sembrano esserci più fondi e più sovvenzioni, anche perché c'è meno tabù e quindi lo Stato o gli investitori possono metterci i soldi, e dunque la faccia, senza vergognarsi o senza rischiare di venire criticati per questo."
Per carità, ammesso e non concesso che ci possa essere qualcosa di lodevole nel discorso di fare del porno qualcosa di più artistico, ma adesso bisognerebbe anche finanziare pubblicamente i film porno?! Siamo alla follia assoluta.

Fr., 28.04.2017 - 17:23 Permalink
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Christoph Moar Fr., 28.04.2017 - 22:07

Antwort auf von Mensch Ärgerdi…

Mah, forse non è così come dici tu (ma non conoscendo i cortometraggi :) , non posso saperlo neanche io). Se c'e un valore artistico o culturale nel progetto, un finanziamento pubblico può essere fondato. Che differenza c'è con, per esempio, una situazione come quella della città di Monaco che spendeva cifre da capogiro per acquistare "un pò di rottame e grasso" (Beuys, zeige deine Wunde, http://www.sueddeutsche.de/kultur/damals-und-heute-eine-bahre-fuer-die-…)?

Fr., 28.04.2017 - 22:07 Permalink